Pubblicazione del libro – “Profili Veronesi”… di Giancarlo Volpato… segnalazione a cura di Aldo Ridolfi… 68

…a cura di Aldo Ridolfi

LAVAGNO (VR)

Biografie dentro la storia: per una lettura dei Profili veronesi di Giancarlo Volpato

    Ci sono libri la cui lettura non può esimersi dall’iniziare dalla “Prefazione” senza la quale essi sarebbero come privati dell’ingrediente migliore. Tra questi c’è di sicuro Profili Veronesi. Personaggi di Verona tra Ottocento e Novecento, appena uscito per le Edizioni ZeroTre, di Giancarlo Volpato.
È lì, nella Prefazione, – “Percorsi parlanti per cancellare l’oblio del tempo e della memoria”, così suona il titolo – che l’Autore ci fornisce la cifra precisa e attendibile per leggere il libro. Volpato infatti innesta i suoi Profili nell’alveo immenso della memoria. Pur cogliendo l’ambiguità insita nel ricordare – si chiede, infatti, già nella prima riga: è il ricordare «segno di civiltà e di amore o intrigo del passato»? – non esita però a definirlo «una forma di conoscenza» sia nella dimensione individuale, sia in quella collettiva. Dimensioni che, del resto, vivono in un intreccio così complesso da far tremare le vene ai polsi mentre ci si inoltra nei loro sentieri.

Giancarlo Volpato

   Già, dunque, nell’incipit il professor Volpato fornisce alcuni paradigmi epistemologici attorno alla “memoria” e attorno alla “storia”. Altri ne seguono nelle due pagine successive fino al superamento della dicotomia iniziale tra amore e intrigo: «Solo per i portatori di morte, la memoria fu davvero un intrigo del passato… essa è invece uno dei segni dell’amore».
È con questo bagaglio – epistemico quanto umano, concettuale quanto prassico – che dobbiamo leggere i Profili veronesi. Senza questa cornice – il cui approfondimento richiama nomi come Ricoeur, Nora, Assmann, Koselleck, … – avremmo 98 biografie. Con questa cornice, grazie a questa premessa abbiamo, invece, 98 esistenze disponibili per rintracciare tratti comuni, per recepire continuità e discontinuità temporali. Tutte insieme sono sorrette da un abbraccio, quello dell’Autore, immenso e trasformante, “amoroso”, prima di tutto e soprattutto.
E consentitemi il disordine, da far da pendant all’ordine che impera indiscusso nelle 98 biografie, consentitemi di partire dall’ultimo profilo del libro (le biografie sono raccolte in ordine alfabetico), quello di Antonio Zweifel.
Nato a Verona il 15 febbraio 1938, benestante, diplomato al Maffei, sviluppatore di brevetti, colpito da leucemia nel 1986, Zweifel “perde”, riga dopo riga, questi connotati – essenziali peraltro, e perseguiti dall’Autore con pacata semplicità, con cronologica, spontanea sintassi – per dare respiro a virtù quali l’impegno, la carità,  l’abnegazione, l’abbandono a Dio. Esse s’incuneano nella nostra memoria prima e più ancora del dato biografico. Prima e più ancora dei suoi passi, dei suoi gesti, dei suoi traguardi.  È in questo senso che avviene il passaggio dal biografico all’esistenziale, è lì che dalla cronaca approdiamo alla storia. Tacitamente, silenziosamente, come in un racconto del dopocena a televisione spenta.
Il secondo esempio che propongo – ma ho scelto senza alcun criterio a riprova che non è stato necessario cercare per andare a tesi, ma è stato sufficiente affondare le mani –  riguarda Lucia Nutrimento. Il lavoro di mediazione dello storico raggiunge qui il suo status ideale. Ci consente di riflettere sul verificarsi di una concatenazione presente nello scorrere del tempo che sola, forse, può garantire la comunicazione intergenerazionale. E allora ecco che Lucia Nutrimento, nel mentre la sua passione pedagogica raccoglie e rilancia Montesquieu, Constant e Vico, Vassalini e san Giovanni dando a tutti loro una forza nuova, nel mentre fa tutto ciò, è lei stessa che diventa oggetto di recupero, che viene rilanciata nel tempo. Operazione, quest’ultima, che ha i suoi autori (si getti uno sguardo alla bibliografia): Berto Perotti, Giovanni Giulietti, Maria Vittoria Adami e, ora, Giancarlo Volpato. La continuità è garantita, la linea del tempo rimane aperta: non c’è un cerchio che si chiude. Non basta a farlo chiudere, questo cerchio, una Verona che «s’è dimenticata di lei», né il silenzio di tutte «le storie della Resistenza veronese», come osserva, non so se sfiorato dal sentimento dell’amarezza o se sorretto dalla forza della denuncia, Giancarlo Volpato.
Con Mario Donadoni succede ancora qualcos’altro. Qui Volpato, ma non è certo l’unica biografia a possedere questo largo, immenso respiro, fa ritrovare al lettore uno straordinario intreccio, esemplificazione perfetta di che cosa significhi fare storia, fare memoria. Certo, perché Mario Donadoni, emerge da un vasto arcipelago nel quale egli incontra Papini, Soffici, Pratolini, Bargellini, Mauriac, Gide e Senghor,… e da quell’arcipelago, muovendosi di isola in isola, declama Dante, Pascoli, Manzoni, Montale,… e diventa “ambasciatore” della cultura in Finlandia, Danimarca, Germania, Marocco, la Sorbona, Ankara, Istanbul e Dakar,… E questo significa che vengono qui richiamati momenti fondamentali del cammino della civiltà che vanno dall’ascolto dell’inno più elevato che il medioevo abbia espresso alle essenzialità dell’ermetismo, dalle terre cantate da Shakespeare alle porte dell’oriente, dalle inquiete voci del primo Novecento al risuonare delle lezioni della Sorbona. La vita di Mario Donadoni, dunque, come circolo ermeneutico per interpretare un’epoca. Ma non voglio dimenticare che anche questa figura di letterato è raccontata con quell’amore sotto le cui insegne Volpato sembra voler raccogliere le sue storie. Quando egli scrive «sul suo volto signorile albergava sempre una tristezza incancellabile», ebbene, lì insegue la dimensione più schiettamente umana e la trascina con autorità, no, meglio: con delicatezza, con signorilità, fuori dall’ambito personale e la consegna alla storia. In precisa coerenza con quanto annunciato nella Prefazione.
L’archiviazione del dato relativo al passato non è sufficiente a salvare il dato stesso dall’oblio. Il dato – storico, diplomatico, militare e biografico in modo particolare – ha bisogno di una costante e continua attenzione. Profili veronesi mira proprio a raggiungere questo obiettivo: a rendere il dato – prima attraverso la scrittura e poi la lettura che ne è la naturale conseguenza – esperienziale, palpitante, prassico. Ed allora la ricerca della memoria non sarà estenuazione ma rigenerazione. Lo sarà per lui, l’Autore e per noi, lettori.
Fin che saranno possibili operazioni come queste – nate sulle righe della rete, partite come uno dei tanti blog, e ora presenti tutte nel sito www.Ilcondominionews.it (si legga l’aletta della prima di copertina) – ogni tentativo di «demolizione sistematica della memoria» troverà ad opporvisi baluardi e scolte armate fino ai denti di intelligenza, sensibilità, studio e amore.

Aldo Ridolfi

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