Remarque Erich Maria – “Niente di nuovo sul fronte occidentale”

…a cura di Elisa Zoppei

 

Cari amici lettori, sottopongo alla vostra attenzione un altro romanzo che narra la vita dei soldati sul fronte della Grande Guerra, però dal versante nemico della nostra patria. Le vicende vissute da quei soldati non sono diverse da quelle di fanti del nostro esercito che più di altri sono stati esposti alle atrocità della guerra in trincea e hanno pagato con la vita. Anche quelli come questi sono pesantemente angustiati dalle sorti della guerra e della loro sorte precaria quasi in una voce sola. La guerra, ieri come oggi, da qualunque parte si stia è una feroce condanna della pace e una pervicace causa di morte ingiustamente subita.    

Niente di nuovo sul fronte occidentale  (Edito in Italia da Mondadori nel 1931)

Erich Maria Remarque Erich Maria Remarque, (22 giungo 1898 – 25 settembre 1970)

Erich Maria Remarque, pseudonimo di Erich Paul Remark, nacque a Osnabrück in Westfalia il 22 giugno del 1898, da una famiglia cattolica di umili origini francesi. A diciotto anni fu sollecitato ad arruolarsi volontario per combattere nelle trincee della Prima Guerra Mondiale. Venne ferito più volte. Dopo la guerra cambiò il suo cognome in Remarque, che era stato il nome della famiglia fino a suo nonno e vi aggiunse Maria in ricordo di sua madre. Cambiò molti lavori, diventando bibliotecario, uomo d’affari, insegnante e giornalista.
Le sue vicissitudini di vita contribuirono a fare di quest’uomo uno degli autori più apprezzati per l’audacia nel manifestare  attraverso le sue opere le sue idee antimilitariste il suo voler riflettere sul dramma di una generazione “distrutta dalla guerra anche se sfuggita alle bombe”. Con un linguaggio semplice e toccante ha descritto in modo realistico la vita durante e dopo la guerra.
Con l’avvento del nazismo Remarque si trasferì nel 1931 in Svizzera, e nel 1939 fu costretto ad emigrare negli Stati Uniti i con la prima moglie, Ilsa Jeanne Zambona, dalla quale si separò e sposò due volte. Nel 1947 divennero cittadini statunitensi. Uomo dal fascino magnetico, ebbe una vita sentimentale movimentata. Nel 1948 tornò in Svizzera e  dopo una burrascosa  relazione con Marlene Dietrich, l’indimenticabile diva dell’Angelo azzurro, nel 1958, sposò l’attrice hollywoodiana Paulette Goddard che rimase con lui fino alla sua morte, avvenuta a Locarno nel 1970 a 72 anni. Fu sepolto in Svizzera nel  cimitero di  Ronco sopra Ascona dove è sepolta anche Paulette…

  

 Niente di nuovo sul fronte occidentale L’opera

Niente di nuovo sul fronte occidentale racconta la storia di un gruppo di giovani ventenni, appena usciti da scuola, costretti dall’ideologia ad indossare uniformi e stivali  a imbracciare fucili e partire per il fronte durante la prima guerra mondiale. Durante lo svolgimento del racconto uno ad uno questi compagni cadranno in battaglia e toccherà ad uno di loro, il protagonista Paolo, farsi carico di raccontare attraverso parole dense di dolore ciò che i suoi occhi hanno visto, prima di andarsene lui stesso dopo un lungo peregrinare su una terra arida e prosciugata che non può restituire più nulla ai suoi abitanti.
Nel suo stile narrativo piano e lineare, che ha quasi il ritmo di una cronaca, Remarque impiega tutta la sua padronanza stilistica per rendere, con frasi semplici e nitide le immagini terribili di una guerra piena di fango e di morte. Sembra quasi voler contrapporre la chiarezza e la semplicità della sua scrittura al caos e al marasma di orrori e sofferenze che la situazione bellica porta con sé.
Paolo diviene così il portavoce dei pensieri dell’autore; egli non può espressamente gridare la sua angoscia e disperazione ma le parole tristi e dolci nel descrivere la situazione vissuta esplodono nelle coscienze individuali con la forza di mille echi che risuonano nei pensieri del lettore.

