Zinetti Gaetano

… a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

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Gaetano Zinetti

Musicista, direttore d’orchestra, Gaetano Zinetti nacque a Sanguinetto il 5 novembre 1873. Primogenito di una numerosa prole, era figlio di un falegname che faceva pure l’accordatore di pianoforti. La predisposizione alla musica, rivelatasi precocemente, indusse i genitori ad affidarlo alle cure di Vincenzo Mela, noto compositore e musicista di Isola della Scala. La scuola gli fu molto provvida poiché, nel 1885, fu ammesso al Conservatorio di Milano e in quattro anni ottenne risultati più che buoni. Dal 1890 al 1893 studiò composizione al Liceo musicale di Pesaro dove fu allievo di Carlo Pedrotti, altro grande veronese e si cimentò pure in organo.
Fece le prime esperienze di direzione orchestrale, si diplomò e nello stesso anno, appena ventenne, esordì come maestro nella stagione operistica al Teatro Ristori di Verona con successo di pubblico e di critica: qui diresse 28 rappresentazioni in 44 giorni con un programma che vedeva la Carmen di Bizet, la Cavalleria rusticana di Mascagni, I Pagliacci di Leoncavallo, La Favorita di Donizetti, Il piccolo Haydn di Gaetano Cipollini. A Reggio Emilia, nel carnevale (1893/94) diresse quasi il medesimo programma. Ma sia a Verona, sia nella città emiliana propose pure sue composizioni che, a detta della critica, “rivelavano un ingegno non comune”.
Per il giovanissimo Zinetti si dischiuse una carriera intensa. Diresse a Lonigo (VI), Montagnana (PD), Vercelli (1894), poi andò a Thiene (VI). Da segnalare il trionfale successo ottenuto a Ferrara per la stagione del carnevale 1894/95: qui portò sulla scena I Rantzau di Mascagni e la presenza dell’autore in sala gli valse l’elogio dello stesso.
Fece ascoltare due sue composizioni Sognando e Allegretto campestre che lo segnalarono come artista di sicuro valore. Per la stagione del carnevale 1896/97 fu al teatro Sociale di Mantova dove la sua direzione portò al trionfo l’André Chénier di Umberto Giordano. Questi successi gli aprirono le porte del Politeama di Lecce, del teatro di Trieste, del Sociale di Gorizia e, subito dopo, del Politeama D’Azeglio di Bologna. Indi fu a S. Giovanni in Persiceto (BO), a Firenze e ovunque mieté applausi per la sua straordinaria capacità d’infondere una personale partecipazione all’esecuzione delle opere.
Nella città felsinea, dove ritornò per la stagione 1898/1899, sposò nel 1900 Giuseppina Marconi, una mezzosoprano che si affermò con il cognome del marito e che gli diede cinque figli; la fama della cantante si allargherà dopo la scomparsa di lui.
Intanto continuò il suo lavoro di direttore d’orchestra a Livorno, a Bari, a Venezia per ritornare al Pagliano di Firenze dove, nel febbraio 1901, diresse, con grandissimo successo, Aida in onore e memoria di Giuseppe Verdi ch’era scomparso nel gennaio; eseguì anche il Guglielmo Tell, ultima opera di Gioacchino Rossini, autore ch’egli aveva già portato in scena a Venezia. Fu presente anche a Genova.
Nel 1901, per la prima volta, Gaetano Zinetti andò fuori Italia: la sua fama lo aveva preceduto in Spagna e a Madrid, nei giardini estivi del “Buen Retiro”, diresse Aida, con lusinghiere critiche degli esperti e dei critici musicali di quel paese. La regina, per ricompensarlo dell’evento, gli conferì il titolo di Cavaliere del Regno di Spagna. Non dimenticò i palcoscenici di Genova, Padova, Este (PD), il “Teatro Verdi” di Firenze che aveva preso il nome del grande compositore e che lo vide primo esecutore dopo l’intestazione.
