Fontana Ottavia
…a cura di Giancarlo Volpato
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Maestra, benefattrice e filantropa, una delle prime donne sindaco in Italia e la prima nel Veronese, Ottavia Fontana nacque a Cucca (oggi Veronella) il 18 giugno 1894; figlia di Domenico Antonio e di Emilia Ruffo, Ottavia Marcella fu l’ottava di nove: lo stesso nome rappresentò, infatti, il numero delle nascite della famiglia. Di questi nove figli, nessuno convolò a nozze: i tre maschi morirono piuttosto giovani mentre alcune donne vissero a lungo. Appare difficile dare un giudizio su un comportamento che appariva ed appare, ancora oggi, privo di senso: il fatto che in nove, tra fratelli e sorelle, nessuno e nessuna abbiano desiderato formare una famiglia non trova giustificazione se non nel desiderio di convivere sempre insieme; nella famiglia, infatti, accadde proprio questo tanto che passò alla storia locale come la “casa delle sorelle Fontana”. I protagonisti avevano fatto della loro abitazione un luogo privilegiato, un nido d’amore pascolianamente inteso dove le figure femminili si rivelarono predominanti.
Il padre faceva il “cursore comunale” del piccolo comune della Bassa veronese, ma possedeva pure alcune piccole proprietà agricole. In un’epoca nella quale molti emigrarono a causa di povertà e, soprattutto, per mancanza di lavori che avrebbero potuto fare vivere le famiglie in maniera meno difficoltosa di quanto la realtà storica ha raccontato, i Fontana potevano sostanzialmente accontentarsi: e, in quest’ottica, la famiglia che qui interessa fu molto attenta a quanto le esigenze richiedevano.
Era diventato parroco della Cucca, proprio nell’anno di nascita di Ottavia, don Antonio Malesani: culturalmente preparato, rimarrà al timone della parrocchia sino al 1942; egli fu, sostanzialmente, il protagonista assoluto della vita cittadina accudendo non soltanto alle incombenze religiose, ma inculcando a molti paesani quell’amore per gli altri che anche Ottavia Fontana saprà condividere: egli fu, dapprima, il vero maestro di lei in ogni senso e poi colui che seppe infonderle l’attenzione ai giovani, gli sguardi agli ultimi, la necessità del progresso civile sia materiale sia culturale. In un paese così povero, l’accortezza del parroco fece fare ottimi progressi poiché, piano piano, sorsero delle Società di Mutuo Soccorso legate ad altre associazioni che contribuirono ad alleviare le difficoltà delle famiglie.
Le donne di casa Fontana accolsero l’insegnamento del parroco accudendo ad alcuni servizi quali l’insegnamento della dottrina cristiana, della presenza laddove si sentiva bisogno; tuttavia, soprattutto queste, vissero sempre nella riservatezza, non nascondendo mai che la loro “indigenza” poteva mettere in mostra, talvolta, anche una certa eleganza.
In questa famiglia molto numerosa, nonostante lo stipendio del padre e quella dozzina di campi lungo la Strada Romana che produceva delle messi, la vita era come quella di tutte le altre famiglie. L’immobile nel quale vivevano verrà, infatti, requisito per insolvenze con il Comune, ma poi tutto verrà risolto.
Essendo nata nel 1894, Ottavia compiva sei anni allorquando iniziò la scuola elementare a Cucca, all’interno della casa del municipio: era il primo giorno di ottobre del 1900. Allora era obbligatoria la frequenza fino alla terza e, nel 1904 con la legge di Vittorio Emanuele Orlando, vennnero create quattro classi con aggiunta di altre due nei comuni con oltre 1.000 abitanti; e, in quegli anni, la Cucca contava appena 533 residenti: quindi, Ottavia andò a Cologna Veneta a finire il primo percorso scolastico; fu l’unica, della famiglia Fontana, a percorrerlo completo giacché un’altra sorella, Amelia, fermatasi alla terza classe, sarà l’inserviente (la bidella) allorquando la Nostra occuperà la cattedra.
Nel 1902, la Cucca diventava Veronella, anche se – per molti anni ancora – il primo omonimo non veniva dimenticato.
Bisogna sottolineare una piccola storia dell’insegnamento scolastico; fino ad allora, questo era lavoro quasi totale – eccetto pochi casi legati ai maestri maschi – dei sacerdoti che venivano inviati nelle parrocchie con il grado di “curato” per svolgere una missione altrimenti abbandonata: le maestre praticamente non esistevano giacché alle donne le leggi vietavano impegni extra-familiari (anche se non del tutto).
Nel 1913, ormai diciannovenne, Ottavia Fontana s’iscrisse all’Istituto Magistrale “C. Montanari” di Verona; soggiornava all’Istituto “Don P. Leonardi” presso le Figlie di Gesù, in via S. Cosimo di Verona; a queste suore il parroco si era rivolto, nel 1911, affinché alcune di loro occupassero, a tempo pieno, il Giardino d’Infanzia di Veronella. La spinta a proseguire gli studi per la giovane era venuta, senza alcun dubbio, proprio da don Malesani che aveva capito come Ottavia Fontana fosse portata ad insegnare ai bambini e alle bambine del suo paese. Che cosa avesse fatto e come avesse trascorso gli anni dopo le scuole elementari, non è dato sapere.
