Ishiguro Kazuo – “Quel che resta del giorno”

…a cura di Elisa Zoppei

1-aperti

Per le tue domande scrivi a >>> elisa.zoppei@gmail.com

 

Carissimi amici lettori, sono lieta di presentarvi il romanzo “Quel che resta del giorno” dello scrittore britannico di origine giapponese Kazuo Ishiguro, Premio Nobel per la Letteratura 2017. Come sappiamo il libro, uscito in Italia con l’editore Einaudi nel 1989, è stato trasposto in un bellissimo film nel 1993 dal grande regista James Ivory e magistralmente interpretato nel ruolo del maggiordomo da Anthony Opkins ed Emma Tompson in quello della governante. Una volta visto il film, forse molti di noi non hanno sentito il desiderio di leggere il romanzo, ma vi assicuro, che la lettura, e meglio ancora la ri-lettura del libro, consente di cogliere alcuni aspetti della storia, che nel racconto filmico passano inosservati o sotto silenzio, privilegiando particolari accorgimenti visivi che puntano a colpire particolarmente gli occhi. Inoltre nel romanzo c’è una meticolosa lentezza narrativa, densa di atmosfere impalpabili che ovviamente sfugge alla potenzialità espressiva della pellicola, la quale, a ragione, deve condensare nell’arco delle due ore il succo di tutta la storia. Il tempo della lettura, al contrario, si dilata e si allinea al piacere del lettore, al suo entrare nella storia, ad accomodarvisi e respirarla secondo i propri ritmi.

