RISPOSTE AI LETTORI 15 (Toponomastica / Onomastica)

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Risposta ai lettori 15 (Toponomastica / Onomastica)

   Sono parecchi a farmi notare le errate pronunce di alcuni nomi di località veronesi. Per esempio, una annunciatrice di un canale TV, parlando del caso Maso, ha detto che a Montécchia di Crosara c’è ancora paura… Evidentemente, la ragazza pensava alle varie Montécchio, pronunciando di conseguenza. Mentre, come ogni veronese sa, qui si tratta di Montecchía. Montécchio risale a un monticulus «piccolo monte», mentre Montecchía continua il medievale montecléda «insieme di piccoli monti».

   Purtroppo, la grafia italiana non è perfetta, per cui spesso non si sa dove cada l’accento. Basti pensare al ministro Pàdoan, che in realtà è il venetissimo Padoàn… Nello spagnolo e nel francese, invece, non si può mai sbagliare: il primo perché indica sempre l’accentazione a meno che non cada sulla penultima vocale, il secondo perché ha stabilmente l’accentazione in fondo a qualsiasi parola.

   Suscita ilarità, da noi, sentire i turisti chiedere dove sia il Lungadige Rubèle (che è, naturalmente, Rúbele, tipico cognome cimbro). Del pari, ai non veronesi viene spontaneo dire Birtèle per Bírtele. In questi casi, esercitano certamente influsso i noti nomi personali Gabrièle e Raffaèle…

   D’altra parte, peggio di noi stanno i sardi, i cui toponimi vengono regolarmente “massacrati”: si sente dire infatti, nella penisola, Villasímius, Barumíni, Còghinas, Nuòro per i corretti Villasimíus, Barúmini, Coghínas, Núoro. Ma anche nella penisola si naviga nell’incertezza: si pensi ai cognomi di Oronzo Parlangèli e Giuseppe Pittàno: questi linguisti furono costretti a metterci sempre l’accento perché quasi tutti pronunciavano rispettivamente Parlàngeli e Píttano!

Giovanni Rapelli

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