Seferis Giorgios

…a cura di Graziano M. CobelliPoesia

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Giorgios Seferis

Giorgio Seferis, pseudonimo di G. Seferiadis. Nacque a Smirne nel 1900. Lauteatosi in Legge seguì la carriera diplomatica, fu ambasciatore a Beirut (1953-56) e a Londra (1957-62). In Campo letterario esordì nel 1931 con lar accolta ”Svolta“, cui seguirono “ La cisterna“(1932), ”Leggenda“ (1935), “Quaderno d’esercizi” (1940), “Giornale di bordo I ” (1940), ”Giornale di bordo II ” (1944), ”Tordo” (1947), ”Cipro ove l’oracolo…” (1955, divenuta poi Giornale di bordo III), ”Tre poesie segrete ” (1966), Ricevette per la sua attività di poeta numerosi riconoscimenti in patria e fuori fra cui il Premio Nobel per la Letteratura nel 1963 e lauree honoris causa dalle università di Cambridge (1960), Oxoford (1964), Princeton (1965) fu autore di saggi sulla poesia greca e straniera (sul poema seicentesco ”Erotòcrito” e sulla poesia di Eliot e di Kavafis). Tra le prose il diario “I Giorni I e II”(1975) e il romanzo “Sei notti sull’Acropoli” (1974). Le sue traduzioni di Eliot e di Valéry contribuirono in maniera decisiva all’affermazione di entrambi i poeti in Grecia. Ha tradotto “L’Apocalisse” di S. Giovanni, “Il cantico dei Cantici” e numerosi altri poeti fra cui Yeats e Laforgue. Morì ad Atene nel 1971.

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I Santorino

Piega, se puoi, sul mare scuro dimenticando
la musica d’un flauto sopra quei piedi nudi
che calcarono il tuo sonno in quell’altra vita ora sommersa.

Scrivi, se puoi, sull’ultimo tuo ciottolo
il giorno il nome il luogo
gettalo a mare perché vada a picco.

Ci siamo ritrovati nudi sopra la pomice
rimirando le isole affioranti
rimirando le rosse isole andare a fondo
nel loro sonno, nel nostro.
Ci siamo ritrovati qua nudi, con la bilancia
che traboccava verso l’ingiustizia.

Tallone di potenza volontà senz’ombra calcolato amore
piani che si maturano al sole meridiano
rotta del fato al battito della giovane mano
sull’omero:
qui nel luogo smembrato che non regge
nel luogo che fu nostro
colano a picco – ruggine e cenere – le isole.

Are crollate
e gli amici scordati
foglie di palma nel fango.

Lascia, se puoi, viaggiare le tue mani
sul margine del tempo con la nave
che toccò l’orizzonte.
Quando il dado ha battuto sul marmo
e la lancia ha battuto la corazza
e l’occhio ha conosciuto il forestiero
e seccato è l’amore
in anime bucate,
quando ti guardi attorno e tutt’in giro
trovi piedi falciati
in giro mani morte
occhi ciechi di buio,
quando non hai più scelta
di quella morte che volevi tua,
udendo un grido
e sia grido di lupo,
il tuo diritto,
lascia, se puoi, viaggiare le tue mani
staccati via dal tempo infido e cola
a picco:
chi solleva i macigni cola a picco.

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Efeso

Parlava seduto su un marmo
simile a rovina d’antico portale:
sterminato e vuoto a destra il campo
a sinistra scendevano le ombre dal monte:
“La poesia è ovunque. La tua voce
a volte incede al suo fianco
come il delfino che per poco ti accompagna
vascello d’oro nel sole
e poi scompare. La poesia è ovunque
come le ali del vento nel vento
che per un attimo hanno sfiorato le ali del gabbiano.
Uguale e diverso dalla nostra vita, come cambia
il volto di una donna che si è spogliata,
e tuttavia rimane uguale. Lo sa
che ha amato: alla luce degli altri
il mondo implode: ma tu ricorda
Ade e Dioniso sono la stessa cosa”.
Disse e imboccò la grande strada
che mena al porto di un tempo, ora inghiottito
laggiù fra i giunchi. Il crepuscolo pareva
per la morte di un animale,
così nudo.
Ricordo ancora:
viaggiava sulle coste della Ionia, in vuote conchiglie di teatri
dove solo la lucertola striscia sull’arida pietra,
e io gli chiesi: ” Un giorno torneranno a riempirsi?”
E mi rispose: ” Forse, nell’ora della morte “.
E corse nell’orchestra urlando:
“Lasciatemi ascoltare mio fratello!“.
Ed era duro il silenzio attorno a noi
e non rigato nel vetro azzurro.

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Testi poetici da “Antologia della poesia greca contemporanea”, Crocetti Editore
Biografia e foto da Wikipedia

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