Girardi Castellani Wanda

… a cura di Graziano M. CobelliPoesia

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Chi è Wanda Girardi Castellani,

Poetessa, giornalista e pubblicista. Cavaliere Ufficiale all’Ordine della Repubblica.
Attualmente Presidente Onorario del Cenacolo di Poesia dialettale “B. Barbarani” di Verona, al quale è iscritta dalla primavera del 1949 (*Bepo Spela (Giuseppe Barni) su l’Arena del 12 Ottobre 1948 – 64° Anniv.).
Ha tenuto per oltre vent’anni e fino a quando la salute l’ha sorretta, la carica di Araldo della Castellania di Suavia.
Dal 1965 ad oggi con più Editori, ha dato alle stampe con grande successo e varie ristampe, dodici libri di Poesie.
Ha partecipato  a: “Incontri di Poesia dialettale”, Progetto itinerante organizzato da “ONPI” per tutte le “Case Serene” d’Italia, con due tra i più grandi Poeti dialettali italiani, il mantovano Enzo Lui ed il siciliano Ignazio Buttitta, ognuno leggeva nel suo dialetto.
Molte anche le partecipazioni come ricercatrice-autrice ad importanti Antologie, tra le quali “Il dialetto Veneto dall’VIII° al XX° Sec. (composta di 100 testi storici, con il Prof. Semi, Ed. Liviana dell’Università di Padova (composta di 100 testi storici, con il Prof. Semi, Ed. Liviana dell’Università di Padova (compresi anche scritti su Barbarani, Renato Simoni, etc).
In compagnia di personaggi come Bepi Sartori, Giampaolo Feriani e Dino Coltro è inserita nel testo ”Letteratura veronese del ‘900” (CIERRE Ed.).
Nel 2012, io personalmente, ho accettato di essere Ambasciatore, tra l’Accademia “Aque Slosse” di Bassano del Grappa (VI) e Wanda, perché il Suo nome compariva nella lista dei candidati a ricevere il prestigioso premio “L’Alfiere d’Oro”, (già conferito a persone come Bepi De Marzi, Bepi Sartori, etc…) del quale possono fregiarsi solo coloro, che hanno speso tutta la vita per la tradizione, la cultura e la lingua Madre del Veneto.
Il giorno 11 Maggio 2012, ho ricevuto la Mail che potete leggere appena qui sotto, e vi dico che è toccato a me, l’emozionante compito di comunicarLe la notizia, e poi di essere con Lei ed i Suoi familiari alla Cerimonia della consegna, è stato veramente un grandissimo e commovente momento.
LA COMUNICAZIONE: “Caro Graziano, come Presidente dell’Accademia “Aque Slosse” di Bassano del Grappa (VI), Ti comunico che i membri della stessa, all’unanimità, hanno deliberato di attribuire il Premio “Alfiere d’Oro” 2012 alla sig.ra Wanda Girardi Castellani, in considerazione della Sua attività culturale, produttiva e poetica in favore della lingua “madre”. La cerimonia di consegna è fissata, per tradizione, il primo sabato di dicembre che, quest’anno, cade proprio il 1 Dicembre p.v.
Complimenti alla sig.ra Wanda!
PortaLe le congratuzioni più vive e sentite da parte mia e di tutti i membri dell’Accademia.
Per i dettagli, ci sentiremo più avanti.
Ciao, Nicola Parolin”
Moltissimi i riconoscimenti ricevuti partecipando a Concorsi a tutti i livelli anche con le sue pubblicazioni.
Molti i Concorsi Triveneti che ha ideato, organizzato e partecipa ancora nella Giuria di alcuni di essi, tra i quali da ricordare sicuramente, il Premio di Pescantina, giunto quest’anno alla trentaquattresima edizione.
Per anni, da sola od in compagnia di Bruno Etrari (*), ha condotto programmi in varie Radio libere (Radio International, Radio Verona, Radio Adige, etc…) e per due anni ha tenuto su TeleVerona con il suo gruppo “Tri trovadori e na castelana”, un programma dal titolo “El tinel”.
Con questo trio, incentivata dall’Ente Provinciale Turismo, ha presentato spettacoli di Poesia e Musica in tutta la Provincia.
Nel maggio ‘82 su incarico del Comune, per lo Special Bra, ha organizzato una serie di conferenze su Verona dentro un arcovolo dell’Arena.
Per l’Ente Fiera di Verona con l’appoggio del quotidiano l’Arena, ha organizzato: “Ottantenni della fiera”, raduno per tutti coloro che compivano ottant’anni, lo stesso compleanno della Fiera.
Ha inoltre ideato e messo in atto “La fiaccola della Solidarietà”, marcia a staffetta per ragazzi delle scuole medie, lungo tutto il territorio cittadino con raduno in Piazza Bra.
Dal palco dell’Arena, davanti al pubblico della Carmen di Zeffirelli, ha presentato tutti i tenori più celebri (Domingo, Carreras, Di Stefano, Corelli, etc…)
Ha scritto per molti Giornali e Riviste, fin dal 1985 ed ancora oggi, scrive per la Rivista del Veneto “Quatro Ciàcoe” per il quale in tutti questi anni ha firmato oltre 480 articoli.
Intensa anche la collaborazione con la Rivista veronese “Viva Voce” già “Vita vera”.
Per oltre trentanni ha peregrinato in tutti gli uffici possibili, comunali, provinciali, regionali ed oltre, perché non poteva sopportare che il suo Amico Poeta, Emilio Salgari, vanto letterario di Verona nel mondo, da molti anni fosse sepolto in una anonima tomba in un angusto cimitero, senza onori e dimenticato da tutti. Tanto si è prodigata finché è riuscita ad ottenere la traslazione del corpo all’Ingenio Claris del Cimitero Monumentale di Verona, dove riposano tutti (…o quasi) i grandi veronesi. Leggete cosa scrive lei stessa al tempo, o poco dopo l’evento, in dialetto veronese ed in modo anche simpaticamente ironico, su com’è avvenuta la traslazione cliccando qui ⇒ Emilio Salgari
Qui ci fermiamo perché il curriculum di Wanda Girardi Castellani consta di 38 pagine e questa è solo una spremuta della sua vita artistica.

