Savage Sam – “Firmino”

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…a cura di Elisa Zoppei

 

Chi è Sam Savage


Firmino è il romanzo d’esordio dello scrittore statunitense Sam Savage, nato a Camden (Carolina del Sud), nel 1940.
La foto lo ritrae canuto, somigliante agli antichi padri della storia umana: barba fluente e capelli incolti, fronte alta e spaziosa, occhi grandi vivissimi puntati direttamente su di te, come a chiederti: -E tu che ne pensi?
Dà l’idea di un uomo che ha vissuto nella sua pelle ogni attimo di un’esistenza inquieta, indagatrice, mai appagata. Le note biografiche confermano tale impressione. Ex professore di filosofia, poi meccanico di biciclette, carpentiere e pescatore, diventa scrittore sulla soglia della vecchiaia, in quella che eufemisticamente chiamiamo la terza età: ha scritto a 66 anni Firmino, il libro dove è riuscito a trasferire, i tratti essenziali della sua vita, gli aspetti principali del suo pensiero. Pubblicato in America da una piccola casa editrice no profit con una tiratura di mille copie e fuori dal circuito della grande editoria, Firmino dopo la Fiera di Francoforte del 2007 è diventato un caso internazionale e ha vinto tutti i più importanti premi letterari per esordienti negli Stati Uniti..
Savage ha scritto anche poesie oltre a un altro romanzo, ma solo Firmino ha visto la luce editoriale, ritenendolo l’opera, frutto del suo travaglio interiore, nella quale, incarnato nelle vicissitudini a volte disgraziate di un povero topo, narra se stesso. In una intervista Savage ha infatti dichiarato che la sua idea era nata prima che il personaggio principale si scoprisse topo: “Ho avuto la sensazione completa della voce prima di realizzare che fosse la voce di un topo. Si potrebbe dire che sapevo chi Firmino fosse prima di sapere cosa fosse.”

Savage, era un autore totalmente sconosciuto prima della pubblicazione di questo romanzo. Con esso ha trovato di fatto una formula vincente per farci conoscere, amare e leggere quello che ha conosciuto, amato e letto: lo racconta rapidamente in una storia , una sorta di “favola filosofica”, senza annoiare il lettore, senza travolgerlo con citazioni troppo dotte. E così le frasi dei grandi romanzi della letteratura – così come le trame e gli autori -, scorrono pagina dopo pagina formando a loro volta un nuovo romanzo, un gioco a incastro fatto di tanti tasselli che a volte sembrano formare un unico disegno ma che in altri punti si scompongono di nuovo.

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firmin
1. Edizione americana (2006, Coffee House Press). 
Titolo originale: Firmin. Adventures of A Metropolitan Lowlife 
pubblicato la prima volta nel 2006 dalla Coffee House Press

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firmino
2. Edizione italiana (2008, Einaudi Stile libero big). 
Tr. Evelina Santangelo Ill. Fernando Krahn 

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“Firmino” di Sam Savage: Cenni sulla trama.
Firmino è un topo nato nel seminterrato di una libreria di Boston negli anni Sessanta, una metropoli popolata da vecchi ubriaconi e uomini in cerca di facili passatempi, tanto che l’unico rifugio per l’indifesa e giovane Flo,in procinto di partorire, è lo scantinato dell’ affollata libreria Pembroke Books, dove si rintana attratta dal suo tepore. Firmino è il tredicesimo cucciolo della nidiata, il più fragile e malaticcio. La mamma ha solo 12 mammelle e Firmino rimane l’unico escluso dal nutrimento. Scoraggiato, si accorge che deve inventarsi qualcosa per sopravvivere e comincia ad assaggiare i libri che ha intorno. Scopre che i libri più belli sono anche i più buoni. E diventa un vorace lettore, cominciando a identificarsi con i grandi eroi della letteratura di ogni tempo. La sua vita si svolge tra le pagine dei vecchi libri invenduti, messi da parte, ma sempre vivi di cultura storica, geografica, economica, scientifica, letteraria, figurativa, teatrale. Poi un’amara vicissitudine, che gli spezza il cuore, lo porta a stringere amicizia con uno scrittore squattrinato che lo accoglie in casa sua. E anche se, con suo profondo rammarico, non ha l’uso della parola, comunica con lui, riflette, pensa, ricorda, sogna. Vive in pienezza l’avventura della sua esistenza: ama leggere, suonare, cantare, andare al cinema. È felice e quando soffre, se ne fa una ragione. Lo attende un finale di catastrofica desolazione: la distruzione della sua libreria ad opera delle ruspe per l’attuazione del nuovo piano edilizio. Ma ha imparato che anche se il mondo è arido e freddo le parole sono meravigliose.