Kazuo Ishiguro

Note biografiche

Kazuo Ishiguro è lo scrittore naturalizzato britannico che, come altri scrittori stranieri per i quali l’inglese è lingua d’adozione, negli ultimi decenni del ‘900 e alle soglie del terzo millennio ha notevolmente contribuito a ridare celebrità popolare alla letteratura inglese. È nato l’8 novembre del 1954 a Nagasaki e nel 1960 la famiglia si trasferì nel Regno Unito. Non aveva ancora sei anni ed era un bambino sensibile che portava dentro di sé, soffocata nella memoria degli adulti, la devastante tragedia atomica che aveva sconvolto il suo paese un decennio prima della sua nascita. Solo a sessant’anni suonati, confiderà che nella metafora del Gigante sepolto dell’ultimo suo romanzo (Einaudi, 2015), ha scritto una storia immersa in una dimensione fantastica, ambientata nella Britannia del V secolo, corrispondente a ricordi oscuri di un passato non ancora affrontato, una storia sul difficile rapporto fra memoria e oblio.
Il suo interesse per la letteratura nacque quando, ancora ragazzo, scoprì i romanzi di Arthur Conan Doyle, ma durante l’adolescenza fu la musica ad affascinarlo di più. Infatti dai cinque ai dodici anni aveva studiato pianoforte, quindi aveva seguito le orme dei suoi idoli Dylan e Cohen, iniziando a scrivere canzoni. A vent’anni però scoprì la grande narrativa europea e fra gli altri si sentì stregato dai russi Cechov e Dostoevskij, ma le storie delle vittoriane sorelle Brontë, lo fecero sentire a casa e, lo consacrarono definitivamente alla letteratura.
Si laureò nel 1978 in letteratura e filosofia. Divenne cittadino britannico nel 1982 abbandonando definitivamente la cittadinanza giapponese.
Attualmente vive a Londra con la moglie scozzese, Lorna MacDougall, assistente sociale, e la loro figlia Naomi, nata nel 1992. Conduce una intensa vita di lavoro, impegnato sia come scrittore che come sceneggiatore. Appassionato di cinema lavora infatti sovente come sceneggiatore, ma nel profondo si sente di più romanziere e dichiara che a rendere diverso un romanzo da una storia sul grande schermo è che questo si rivolge più alla dimensione del pensiero mentre cinema e tv sono più indirizzati all’esterno. Non viene definito uno scrittore prolifico, ma, lui dice che è una sua scelta, perché piuttosto che scrivere tanto per contribuire alla quantità dei libri pubblicati, preferisce creare un’opera che si distingua. E come la scrive? In modo interiore.
Possiamo quindi conoscere meglio Kazuo Ishiguro attraverso la lettura dei suoi romanzi che non sono poi così tanti, ma ognuno di essi ha un peso specifico diverso, e, come risulta dalla motivazione del Premio Nobel nel 2017, rivelano con una grande forza emotiva l’abisso al di sotto del nostro senso illusorio di connessione col mondo.
Nel 1982 esordì con immediato successo nel campo della narrativa, con “Un pallido orizzonte di colline”, dove si coglie l’eleganza della cultura nipponica, seguito da “Un artista del mondo effimero”, (Einaudi 1986) corretto poi e ripubblicato come “Un artista del mondo fluttuante” caro a scrittori e pittori nipponici nel quale ricostruisce l’ambiente del Giappone nel primissimo dopoguerra. Il mondo fluttuante è un omaggio alla sua cultura d’origine ma anche alla storia della sua famiglia, originaria della città così duramente provata dalle conseguenze dell’esplosione nucleare. Con esso vinse il Withbread Book Awards, premio assegnato alle opere il cui scopo è quello di trasmettere il piacere della lettura al grande pubblico. Per lo stesso libro nel 1995 ottenne dalla Fondazione Tanturri il Premio Scanno, nato nel 1972 per iniziativa del professor Riccardo Tanturri de Horatio (1944-2001), docente universitario di Lingua e Letteratura italiana, scrittore, poeta, e giornalista, che volle trasformare il piccolo borgo abruzzese in prov. dell’Aquila, in un centro culturale mondano.
Con “Quel che resta del giorno” (Einaudi 1989), vinse subito il Booker Prize, un premio letterario istituito nel 1968 e assegnato ogni anno al miglior romanzo scritto in inglese e pubblicato nel Regno Unito.
Gli inconsolabili”(Einaudi 1995) è un romanzo sospeso in cui sembra di girare a vuoto, in mezzo a esistenze inconsistenti tra personaggi, “inconsolabili”perché incapaci di ascoltare, di gestire le emozioni, di costruire rapporti umani, di fare memoria, non riescono a relazionarsi con i propri simili.
Quando eravamo orfani” del 2000, è ambientato fra Shanghai all’inizio del Novecento dove entrambi i genitori del protagonista bambino spariscono misteriosmente e lui viene cresciuto nei migliori college inglesi. Negli anni Trenta lo troviamo adulto a Londra, diventato il detective più famoso del Regno Unito, conteso e omaggiato dagli ambienti dell’alta società. Ma, leggiamo in quarta di copertina, l’enigma su quel rapimento non gli dà pace: seguendo l’occasione fornitagli da una fortuita passione, ritorna in Oriente per indagare prima che il mondo precipiti nel baratro del conflitto mondiale. Però la verità che alla fine giungerà a scoprire è molto più banale e drammatica di ogni supposizione.

Nel 2005 vinse il Premio Alex Baroni (S. Benedetto del Tronto) con Non lasciarmi (Never Let Me Go), una delle sue opere più celebri e commoventi, un romanzo distopico (utopia negativa), dal quale nel 2010 è stato tratto un film con la regia di di Mark Romanek. Il libro racconta la storia di un gruppo di giovani ospiti di un college che soltanto in un età adulta scoprono il vero significato della loro esistenza, legata ad un destino crudele e ineluttabile. È inserito come best seller, dalla rivista americana Time, nella lista dei 100 migliori romanzi in lingua inglese pubblicati dal 1923 al 2005. A distanza di 10 anni è uscito l’ultimo, Il Gigante sepolto del 2015, sopra citato.
Tutti i suoi romanzi e racconti hanno conquistato prestigiosi premi internazionali e sono stati tradotti in Italia da Einaudi.
Questo genio letterario conserva nella vita le sue due radici distinte, ma non si sente diviso fra due culture o due anime. Riconosce se stesso nella unicità della sua persona con tutta la parte giapponese mista a quella inglese. E gli va benissimo.
Forse non ce ne rendiamo ancora conto, ma ci stiamo mescolando alla grande anche noi e non passerà molto tempo che ci ritroveremo persone con ascendenze culturali miste, e un miscuglio di sfondi razziali. Così va il mondo. Parola di Kazuo Ishiguro.

