Guerra Alfeo

…a cura di Graziano M. Cobelli

Poesia

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Alfeo Guerra nel suo laboratorio

BIOGRAFIA A CURA di: Otello Perazzoli

Ciao carissimo, le note biografiche su Alfeo Guerra che ti mando le ho ricavate da una intervista fatta da Annalisa Stringher che compare in calce al volume “L’anima dei fiori di legno”

Nacque in contrada Canova di San Vitale di Roverè Veronese il 26 dicembre 1935 in una giornata di vento e neve prima dell’arrivo della levatrice. Perse la sorella Teresa all’età di 18 mesi annegata in un paiolo pieno d’acqua e questo tragico evento provocherà in lui un dolore che lo segnerà per tutta la vita. Crebbe in una contrada mono famigliare e ciò compromise le relazioni con altri ragazzi della sua età.  Momento importante di socialità erano i filò nella stalla nei quali partecipavano anche famiglie delle contrade vicine. Durante la guerra la sua casa rappresentò il rifugio di molti sfollati di Verona e di disertori inglesi e slavi spesso ospitati in casa col grave rischio che ciò comportava. Sposato nel ’31, dal matrimonio nacquero tre figli, Alfeo cercava sempre di programmare che “nascessero prima dell’inverno perché fossero un po’ più forti”. La sua infanzia fu vissuta nella solitudine,  suo rifugio era il bosco. Il luogo in cui si sentiva perfettamente a sua agio. Stava bene anche a scuola dove godeva della stima del maestro che si accorse ben presto della sua straordinaria sensibilità . Cominciò a lavorare come manovale a 15 anni alla costruzione della colonia estiva del Tiberghien di Roverè. Scrisse le prime  poesie a 20 anni; in esse aveva la possibilità di esprimere l’affetto per la natura e per le persone più care… L’ispirazione veniva  di notte e la scrittura di primo mattino. Importante  fu la figura del padre che parlava poco ma che, con i fatti, gli insegnava i valori della vita, il rispetto degli altri e la generosità con il prossimo. La  morte del genitore  colse Alfeo a 22 anni e segnò profondamente la sua vita, di colpo si trovò capofamiglia senza più la guida della straordinaria figura paterna. L’idea di creare i fiori di legno gli nacque nel giorno in cui volle creare un contenitore per offrire delle fragoline ad una bambina che era nel bosco con lui. Lo strumento per trasformare un bastone di nocciolo in una sorta di cesto era la rengaieta (piccola roncola) e, rengaieta e nocciolo sono alla base di tutte le sue straordinarie creazioni: fiori, galletti, presepi. Non possiede il cellulare perché ama scrivere lettere e parlare direttamente alle persone, anche se ammette che in qualche occasione potrebbe essere comodo. Tra i suoi pensieri , il più originale è questo:” Se uno arriva in cima al palo della cuccagna, prima o dopo bisogna che el torna indrio; adesso semo al punto che bisogna tornar indrio” (Se uno arriva sulla cima del palo della cuccagna, prima o dopo deve tornare indietro; adesso siamo al punto in cui si deve tornare indietro). Una saggezza d’altri tempi,  una modestia infinita ed una sensibilità unica fanno di lui una persona rara che si manifesta con i suoi versi e con la maestria delle sue mani che sanno ricreare magici fiori di legno, imitati da tanti ma eguagliati da nessuno.

***

La Lessinia

Bela siora
vestìa da festa
coi pissi, merleti
bianchi de seda.

I seni sconti
tra el verde
dei prà,
caresà dal sol
matina e sera.

Balconi
in do’ bala
le fade
tramonti
che ‘mbriaga el cor.

Cieli lustri,
aliti freschi,
che sa odor
de primavera.

Stradele, caresé,
sentieri profumè;
fraghe e viole
on brassà de colori.

Tera de’ Simbri
tachè come seche
al so tochetin,
àldari, macete
che sconde sovente
fadighe e stenti.

Profili biondi
sgrinfe forti
che frantuma
la tompesta
sudando ’l pan.

Ogni mureto
on monumento;
ogni sorco
on derlo de fià;amiga Lessinia,
lode a l’Autor
che t’à creà.

La Lessinia: Bella signora/vestita da festa/con pizzi, merletti/bianchi di seta.//Le cime nascoste/tra il verde/dei prati,/accarezzata dal sole/mattina e sera.//Balconi dove ballano/le fade,/tramonti che ubriacano il cuore.//Cieli lustri,/aliti freschi,/che profumano/di primavera.//Stradine, careggiate,/sentieri profumati;/fragole e viole/un abbraccio di colori.//Terra dei Cimbri/attaccati come zecche/al loro orticello,/alzaie, praticelli/che nascondono spesso/fatiche e stenti.//Profili biondi/braccia forti/che frantumano/la tempesta/sudando il pane.//Ogni muretto/un monumento;/ogni solco/una gerla di fatica;/amica lessinia,/lode all’Autore/che ti ha creata.

***

Cos’ela par ti la primavera?

’na nugola de bombaso
remenga par el ciel,
coriandoli bianchi
somené dal vento.

Fronde dondolanti,
nieti che piola,
sese de rebuti tendri
e tante geme sgonfe
basé dal sol.

Ragi de luna
e farfale alegre,
canti de rossignol.

Sospiri sconti
ansie stofegade
de ’na sposa in bianco
che incontra l’amor.

Cos’è per te la primavera?: Una nuvola di cotone/raminga nel cielo,/coriandoli bianchi/seminati dal vento.//Fronde dondolanti,/nidi che pigolano,/siepi di rifioriture tenere/e tante gemme gonfie/baciate dal sole.//Raggi di luna/e farfalle allegre,/canti di usignolo.//Sospiri nascosti/ansie soffocate/di una sposa in bianco/che incontra l’amor.

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