Qualche riflessione
Quando ho proposto ai miei studenti del corso di “Lettura e dinamiche della comunicazione” (Univ. di Verona) di lavorare sul romanzo di Sam Savage “Firmino”, non erano tanto entusiasti. Ma lezione dopo lezione, incontro dopo incontro, furono tutti catturati dall’originalità delle avventure del topo lettore, che dimorando nello seminterrato di una rifornita libreria di Boston, divora letteralmente un libro dietro l’altro, prima, per non morire di fame, come gustoso cibo per il corpo, poi come sublime alimento dello spirito. Nel nostro percorso di lettura approfondita Firmino si è rivelato una bella occasione per condividere tanti momenti di interessante scambio comunicativo.
A vederlo, come ce lo mostra l’illustratore delle copertina, non è certo un personaggio attraente: ha l’aspetto di un autentico ratto dei bassifondi urbani. Ma conoscendolo e seguendolo nelle sue avventure ne rimaniamo conquistati; ci schieriamo dalla sua parte, diventiamo suoi compagni di avide letture. Firmino è infatti la voce di tutti quelli che considerano la lettura e la fantasia il cibo più prezioso per l’anima (cfr. quarta di copertina); è il magico racconto a tinte fosche di un eroe diseredato, l’ultimo romantico, che attraverso la letteratura, assorbita attraverso le papille gustative, si redime assurgendo a elevati livelli di dignità, tanto da sognare l’amicizia con gli uomini e da aspirare di entrare di diritto nei loro consessi, sedersi da pari accanto a loro.

Questo romanzo uscito alla chetichella come per una scommessa, ha incantato lettori di tutto il mondo. Attraverso la finzione letteraria, ripeto, Savage parla esattamente di se stesso dei suoi gusti e della sua voracità di lettore, della sua affaticata conquista di una scrittura con la quale esprimere in maniera limpida e fluida, senza superflue bellurie, il suo mondo interiore, la sua aspirazione alla semplicità, la sua passione della verità. Un motivo di tanto successo forse può imputarsi al fatto che noi lettori comuni, amanti dei romanzi, nell’io narrante del protagonista malinconico e scalognato, ma pronto a illudersi e ad accendersi dietro un sogno, ravvisiamo simbolicamente noi stessi, una specie estromessa dagli ingranaggi della corsa informatica, dichiarati sovente una razza in via estinzione.

Qualcuno ha definito Firmino un vero e proprio romanzo di formazione che vede il povero topo bruttino e peloso intento nell’impresa di conoscere il mondo capace di sognare in grande. Egli, nato e cresciuto tra i grandi maestri della letteratura mondiale, ha un solo strumento per interpretare la realtà: la fantasia nutrita dai libri. Fuori dalla sua tana, fuori dagli scaffali alla scoperta del mondo, si trova spaesato, la realtà è molto più dura, difficile e crudele. E presto gli tocca realizzare che un topo letterato è un topo abbandonato. Un altro rifugio per poter ancora sognare ad occhi aperti glielo offre il buio luminoso delle sale cinematografiche, molto frequentate dai topi del vecchio quartiere dove sorge la libreria, in cerca degli avanzi di noccioline e popcorn, Rimane ammaliato dalla fantasmagoria di storie che si avvicendano sullo schermo che gli riempiono occhi e orecchi e il cuore (si innamora di Ginger Rogers e sogna di danzare con lei al posto di Fred Astaire).

I protagonisti di questo avvincente romanzo di Sam Savage, stupefacente autore esordiente, non sono i libri, come potrebbe sembrare, e neanche il cinema, come si direbbe inoltrandosi nella lettura, ma è quel lento, magico processo di nutrimento culturale che, attraverso le parole e le immagini, alimenta il nostro spirito. Buona lettura a tutti.

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