RISPOSTE AI LETTORI 22 (onomastica)

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     Risposta ai lettori 22 (onomastica)

Piú di un lettore mi ha chiesto da che cosa derivi il nomignolo veronese Biéto, frequentissimo in gran parte della provincia di Verona (eccettuate la costa del Lago di Garda e la fascia orientale vicentineggiante). Alla base di Biéto sta Bigi, che fu storpiatura infantile del nome personale veneto Alvíse “Luigi” anche mediante l’inconscio accostamento della sillaba iniziale all’articolo maschile (come se questo fosse un composto veneto *el Vise).

Bígio è l’estensione di Bio mediante l’aggiunta di -o per maschilizzazione. Accanto a Biéto troviamo Biéta, sua versione femminile. Da Bigi nacque Bio (passato nel cimbro di Giazza col diminutivo Bijala, come a dire «piccolo Bio»). Questi nomignoli sono riferiti di solito a persone di nome Luigi o Luigia (= Luisa), ma possono anche contraddistinguere persone con altri nomi; in tali casi il soprannome è stato ripreso da uno dei genitori, o da uno dei nonni.

Da Bígio si ha l’evidente diminutivo Bigéto. Bigéti, altro diminutivo tipico di Villafranca e territorio circostante, nonostante la vocale finale è forma singolare, non plurale. Questa vocale finale è tipica di altri nomignoli tanto maschili che femminili: abbiamo nel Veronese, p. es., la Ciòci riferito a una ragazza belloccia, prosperosa (di etimo non chiaro); la Rèsi vezzeggiativo di Teresa; Bèpi o el Bèpi vezzeggiativo di Giuseppe; Tòni o el Tòni vezzeggiativo di Antonio; el Còchi ma anche la Còchi derivati di còco o còca «cocco/a di mamma».

Nessuno dei nomignoli menzionati compare nei cognomi veronesi, e questo fatto è degno di nota. Se ne può dedurre che questi vezzeggiativi presero piede piuttosto tardi, parecchio dopo il Cinquecento, secolo nel corso del quale prende forma la grande massa dei cognomi italiani.

Giovanni Rapelli

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