L’applicazione della giovane studentessa fu molto alta poiché, nei tre anni necessari per la licenza (allora era questa la durata degli studi per questa tipologia), Ottavia Fontana fu molto brava e studiosa. Ottenne il diploma magistrale il 16 agosto 1916: era l’epoca della guerra, quella che la Nostra conobbe assai bene, che visse con dolore e che non dimenticò mai ricordando sempre agli allievi quanto disastrosa fosse l’esistenza dei soldati e quanto incommensurabili fossero i pianti e i dolori delle famiglie.
Suo professore di Pedagogia, per tutto il triennio, fu il prof. Giulio Canella, divenuto famoso per essere stato al centro della nota vicenda dello “smemorato di Collegno”. Uomo di straordinaria capacità quale docente, egli fu ricordato – durante il periodo dell’insegnamento nell’Istituto Magistrale – per la metodologia con la quale si rivolgeva ai discenti e per la disponibilità verso di loro. Nello stesso tempo, anche per i giorni passati all’interno dell’Istituto delle Figlie di Gesù, Ottavia Fontana coltivò ancor più – anche se già prima tutta la famiglia era stata attenta – la fede cristiana: diventerà, infatti, l’insegnante della Dottrina cristiana della parrocchia e presidente dell’Associazione delle Donne di Azione Cattolica. La maestra veronellese non dimenticò mai – i suoi allievi ne furono testimoni – che cosa fosse accaduto nel periodo della guerra e parlò loro anche dei movimenti dell’epoca: del Futurismo e delle altre arti, raccontò della morte di Umberto Boccioni, della bravura del suo docente di Pedagogia, di tutto ciò che vedeva e che viveva in quegli anni; tra i testimoni di questi allievi – che amarono la maestra Ottavia senza nessun limite – vi fu anche il prof. Guerrino Maccagnan, studioso, ricercatore, autore di opere magistrali e docente nei licei.
Terminati gli studi, iniziò subito il compito che si era scelto: dal dicembre 1916 al gennaio 1918 insegnò, con assegnazione provvisoria, nelle scuole elementari di Veronella ma non dimenticò i feriti che venivano assistiti in un ospedale eretto nel palazzo Serego. Dal 1° febbraio e per un anno e mezzo, grazie alla vittoria in un concorso, la maestra andò ad insegnare a Lugo di Grezzana. Dall’inizio d’ottobre 1919 ritornò meno lontana da casa: divenne titolare a Spessa di Cologna Veneta dove andò – facendo 9 chilometri al giorno di andata e altrettanti di ritorno – sino al 1938, quando ritornò, finalmente, nella sua Veronella.
Classi miste, sempre più numerose, ricordarono la maestra premurosa e attenta ai bisogni degli alunni oltreché al loro insegnamento. Cominciò ad occuparsi della Croce Rossa, dell’Associazione “D. Alighieri”, delle donne che dimostravano necessità e bisogno. Nel 1922, dopo la marcia su Roma, prese possesso il regime fascista; Ottavia Fontana non s’iscrisse e lo fece, invece, nel 1933 quando, per i docenti, le adesioni cominciarono a diventare obbligatorie. Qualcuno l’accuserà, più tardi, d’avere indossato l’abito fascista e d’avere aperto la porta della sua casa ai tedeschi: ella non negò mai nulla e precisò che l’epoca, ma soprattutto il mestiere che faceva, non potevano passare inosservati. Non si curò molto delle cose della politica, guardando assai più verso quelle religiose ed umane. “È ancora impresso nella mia mente – scrisse il prof. Maccagnan – il suo sguardo materno e gentile”. Ella non negava a nessuno un aiuto nel caso che la scuola diventasse un po’ troppo difficile e andava a casa a prolungare l’insegnamento, se necessario. Continuò il suo lavoro d’insegnante, sempre a Veronella sino alla fine dell’anno scolastico 1946-47.
Era terminata, da poco, la seconda guerra mondiale; e, finalmente – ma sempre con ritardi colpevoli – anche per le donne cominciarono ad aprirsi delle luci importanti: quella coscienza dei diritti femminili che si era formata durante l’Illuminismo e la rivoluzione francese, aveva dato qualche spiraglio al “suffragismo”, per poi spegnersi. Il 24 marzo 1946 anche a Veronella si votò a suffragio universale: avendo oltre 3.000 abitanti, i consiglieri da eleggere erano 20; tra di loro, era presente un’unica donna, Ottavia Fontana. Fu eletto sindaco Francesco Bovolin che avrebbe dovuto svolgere il mandato fino al 1950; si dimise il 24 agosto 1946; in quel giorno Ottavia Fontana, tra le prime donne italiane a occupare la carica di sindaco, ottenne tutti i 15 voti dei consiglieri presenti (compreso il proprio). Era del partito della neonata Democrazia Cristiana; fu la prima donna ad occupare la carica di sindaco nel Veronese.
