Puntata 41.6 (continuazione) – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “La città ideale”

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Puntata 41.6 (continuazione) – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “La città ideale”

Bisogna arrivare alla vigilia della seconda guerra mondiale tra il 1936 e il ’41, quando la crisi del regime si faceva sempre più evidente, per trovare un altro grande e singolarissimo narratore, l’ingegnere Carlo Emilio Gadda (1893-1973) che scrive La cognizione del dolore. un racconto di utopia attorno all’idea di città ideale. L’azione si svolge in un paese immaginario Maradagal, tanto simile a Milano e alla Brianza ben nota a Gadda, dove si parla una lingua inesistente dalle forti coloriture spagnolesche, tracce lasciate dai “bravi” di manzoniana memoria.
La parodia del regime e dei suoi boriosi gerarchi è evidente e ci riporta al clima culturale lombardo dove lavorava un altro singolare utopista Cesare Zavattini (1902-1989). Dopo un libro di straordinario successo come Parliamo tanto di me (1931), un viaggio di modello dantesco nei regni dell’oltretomba, egli fa nascere sotto un cavolo, in piena guerra nel 1943, il suo Totò il buono. Zavattini, che era anche un notevole pittore, è più noto come regista di film che come scrittore surrealista. Questo aspetto è studiato a fondo di recente da Silvana Cirillo, che esamina soprattutto il linguaggio del narratore: lo stile zavattiniano è discorsivo e ingenuo, tipico della narrazione utopica, e lo scrittore arriva persino a creare parole nuove per trasformarle in rumore insensato sull’esempio di Palazzeschi e di Savinio e far aderire così il suo racconto alla realtà quotidiana.
Totò il buono è tra i testi di Zavattini quello dove la città e i suoi abitanti hanno un ruolo centrale e da questo testo, con la collaborazione dell’attore comico Totò, Zavattini ne trasse poi il film Miracolo a Milano.
La città dove nasce Totò il buono, ha una sua capitale, che si chiama Bamba, dove i bambesi abitano in baracche e quindi sono chiamati i baracchesi, e confina con una vera città fatta di case di pietra dove Totò capita per caso, bellissima, piena di cose mai viste. Bamba era infatti una città di migliaia e migliaia e migliaia di abitanti in gran parte ricchissimi tanto che portavano l’abito da sera anche di giorno () e vi abitava anche il famoso Mobic, un uomo pieno di oro.
Ma per una singolare magia Totò il buono si accorge di poter fare miracoli appena dice la parola tac e da allora non smette più di farne di ogni misura e importanza, e in questo modo riesce a costruire un mondo di giustizia e di pace. I bambesi lo eleggono loro capo per combattere Mobic, ma quando le forze del male irrompono nel mondo di Totò, allora egli decide che è meglio salire su un manico di scopa e andarsene lontano verso un mondo “dove dire buon giorno vuol dire veramente buon giorno”.

 Laura Schram  Pighi – (41.6 continua)

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