Ed in questo sta la bravura di Remarque. Il suo intento è chiaro agli occhi del lettorefin dall’ inizio dell’opera che introduce la storia: 

Questo libro non vuol essere né un atto di accusa né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione la quale – anche se sfuggì alle granate – venne distrutta dalla guerra” 

E viene ribadito, come a chiudere il cerchio narrativo, nel finale, alla morte di Paolo:

        “Era caduto con la testa in avanti e giaceva sulla terra, come se dormisse.
Quando lo 
voltarono si vide che non doveva aver sofferto a lungo: il suo volto
aveva un’espres
sione così serena, quasi che fosse contento di finire così.”

Remarque non si limita a raccontare una storia, egli vuole colpire il cuore del lettore, sferrando pensieri sparsi lungo il libro nei quali esprime cordoglio per una generazione diventata vecchia anzitempo “la nostra gioventù se ne è andata da un pezzo. Noi siamo gente vecchia”; per dei ragazzi costretti, a diventare duri, diffidenti, spietati, vendicativi, rozzi, per sopravvivere alla disperazione e al pericolo della pazzia; per dei soldati resi derelitti dai lunghi digiuni che quando si spogliano rivelano la gracilità delle gambe e delle spalle come quando erano fanciulli.

E si lascia andare a uno sconforto senza ritorno:“Abbandonati come fanciulli, disillusi come vecchi, siamo rozzi, tristi, superficiali. Io penso che ci siamo perduti … E’ finita.”

Quella  vita li ha ridotti animali insensibili appena pensanti, subordinati all’istinto, per farli resistere all’orrore che li ha fiutati e schiacciati nei giorni, mesi, anni trascorsi in trincea.

La natura calma e serafica si contrappone al disastro incombente, eppure in essa, e forse solo in essa, i soldati riescono a trovare riparo, in una tacita unione di colori, suoni e odori. Si incantano, e noi ci incantiamo con loro, davanti alla bellezza dei boschi con la cornice delle betulle che cambiano di colore continuamente: “ora i tronchi brillano candidi e fra l’uno e l’altro tremola come una seta impalpabile il fogliame verde chiaro; il momento appresso tutto diventa di un azzurro opalino, che sfiora i margini argentati e s’affonda nel bosco e cancella il verde: ma poi, se una nuvola passa sopra il sole, ecco l’azzurro si oscura a tratti fino a parer nero, e l’ombra vola come un fantasma lungo i tronchi smorti, sopra la piana e fino all’orizzonte, mentre già le betulle risorgono come bandiere festose dalle bianche aste, tra il fiammeggiare rosso-oro delle fronde d’autunno!

Arriverà l’estate del 1918 con i papaveri rossi sui prati e le calde serate piene di stelle, portando  esaltanti rumori di armistizio e di pace che  turbano i cuori: quale speranza porterà il vento che  passa sopra i campi bruciati, e, l’atroce orrore di morte?

La lettura di questo libro lascia al lettore un impotente senso di tristezza. Molte sono le situazioni strazianti descritte, prima fra tutte la morte lenta e dolorosa di chi è caduto sul fianco francese sotto gli occhi disperati di Paolo.

La narrazione accompagna il lettore attraverso un girone dell’inferno dal quale si vuole uscire in un modo o nell’altro, come Paolo, sereno nel momento della morte quasi fosse contento di finire così. Noi proviamo la stessa sensazione di compassione nei confronti dello sventurato, condividiamo le sue paure e le sue angosce, soffriamo assieme a lui in simbiosi catartica, trascinati dalla magia della sensibilissima scrittura di Remarque.

Buona lettura

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