Fusinato Arnaldo

…a cura di Graziano M. CobelliPoesia

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L’ultima ora di Venezia

È fosco l’aere,
È l’onda muta!…
Ed io sul tacito
Veron seduta,
In solitaria
Malinconia,
Ti guardo, e lagrimo,
Venezia mia!

Sui rotti nugoli
Dell’Occidente
Il raggio perdesi
Del sol morente,
E mesto sibila,
Per l’aura bruna,
L’ultimo gemito
Della laguna.

Passa una gondola
Della città:
― Ehi! della gondola
Qual novità ?
― Il morbo infuria…
Il pan ci manca…
Sul ponte sventola
Bandiera bianca! ―

No, no, non splendere
Su tanti guai,
Sole d’Italia,
Non splender mai!
E sulla veneta
Spenta fortuna
Sia eterno il gemito
Della laguna!

Venezia, l’ultima
Ora è venuta;
Illustre martire,
Tu sei perduta;
Il morbo infuria,
Il pan ti manca,
Sul ponte sventola
Bandiera bianca!

Ma non le ignivome
Palle roventi,
Nè i mille fulmini,
Su te stridenti,
Troncan ai liberi
Tuoi dì lo stame:
Viva Venezia:
Muor della fame!

Sulle tue pagine
Scolpisci, o Storia,
Le altrui nequizie
E la tua gloria,
E grida ai posteri
Tre volte infame
Chi vuol Venezia
Morta di fame.

Viva Venezia!
Feroce, altiera,
Difese intrepida
La sua bandiera;
Ma il morbo infuria,
Il pan le manca;
Sul ponte sventola
Bandiera bianca!

Ed ora infrangasi
Qui sulla pietra,
Finch’è ancor libera,
Questa mia cetra.
A te, Venezia,
L’ultimo canto,
L’ultimo bacio,
L’ultimo pianto!

Ramingo ed esule
Sul suol straniero,
Vivrai, Venezia,
Nel mio pensiero;
Vivrai nel tempio
Qui del mio cuore,
Come l’imagine
Del primo amore.

Ma il vento sibila,
Ma l’onda è scura,
Ma tutta in gemito
È la natura:
Le corde stridono,
La voce manca,
Sul ponte sventola
Bandiera bianca!

19 agosto 1849

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Ancor Madre

Ancor madre!… oh le gioie profonde
Che quaggiù mi consente il Signor!
Quanta vita nel sen mi diffonde
Questo palpito arcano del cuor!

Non credea che il materno mio petto
Tanto affetto – potesse albergar,
Che ad un nuovo delirio d’amore
Questo core – potesse bastar.

Ma l’amor d’una madre è infinito
Come un cielo ch’è senza confin:
Più di stelle quel cielo è vestito
E più svela il suo immenso cammin.

Oh diletti, che intorno mi state,
Non chinate – lo sguardo così:
No, per voi nel materno mio seno
Non vien meno l’affetti d’un dì.

All’amor ch’io vi porta, o miei cari,
Non fa oltraggio l’amore novel…
Non si turba lo specchio dei mari
Sotto l’onda d’un nuovo ruscel.

Se un fratello il Signor vi concede,
Non vi diede – per questo un rival;
Tutti, tutti d’un nome io vi chiamo,
Tutti v’amo – d’un palpito egual.

All’eterno del sole sorriso
D’una madre assomiglia l’amor;
Benché in raggi infiniti diviso,
Splende in tutti d’un solo fulgor.

Oh! Stringetelo al fervido petto
L’angioletto – che Iddio ci largì:
Alla nostra ghirlanda d’amore
Questo fiore – s’aggiunga così.

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Biografia e foto da Wikipedia

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