L’Alpino: “Episodi incruenti della Grande Guerra, curiosi e spiritosi – 1″… – 17

…a cura di Ilario Péraro

Alpini 2

Per le tue domande scrivi a: ilarioperaro@yahoo.it

Episodi incruenti della Grande Guerra, curiosi e spiritosi – 1

Sentite questa. Cantore, il nostro vècio, non era certo farina da far ostie e in molti frangenti lo dimostrò. Animo focoso, per niente indulgente, né verso sé stesso né verso gli altri, poco prima dell’inizio della guerra quando era ancora colonnello, vide un giorno, durante delle esercitazioni, un soldato che appoggiato al parapetto di una trincea, non dava proprio l’idea di partecipare troppo alle manovre. Avvicinatosi quatto quatto, gli appioppò un calcione nel c… Non l’avesse mai fatto! Si prese un po’ di giorni di arresti! Aveva scalciato un generale!

Altro episodio divertente all’inizio, ma rivelatosi tragico nel prosieguo per chi ne fece le spese. Siamo sul Cristallo, non in Dolomiti ma poco lontano dal Passo dello Stelvio. Le posizioni tra i due contendenti distano una cinquantina di metri l’una dall’altra. Tra gli Austriaci vi era una linguaccia, uno slavo che parlava veneto come un veronese, una lingua che più ironica, insolente e feroce non si poteva. La Swartzlose sgranava il suo rosario di morte spesso e lo slavo urlava “Fora l’aquila!”, intendendo con ciò il fregio dei copri capo alpini, e dietro a lui tutti i suoi commilitoni con sghignazzate e urla. Potete immaginare quanto gradissero gli Alpini tali manifestazioni: sentirsi dileggiare e per di più in dialetto! Un mattino il tenente che comandava la nostra posizione vide un alpino aprirsi una feritoia nella neve della trincea e nel pomeriggio posizionarsi col suo ’91 puntato verso il cavo della teleferica che portava i rifornimenti ai dirimpettai. “Che fai, tiri alle oche della Val Venosta?” Risposta: “A ciape el cugnac!”, e uno dietro all’altro sparò tre caricatori. “Ho messo diciotto pallottole nel loro barilotto di cognac e stanotte berranno camomilla!” Dopo un po’ un altro barilotto fu visto salire lungo il cavo della teleferica ed allora tutti gli Alpini cominciarono un tiro a segno mai visto. In breve il nuovo barilotto fu ridotto ad un colabrodo. Uno poi cominciò ad urlare: “Trinken, trinken muso di vacca!” Dopo qualche giorno in cui furono presi di mira anche i sacchi del pane, lo slavo cercò di parlamentare, chiamò, supplicò, si scusò delle insolenze. Da quel giorno i tirolesi non spararono più, temendo la ritorsione: a 3430 metri, con più di 20 gradi sotto zero, restare senza cognac e cibo non era proprio sopportabile. La morale tratta da questo episodio da parte del tenente fu: siamo tutti uomini e dobbiamo sempre essere gentili, perché tutti abbiamo un barilotto di cognac appeso ad un filo di teleferica.

Ilario Péraro

↓