Quel che resta del giorno

È scritto in uno stile impeccabile, scorrevole, fluido, intenso, che ci rende attenti osservatori del carattere dei vari personaggi conducendoci quasi fisicamente a scavare nella profondità dell’animo e della mente dell’impareggiabile maggiordomo di sua signoria Lord Darlington, Mr. Stevens. In questo personaggio, l’autore, concentra l’idea stessa del tradizionale storico maggiordomo inglese, appartenente a quelle generazioni del passato che obbedivano all’imperativo categorico di incarnare con dignità la professione, confondendosi con essa a discapito dei propri sentimenti o impulsi o bisogni personali. Ed è appunto in un uomo di tale stampo che s’imbatte la bravissima governante, miss Kenton, donna bella e giovane e molto preparata a tale importante mansione. E, povera lei, se ne innamora. Invano. Mr Stevens rimane impassibile davanti a tutte le sue attenzioni, ai sorrisi per smuoverlo, alle piccole manovre per interessarlo, alle prestazioni di aiuto in varie occasioni… Il maggiordomo rimane imperturbabile, fermo, inespressivo sempre dignitoso in ogni frangente, non muove un ciglio, nessuna inflessione della voce. Niente. La donna Se ne andrà sconfitta, piangente, sposerà un altro e per vent’anni si perderanno di vista. Ma ora, Mr. Stevens riceve una lettera di lei: sta pensando di separarsi dal marito e magari di riprendere a lavorare. Ha tanta nostalgia della magnifica residenza signorile, dei giorni passati insieme. Mr. Stevens prende la palla al balzo. Pensa di mettersi in viaggio per andare a trovarla e magari recuperarla. E così iniziamo anche noi a intraprendere quel viaggio con Mr. Stevens; lo può compiere in occasione di una settimana di ferie, usando la lussuosa automobile Ford concessagli dal nuovo padrone, un ricchissimo diplomatico americano che ha acquistato la proprietà, subentrando a Lord Darlington, caduto in una rovinosa contumacia a causa dell’ultimo conflitto bellico per aver sostenuto la Germania di Hitler. Questo nuovo signore, Mr. Farraday, vuole mantenere tutto il personale utile a riportare l’aristocratica dimora allo splendore dei bei tempi. E secondo Mr Stevens ci vorrebbe proprio una governante come Miss Kenton. Chissà se ci riuscirà a farla ritornare.
Ma è soprattutto un viaggio a ritroso nel tempo, un viaggio introspettivo nei suoi ricordi di maggiordomo, che ci riportano alle partite di caccia alla volpe nelle praterie londinesi, ai rinfreschi e ai sontuosi banchetti allestiti per gli invitati del più alto rango europeo, accompagnati da elegantissime dame ingioiellate…
E nulla sfuggiva al suo controllo, al suo solerte inappuntabile servizio che svolgeva con l’eccellenza e la dignità di un grande Maggiordomo. Durante una di queste feste, assistiamo anche, al sopravvenire della malattia e della morte dell’anziano genitore, un padre che aveva svolto le sue mansioni di maggiordomo presso una delle famiglie più altolocate e che gli aveva trasmesso i valori più nobili di tale professione. Avvertito da miss Kenton della gravità della situazione paterna, Stevens non si lascia andare emotivamente, neanche per un attimo, continuando imperterrito a servire a tavola e a provvedere che tutto proceda con ordine e armonia.
Che dire? Che succederà quando si incontreranno ormai in là con gli anni tutti e due? Cosa vogliamo augurare a Miss Kenton?
Credetemi, il libro si fa leggere avidamente senza mai stancarci. Ci sostiene anche la speranza che qualcosa cambi nel nostro integerrimo Mr Stevens. Ma non sarà lui a cambiare, piuttosto qualcun altro…. Scopriamolo.

Buona lettura
Elisa

↓