Da Re Tolo

… a cura di Graziano M.CobelliPoesia

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Chi è Tolo Da Re,

…cioè Vittorio Da Re, che, se nato a Brescia (nel 1918) è totalmente veronese.
Lo confermano non solo le origini dei genitori, atesini di città da generazioni, ma anche, se non bastasse, quel cognome dove ci sono le chiare e fresche acque d’un qualche rio.
A Brescia, comunque, c’è rimasto i l tempo di far qualche vagito o poco più.
Poi, ha messo definitivamente radici a Verona, lavorandoci, nel settore del commercio, e dedicandosi alla sua arte vernacola.
Tolo si presenta così: “Di anni ne ho tanti, eppure devo dire che mi sento ancora un “giovane poeta”. Gran parte dei miei versi s’avvicina al mezzo secolo di vita ma, immodestamente, mi sembrano ancora abbastanza freschi.
La scelta del dialetto per esprimere la mia Arte non ha mai avuto ripensamenti. Un lunghissimo, totale amore mi tiene legato a Verona, ai veronesi e alla nostra parlata. Mi è cara la gente che vive in dialetto e mi dà piacere ascoltarla per le strade, allo stadio, nelle osterie, dove la vita sembra fermarsi per riposare un momento.
Confesso che m’è rimasta la balzana convinzione che le persone che si esprimono in dialetto siano più sincere, più buone delle altre. Ancora mi piace girovagare per la città gustandomi e rigustandomi le sue bellezze palesi e nascoste. Ritorno spesso ai luoghi della mia infanzia che si raccolgono intorno alla chiesa di San Paolo, in Veronetta.”
La Poesia di Tolo Da Re ha il pregio non lieve della costante attualità, perché tocca sentimenti eterni, quell’infinito che il Poeta vero rintraccia nel finito più modesto, perché scuote le certezze assodate e costringe a riflettere, senza complicanze filosofiche e nella semplicità più geniale, con l’immediatezza dell’immagine strappata alla natura, col guizzo di fantasia.
E perché non è monocorde.
Ha varie frecce nel suo arco.
Spazia, infatti, dal comico al tragico, attraverso un esame rigoroso e schietto dell’apparente normalità della consuetudine.
L’umorismo, che spesso deriva, appunto, dalla bislacca normalità del reale, non è mai solo fine a se stesso: fa pensare, senza petulanza e supponenza.
La serenità non è superficialità: è un modo più garbato per affrontare i temi che conducono al senso drammatico della vita per arrivare, con meno improntitudine, più pudicamente, al sentimento complesso dolore esistenziale.
Per mettere un po’ il naso in quel bel pasticcio, specchiandosi nel mistero.
Tolo Da Re si è sintonizzato per tempo sul sentire della gente vera.

La Bibliografia: 1953 – Poesie – (primo libro de poesie dialetali) / 1955 – Cavalcada de Teodorico Re – (Poemeto de Storie Veronesi) / 1966 – Bartoldo (Poemeto narativo de Storie Veronesi) / 1968 – L’Adese e altre poesie / 1975 – Poesie par la classe de fero (su episodi o personagi de la seconda guera mondial, vissudi in prima persona sul fronte Jugoslavo e durante la ritirada de Russia); / 1989 – Croniche del Palù (soneti in dialeto arcaico e ricostruido) / 1992 – El còin de la cronaca (170 soneti de costume, dei circa 400 publicadi setimanalmente tra el 1977 e ‘l 1986 sul quotidian L’Arena col soranome de Tòdaro)
1998 – Poesie par i Veronesi (insieme de: Poesie par la classe de fero, El còin de la cronaca, Poesia par i Veronesi, Bartoldo, Poesie varie).
Se pol catàr poesie inseride in “Fiore della lirica veneziana” e “Intimo parlar” antologia del ‘900 nei dialeti veneti. Da sotolinear le numerose publicasioni su riviste e giornai con importanti riconossimenti e premi de poesia sensa contar le recite nel Veneto e in altre regioni italiane. Tolo l’à scrito e rapresentado con sucesso una diesina de comedie meritandose du riconossimenti regionali, in dialeto veronese, (comune de Venezia e Fondasion Cini).

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Preghiera 

(3/3/82, i pentiti d’una volta erano soltanto i politici;
adesso la razza s’è espansa, con categorie da sballo)

Ò incontra stamatina in Borgo Trento
la siora Rosa insieme a so neodìn
e la m’à dito: ”Questo l’è ‘l momento
dei pentiti. Tearè che pian pianin

i pàra a casa quei ch’ ià messo drento
con tanti auguri e qualche fervorin.
In più, par favorir… l’inserimento
i ghe cata, magari, un postesin”.

Carlo, el neodo de la siora Rosa,
che ‘1 scoltava ciuciàndo caramele:
“No«tf – l’è salta su – senti na cosa,

m’è vegnùdo n’idea de le più hele:
“no vói far l’ingegner, come avéa dito,
òpensa che da grande fào ‘l pentito.”

 

Tempo di pentiti: Ho incontrato stamattina in Borgo Trento/la signora Rosa insieme al suo nipotino/e mi ha detto:”Questo è il momento/dei pentiti. Vedrai che piano piano//mandano a casa quelli che hanno arrestato/con tanti auguri e qualche “fervorin”./In più, per “fervorin”…l’inserimento/gli trovano, magari, un lavoretto.”//Carlo, il nipotino della signora Rosa,/che ascoltava succhiando caramelle:/” Nonna – sbotta – senti una cosa,//mi è venuta un’idea delle più belle:/Non voglio fare l’Ingegnere, come avevo detto,/ho pensato che da grande faccio il pentito.”

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 Tempo de pentiti

 (L’Autore dice che, con le sue mani inesperte, ha inciso questi
versi sopra una pietra del suo giardino, a San Zeno di Montagna.)

 Signor,
fa che ‘sta piera
la deventa ‘na preghiera
par i Alpini che iè resta sul campo.

A Lóri
scàldeghe i ossi
co le to man.

Dòneghe ‘na pagnoca del to pan
e ‘na boràcia del to vin sincero.

A Lóri
dàghe i téli e i paléti
par impiantar le tende nei to pascoli.

Amen.

PREGHIERA: Signore,/fai che questa pietra/diventi una preghiera/per gli Alpini che sono rimasti uccisi.//A Loro/scalda le ossa/con le tue mani./Donagli una pagnotta del tuo pane/ ed una borraccia del tuo vino sincero.//A Loro/dai teli e paletti/per impiantare le tende nei tuoi pascoli,//Amen.

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