RISPOSTE AI LETTORI 16 (espressioni dialettali)

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Risposta ai lettori 16 (Espressioni dialettali)

   Laura mi chiede cosa c’entri la paposcia di Vieste (luogo dove lei passa spesso le vacanze) col termine veronese, che ha udito per caso, papussa.

   Le due voci sono correlate, nonostante la lontananza geografica. Cominciamo a focalizzare la nostra papussa: indica la «babbuccia, pantofola di panno con la suola di feltro» (come ci spiega il grande dizionario veronese-italiano di Giorgio Rigobello), e in effetti è la stessa parola del toscano babbuccia. Entrambe le voci, veronese e italiana, riproducono termini del Vicino Oriente: la prima deriva dal persiano papush, significante letteralmente «copri-piedi», la seconda dall’arabo babush, che non fa altro che riprendere la voce persiana con la sola differenza di mutare le “p” in “b”, come è abituale per l’arabo.

   Dunque, stiamo parlando di una calzatura. Ora, la paposcia del Gargano è una specialità gastronomica consistente di una grossa focaccia di pane che un tempo veniva tagliata a metà per il lungo, inserendovi del formaggio locale e un filo d’olio. Oggi la focaccia viene riempita con vari altri ingredienti, a seconda dei luoghi. La sua forma ricordò fin da subito proprio una calzatura, la babbuccia turca… ed ecco spiegata l’analogia con la papussa nostrana!

Giovanni Rapelli

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