Nel 1903 si aprì il “Petruzzelli” di Bari e fu proprio Gaetano Zinetti ad inaugurarlo con il capolavoro di Jakob Meyerbeer, Gli Ugonotti.
Furono anni intensi, fecondi di successi. I teatri italiani andavano a gara per scritturarlo. Fu al teatro Adriano di Roma, dove ritornerà frequentemente; andò di nuovo a Genova, a Venezia, a Rieti, al San Carlo di Napoli con 14 opere insieme a Mascagni e a Giordano. Leoncavallo lo reclamò a Berlino per una sua opera, ma Zinetti era già impegnato a Modena. Era stato a Livorno, ad Ancona e nel maggio-giugno 1906 si fermò a Vicenza. La presenza dei compositori delle opere – che poi diventarono celebri affermandosi nella storia della musica – significava, sempre, una sicura attestazione di stima verso colui che dirigeva e che dava, all’opera stessa, un proprio carisma interpretativo.
Improvvisamente Zinetti dovette rinunciare ad importanti scritture poiché, proprio nell’estate di quell’anno, cominciò a manifestarsi la malattia che lo tenne lontano sino al settembre 1907. Passò a Sanguinetto questo periodo di forzata inattività e, quando riprese, lo volle fare dirigendo Il barbiere di Siviglia nel piccolo teatro del suo paese natale. Lo farà ancora, in seguito, manifestando, così, l’amore per il luogo della sua infanzia.
Ristabilitosi, riprese a dirigere dapprima ad Ascoli Piceno, poi a Parma dove sostituì lo stesso Mascagni, contestato dal pubblico; andò a Roma più volte, a Catania per molte rappresentazioni; poi ritornò a Sanguinetto con la Bohème della quale diresse 10 esecuzioni. Fu scritturato per il San Carlo di Lisbona dove riportò un grande successo; di nuovo nel suo paese natale, definito “la piccola Mecca della provincia veronese” dove si susseguirono 13 repliche del Faust di Charles Gounod. Quindi, andò a Rovereto (TN), ritornò a Roma, si fermò alla Fenice di Venezia per il Carnevale del 1910-11 e la sua ultima esibizione fu nel gennaio del 1911.
Qui si concluse la frenetica attività del “piccolo grande Maestro” come ormai veniva chiamato ed era conosciuto.
Ritornò a Sanguinetto. La nefrite, che lo aveva infastidito per tutta la giovane vita, se lo prese il 13 luglio 1911: non aveva ancora trentotto anni.
Dopo una breve esistenza, costellata di grandissimi successi, la scomparsa prematura lo sottrasse ad una consacrazione internazionale proprio nel momento in cui tale affermazione si stava avverando.
La moglie, Giuseppina Marconi mezzosoprano, cantò, sui palcoscenici del mondo, solo con il cognome del marito in onore e memoria di una grande vita stroncata prematuramente; le sue figlie, Lina e Dory – come la madre – cantarono in anni e teatri diversi là dove il loro padre aveva diretto; tutte e tre insegnarono, dopo averla fondata, in una “Scuola di canto e scena” a Milano.
A Gaetano Zinetti, Sanguinetto ha dedicato il teatro, una via, un centro di educazione musicale e, grazie al sostegno finanziario di una nota casa vinicola, ha istituito un premio internazionale di notevole effetto e di grande prestigio. Al suo nome è dedicata un’orchestra di musica da camera.
Rimangono, di lui, le sue opere e molti dischi incisi.

Bibliografia: tutti i repertori musicali parlano di lui, ma per il resto ben poco fu scritto. Si vedano: Vladimiro Bertazzoni, Gaetano Zinetti 1873-1911: successi e trionfi di un ‘piccolo grande’ direttore d’orchestra, Sanguinetto, Comune di Sanguinetto, 1998; Bruno Chiappa, Zinetti Gaetano, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 903-904.

Giancarlo Volpato

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