Risposta ai lettori 25/4 (grafia del dialetto — parte quarta)

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Risposta ai lettori 25/4 (grafia del dialetto — parte quarta)

Molti insistono a scrivere per esempio ónsar per «ungere» o piànsar per «piangere». Anche qui, siamo di fronte a una grafia assurda, poiché obbligherebbe il lettore poco accorto a pronunciare la “esse” come fosse sorda (quella di masso «mazzo» o rassa «razza»). Dovremmo, invece, scrivere ónzar o piànzar, per dare la certezza che qui abbiamo la “esse” sonora (quella di ròsa «rosa»).

Sembrano piccole cose, ma non è cosí. Se ci attenessimo al sistema di trascrizione su citato, non si capirebbe piú la differenza fonetica — per citare un solo caso — tra piànsar «piangere» e spiansàr «innaffiare».

Un altro settore nel quale regna parecchia confusione è nelle vocali. Molti, per esempio, scrivono slandròn, bastòn, urtòn invece dei piú corretti slandrón, bastón, urtón. Oppure scrivono parchè? per il piú corretto parché? Il grado di apertura delle vocali è importante nel nostro dialetto (come, del resto, in tutti gli altri dialetti), e dobbiamo trascriverlo con precisione.

Giovanni Rapelli

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