L’Alpino: “La testimonianza di Luigi Casarotto” – 8

…a cura di Ilario Péraro

Alpini 2

Per le tue domande scrivi a: ilarioperaro@yahoo.it
La testimonianza di Luigi Casarotto

Tra le tante testimonianze lasciate dai protagonisti, è significativa quella, inedita, del Caporal Maggiore Luigi Casarotto da Roncà (VR), classe 1891, che così narra la sua esperienza sull’Ortigara:

Il Capitano Luigi Casarotto è il 3° a dx con un gruppo di suoi AlpiniIl Cap.le Luigi Casarotto (3° da dx) con alcuni
Alpini del suo plotone poco prima dell’Ortigara

«1916: Noi del battaglione “Monte Baldo” siamo arrivati sull’Ortigara, a Malga Fossetta. Abbiamo partecipato alla battaglia di Campigoletti sempre sull’Ortigara. Ci battevamo contro il 4°* Alpini austriaco (erano quasi tutti tirolesi). Molti dei nostri Alpini erano stati a lavorare nel Tirolo, alcuni avevano là la fidanzata perciò tra noi e tali nemici esisteva più amore che odio.
Al mattino presto ci si chiamava da una trincea all’altra per darci il “buongiorno”; in quel luogo abbiamo avuto pochi morti.
Mentre c’era un freddo molto rigido, mi trovavo con quindici uomini come capoposto in un buco di neve in mezzo ad una bufera tremenda. Dentro quella specie di rifugio, con 8 -10 metri di neve sopra, si formavano degli “stilli” di ghiaccio lunghi 50/60 centimetri, che distruggevamo con il calcio del fucile per non romperci la testa. Bisogna pensare che questi “stilli” si formavano quando eravamo dentro il rifugio, per lo scioglimento della neve al calore animale e il successivo raffreddamento quando si apriva una specie di porta che dava all’esterno.
Dopo quaranta giorni che mi trovavo in quel posto avanzato, un bel giorno con un cielo lucido e sereno, vidi un Alpino venire avanti strisciando con le mani e le ginocchia alzandosi solo per qualche momento.
Era il Tenente Cappellano che veniva a farci visita. Lo riconobbi, però, solo quando si alzò in piedi, dalla croce rossa che aveva sul petto e compresi che camminava “gatto-gnao” sotto la trincea per non farsi vedere.
«Dove sono i tuoi Alpini?», mi chiese.
«Sono là, in quel buco di neve». risposi.
«Avrei una medaglia miracolosa da consegnare a ciascuno – riprese – ma non so come
affrontarli».
Aveva detto così perché in altri reparti, ad esempio quello formato da soldati provenienti da Reggio Emilia, la medaglia fu rifiutata.
«Consegno a te, perciò tutte le medaglie e tu le dispenserai».
Gli Alpini che avevano udito tutto saltarono fuori e dissero: «Reverendo veniamo a prendercela noi».
Appena ebbe distribuito le medaglie, il Cappellano concluse: «Sono molto contento perché le avete ricevute volentieri. Ci sono ancora molti soldati che credono che ciò che vale nella vita è solo la Fede! Adesso – dopo una breve pausa – ho degli indumenti di lana e ve ne consegno uno a testa».
Il Cappellano aveva la madre che faceva parte della Croce Rossa e faceva in modo da ottenere molti aiuti per i piccoli avamposti dove non c’era comodità di lavare gli indumenti per scarsità di acqua, oltre che per altre difficoltà.
Quel giorno aveva portato passamontagna, calze, sciarpe e guanti.
«Hai un ruolino del posto avanzato?» Mi chiese. Accennai di si.
«Tu li chiami e io dispenso» disse.
Allora ho chiamato tutti per nome, uno ad uno.
Dopo la distribuzione degli indumenti, il Cappellano concluse: «Avete ricevuto tutti la vostra parte?»
«No – risposero – Casarotto non ha ricevuto niente. Con lui infatti, siamo in sedici. Ma lui non è stato chiamato perché è contato come capoposto».
«Allora – disse Don Primo Mazzolari – guarda questa sciarpa, è un regalo di mia madre, prendila che io scrivo a mia mamma e fra tre giorni ne riceverò un’altra».
Io ho insistito: «La tenga che è un regalo di sua madre e non deve darla a me».
«Devi prenderla – mi replicò – che io in breve tempo ne ho un’altra, mentre tu non hai mezzi per averla».
«Grazie, Signor Cappellano» conclusi con commozione.

Il cappellano Don Primo Mazzolari

Don Primo Mazzolari
(Cremona, 13 Gennaio 1890 – Bozzolo (MN) 12  Aprile 1959)
presbitero, scrittore e partigiano italiano.

 

↓