Si interessò, subito, di tre importanti compiti; nell’ambito dei Lavori pubblici: costruzione di un nuovo tronco stradale, ampliamento delle scuole di due piccole frazioni quali Miega e Bonaldo, riparazione dei fabbricati pubblici danneggiati dalla guerra; nell’ambito della cultura: oltre alle scuole dei paesi, si occupò anche di chiedere dei soldi al Provveditorato agli Studi di Verona, per portare la scuola pubblica anche là dove la lontananza non avrebbe permesso ai piccoli di frequentare; da ultimo, ma come prima cosa da farsi, si occupò presso il Ministero della Pubblica Istruzione affinché tutti i fabbricati scolastici del Comune di Veronella fossero adeguatamente messi in ordine e riparati per dare modo a tutti di apprendere: qui la maestra aveva capito benissimo che nell’ignoranza nessuna cosa avrebbe trovato conforto. Ella comprese subito che un comune, pure piccolo, aveva bisogno di denaro per rimettere a posto tutto ciò che la guerra aveva desolatamente portato via: l’acqua per tutti, la possibilità di accedere ai prestiti, il riassetto del Comune; Ottavia Fontana non dimenticò nessuno degli impegni; cercò di lenire i dolori e le sofferenze delle persone: questo, scrisse il suo biografo, fu il primo, insostituibile compito che la “Maestra” volle fare.
Pensò anche al lavoro. Se ne occupò e si dette da fare all’interno e fuori del proprio territorio.
Era l’epoca nella quale le mondine andavano a lavorare nelle risaie: un lavoro difficile, ma soprattutto poco salutare. Ottavia Fontana volle rendersi conto personalmente quanto e come quelle giornate passate in luoghi acquitrinosi e poco salutari potessero influire sulla vita e sulla quotidianità delle persone; si sa assai bene, e non solo oggi, che la storia delle mondine fu principalmente una storia di sfruttamento e di malattie. La sindaca di Veronella andò nel Vercellese per rendersene conto di persona e, probabilmente, anche per vedere se qualche donna del suo territorio avrebbe potuto trasferirsi in quel luogo proprio per questa tipologia di lavoro.
Fu l’ultimo suo viaggio e fu doloroso oltre ogni dire; ritornò, colpita probabilmente dalla “febbre del riso”: la leptospirosi, malattia infettiva acuta. Se ne andò, in tre giorni, nel silenzio e nel dolore, il 22 giugno 1949. Solo tre anni, la prima donna sindaca del Veneto, aveva potuto dedicare ai concittadini come amministratrice: a tutti loro – e a tanti altri – aveva dato molto, molto di più. I giornali parlarono di questa donna, scomparsa troppo presto.
Il comune di Veronella le ha dedicato una via; ha costituito il progetto P.E.V. quale prevenzione contro lo sfruttamento delle donne e per la loro difesa; il suo ricordo è visibile anche nella lapide marmorea all’ingresso del Municipio; il 14 luglio 2016, a Ottavia Fontana e alle altre prime donne-sindaco italiane fu dedicata una sala – con una lapide – nell’edificio che, a Montecitorio, si affaccia sulla piazza del Parlamento; l’applaudirono i deputati: era il 70° anniversario del suffragio femminile in Italia.
Bibliografia: fu molto intenso il ricordo dei giornali quando O. Fontana scomparve per la novità che ella aveva portato. Rilevanti furono gli impegni biografici successivi: Oscar Gelain, Nostalgie Veronellesi: una lunga serie di memorie di gioventù e famiglia, illustrate e documentate con ampia varietà di argomenti spazianti nel vasto arco di tempo del ventesimo secolo, quello che ha trasformato il mondo, Verona, Leg. Ariani, 2000; Da Cucca a Veronella: ricerche e studi nel centenario del cambiamento del nome 1902-2002, a cura di Guerrino Maccagnan, Veronella, Comune di Veronella, 2003; Oscar Gelain, Il Secolo che ha cambiato Veronella: 1902-2001: cent’anni di storia e cronaca veronellese, Verona, Leg. Ariani, 2005; Guerrino Maccagnan, Ottavia Fontana: Maestra e Sindaco di Veronella nel 60° anniversario della morte (1949-2009), in collaborazione con Franco Bressan, Veronella, Comune di Veronella, 2010; Nadia Olivieri, Ottavia Fontana, la prima sindaca del Veronese, in Donne visibili e donne in controluce, a cura di D. Brunelli e M. L. Ferrari, Sommacampagna, Cierre, 2023, p. 91.
Giancarlo Volpato
Foto da:
Il quotidiano l’Arena di Verona
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