Pubblicazione del libro – ““L’è pià” – Lepia, un viaggio tra storia e racconti”… di Renzo Zerbato… segnalazione a cura di Giuseppe Corrà… – 98

…a cura di Giuseppe Corrà

LAVAGNO (VR)

Renzo Zerbato

“”L’è pià” – Lepia, un viaggio tra storia e racconti”

L’ex monastero di Lepia e la corte rurale ad esso legata hanno sempre suscitato e suscitano la curiosità di chi transita a Vago di Lavagno lungo la strada Porcilana, anche per il degrado in cui, per troppo tempo, è stata lasciata questa insigne testimonianza del nostro passato più lontano e più recente. Oggi qualcosa si sta muovendo per il suo recupero.
Ma quella odierna non è la storia che Renzo Zerbato ha voluto indagare nel suo libro, fresco di stampa. Un libro che porta un titolo, a prima vista, un po’ strano: “L’è pià”, (è preso). Lepia, un viaggio tra storia e racconti”. Appartiene proprio ai racconti la leggenda che potrebbe spiegare il toponimo della località Lepia. Un coccodrillo si sarebbe impantanato in quei terreni acquitrinosi. Poi sarebbe stato catturato e, successivamente, imbalsamato prima di essere esposto nella chiesa di Madonna di Campagna appeso ad un suo arco. Forse, però, questa spiegazione del nome Lepia è fin troppo fantasiosa. La vera, o più plausibile, si deve cercarla altrove.
Ma una cosa è certa: il binomio “storia e racconti” è una caratteristica tipica del narrare di Zerbato perché per lui la storia, per essere capita fino in fondo, deve essere rivissuta. “Io creo il mio personaggio – spiega Renzo – e lo faccio muovere all’interno del tempo e dei luoghi che intendo analizzare per aiutare il lettore ad entrare meglio in quanto narro perché sarà portato a vivere in prima persona quanto cerco di raccontare”.
Una caratteristica questa che è piaciuta molto anche a Marco Pasa, studioso riconosciuto e profondo conoscitore delle vicende legate in particolare al territorio veronese indagato nelle sue molte opere che ha scritte. “Finalmente – commenta lo storico nella sua presentazione –  un libro scritto in maniera chiara, scorrevole ed accattivante, comprensibile da tutti, scritto in un linguaggio lineare, semplice, privo di quell’eccessivo sfoggio di narcisistica cultura di cui sono oggi infarciti molti, troppi libri! Semplice e al tempo stesso ricco di spunti che inducono a riflettere, a riaprire il libro appena richiuso per rivedere con maggiore attenzione alcuni passaggi; una lettura agile, ricca di spunti e stimoli che non annoia mai!”.

Due, sottolinea Pasa, gli scenari entro cui si svolge il racconto storico di Zerbato. Per primo quello legato al monastero benedettino di San Giuliano di Lepia, fondato nel 1176 in una zona acquitrinosa alimentata  dal Progno di Illasi, dalla Prognella di Mezzane, dal Ranzan o Moscardina di Marcellise ed anche dal Fibbio di Montorio, ostacolato nel suo percorso dall’incontro con i corsi d’acqua dell’Antanello e della Fossa Gardesana. Una zona questa presidiata dal vicino Castellar, una realizzazione preistorica frutto del lavoro di nostri antenati dell’Età del Bronzo. Il secondo scenario è quello delle grandi tenute dei Moscardo e dei Dal Verme insediatisi in quelle terre, fino agli importanti e impegnativi lavori di bonifica realizzati per la valorizzazione agricola di quel territorio. Lavori che giungono al proprio apice con la proprietà nelle mani della famiglia Bertani. Questo scenario arriva fino alla fine del XX secolo, precisamente quando nel 1999 la famiglia Gugole lascia quella fattoria agricola in cui i suoi membri avevano lavorato per molto tempo.
Per il periodo della vita conventuale a Lepia, nei primi tempi tranquillo, poi sempre più burrascoso, particolare rilievo assume nel libro di Zerbato la vicenda del conflitto tra le monache benedettine, che si ritenevano soggette esclusivamente all’autorità della Santa sede romana, e la curia di Verona che con il vescovo Jacopo de’ Rossi nel 1391 aveva messo gli occhi sulle proprietà del monastero di San Giuliano dopo che esse si erano cospicuamente arricchite con i beni dell’ospedale (termine che va inteso come “luogo di accoglienza, ospitale”) di San Martino Buon Albergo. Dunque, non tanto un litigio per vere questioni religiose o per voti di castità non rispettati, ma una questione di soldi perché, si sa, c’est toujours l’argent qui fait la guerre.
Fondamentale in questa querelle la traduzione degli atti processuali, legati al litigio tra monache e curia veronese, curata da Marco Pasa. Una traduzione, lunga e faticosa di una pergamena con tutti i segni e le lacune del tempo, ma che ha permesso a Zerbato di scrivere una parte ben documentata e piuttosto movimentata della storia del convento di Lepia.
A questo riguardo, per capire come l’autore ha lavorato per riuscire a pubblicare questo libro che sono in tanti ad aspettare e che tratta anche di una materia che potrebbe sfuggire alle sue competenze, è illuminante un’affermazione che lui ripete sempre: “Per poter stendere questo libro ho usato un metodo che ho ben collaudato al tempo in cui ero dirigente della viabilità per la A4: mi sono avvalso di parecchi preziosi collaboratori, molto più addentro di me nei settori legati alla raccolta e all’interpretazione dei documenti su cui poggia la narrazione che ho sviluppato alla mia maniera lasciando, poi, al lavoro di altre persone la cura della grammatica e di quanto scrivo perché sia comprensibile non solo a me, ma anche a tutti ai miei lettori.
“Se ho visto oltre, è perché sono salito sulle spalle dei Giganti” ripete Renzo ricordando ciò che scriveva Isaac Newton al suo rivale Robert Hooke nel febbraio del 1676, usando un’espressione risalente a Bernardo di Chartres. A loro rinnovo il mio più sentito grazie, come ho già fatto nel libro”.
Continuando a parlare di collaboratori preziosi che conoscono la storia di Lepia divenuta fattoria agricola, non si possono dimenticare  le testimonianze di vita concreta che la cognata Carla Gugole ha lasciato in regalo all’autore. Anch’esse fanno parte di quei documenti fondamentali e necessari che, assieme alle moltissime fotografie, impreziosiscono questo libro che, ancora una volta approfondisce un aspetto particolare del territorio di Lavagno al quale Zerbato, ormai da tempo, ha dedicato e dedica il proprio lavoro in compagnia dei suoi più stagionati ed assidui collaboratori.

Il libro sarà presentato quest’estate a Badia Calavena, Lavagno e Mezzane di Sotto e sarà donata una copia ai presenti fino ad esaurimento scorte.
Appena possibile, sempre attraverso queste pagine, saranno comunicate le date.

Giuseppe Corrà

Cari Lettori, qui di seguito l’autorevole prefazione del prof. Marco Pasa.

↓