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Maria in bianco e nero
(del santuario della corona)

NOTA: “Maria in bianco e nero” ha una storia unica perché attraverso l’allora vescovo di Verona è arrivata a conoscenza anche del Papa (Giovanni Paolo II) il quale ha ringraziato personalmente donandole una medaglia d’oro.

Nel cuore ho il tuo ritratto
in bianco e nero.
Esangue il viso scarno
provato dal dolore
grigia la ragna fitta
che lo ara,
sfatta la treccia
dal zendado scuro
ti scende incanutita
sulla spalla.
Unica nota chiara
le tue mani
abbandonate con i palmi in alto.
Non ci son stelle
ad adornarti il capo
solo le spine della Sua corona
centuplicate
a martoriarti tutta
senza il dono d’oblio
che dà la morte
ed io… Maria
mi stringo alla tua tunica
consunta
dal bordo insanguinato
e piango le tue lagrime
in silenzio.
Non servono parole
tra noi madri!

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A Santiquaranta

NOTA: Il  22  di luglio del 1329 Cangrande della Scala morì  a  Treviso dopo aver bevuto l’acqua gelata  della  fonte  del  convento di Santiquaranta dove aveva posto il suo quartier militare. Ciò gli era stato predetto dall’indovino di corte: “Morirai  dopo  tre giorni dalla conquista della capitale della Marca”.

El sol de lúio sémena de bampe
le mòte de oro vecio dei paiari
el formento che spónsa sóra i cari
la goba de le vece a spigolàr
e la fontana freda de Santiquaranta
che la tènta e la canta
come fa ‘na sirena
la ciama al só ristoro
tuta la sé del mondo che va a fógo.
 

Cangrande l’è smontado da cavàl
postando l’elmo deventà roènto
su la véra imbrumada.
Co’ le mane a scudela l’à beùdo
fin che un supión de giasso
de spàsemi g’à stréto le buèle
e l’è piombà su l’erba come un sasso.
 

Ah… stròlogo indovìn:
“quando Treviso la sarà nel fasso
tempo trì dì se compirà la sorte!”
Sonava le campane tute a morte
quel vintidù de lùio in Vescovado.
La Marca la taséva incocalìda
e scurlava la tera a le radise
el pianto de Verona in luto grévo.

Dorme Cangrande co’ la man só bianca
brincada al pèto nel dolor  mortàl.
Dorme Cangrande ingrumolà sul fianco
e la fontana sèita a bagolàr
e bate el solleón sóra el formento,
su la goba dele vèce a spigolàr,
su l’elmo bandonado a rusenirse
par l’aqua spanta
quel mesodì de lúio in Santiquaranta

A Santiquaranta: Il sole di luglio semina di vampe/i mucchi d’oro vecchio dei pagliai/il frumento che riposa sopra i carri/la gobba delle vecchie a spigolare/e la fontana fredda di Santiquaranta/che tenta e canta/come fa una sirena/chiama al suo ristoro/tutta la sete del mondo che va a fuoco./Cangrande è smontato da cavallo/appoggiando l’elmo diventato rovente/sul bordo inumidito./Con le mani a scodella ha bevuto/fin che un soffio di ghiaccio/di spasimi gli ha stretto il ventre/ed è piombato sull’erba come un sasso./Ah… astrologo-indovino:/”quando Treviso sarà nel mazzo/tempo tre dì si compirà la sorte!”/Suonavano le campane tutte a morte/quel ventidue di luglio in Vescovado./La Marca taceva attonita/e scrollava la terra alle radici/il pianto di Verona in grave lutto./Dorme Cangrande con la mano sua bianca/stretta al petto nel dolor mortale./Dorme Cangrande rattrappito sul fianco/e la fontana seguita a chiacchierare/e batte il solleone sopra il frumento/sulla gobba delle vecchie a spigolare,/sull’elmo abbandonato ad arrugginire/per l’acqua versata/in quel mezzodì di luglio in Santiquaranta.

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