Depaolis Federica

…a cura di Graziano M. CobelliPoesia

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Chi è Federica Depaolis,

 

Federica Depaolis è nata a Pontedera (Pisa) nel 1971 e vive a Firenze. Bibliotecaria presso l’Università di Firenze, si occupa di studi bibliografici e di storia della letteratura per ragazzi.
Ha pubblicato un libro sulla biblioteca di Indro Montanelli e uno sulla bibliografia delle opere e della critica su Dacia Maraini. Vincitrice di importanti Concorsi di poesia. Ha al suo attivo due romanzi, una raccolta di racconti ed è presente in volumi Antologici di Poesia.

 

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Poem

Io esco per andare da qualche parte
e sempre mi trovo qui
borsa a tracolla, chiavi, scarpe col tacco
manageriale all’occorrenza
sono una donna senza.
A gambe all’aria scavalcando pruni
ho smagliato il polpaccio destro
e rotto un’unghia
sul sentiero spulciando doppie punte
e asparagi selvatici
è sparito un pesce fantasma
guizzato di coda
facendomi ciao
d’altronde son acque vive, vive e tremolanti come bavaresi
come campanelle
mocci verdi con tronchi mezzo naviganti
camposanti a galla
isole a largo
son fogli di cellophane tirati male agli angoli
linfe succhiate da cannule lungo i fossati
a starsene qui
servirebbe un fazzoletto
da annodarselo al naso
da strozzarcisi il cuore
quando mi andò in malora e il verme cominciò
oscuro rodìo
prima
molto prima che mi ci piantassero dentro
uno zoccolone di cavallo
un dente di cane
la bacchetta delle tende
l’uomo che mi tradì
e non se ne accorse.
Chi vuoi che veda, amica mia
il lungofiume è luogo per uccelli pesi e soli
reame di cenci e scarpe alla rovescia
dove ingrassa la melma cenere piove
e allora, si accomodi signora
fai come se fossi a casa
mi dici, oilà, mettiti in agio,
ma sì, spogliati
levati gli anelli
fai finta di averlo comprato, il fiume
come fosse un lungo foulard
al discount stamattina
che ti usciva tutto dal carrello
così ubbidiente
già scalza
prendo a sbottonarmi la pena
invocando brune anatre
in faccia ai salici
apro la camicetta delle bugie
sfaccio il fiocco alla corrente
abbasso la zip della piena
come la prima volta che mi mentì
mi riempì di lividi
e mi rubò la zattera
ma lui è un uomo e non sa nulla
di quel che avviene nel nostro letto
me ne ricorderò nella preghiera domattina
oppure lo chiederò al fiume
insieme ad altre notizie
di vita o di morte
dunque parla, fiume
pazzo, scivoloso fluidofiume
con dentro lei
che dicono ci cadde
col berretto in testa
caso mai, ragazza mia, ci vengo io a ripescarti
se stanotte saranno correnti favorevoli
e buoni coltelli
le mie finora
non hanno fatto che respingermi
a suon di vuote lune butterate
dove ero venuta
hanno ostruito le vene del cuore
di scorie, nero liquame
radici in bocca
fango sulle illusioni
bella mia, che ti credevi?
hai quasi quarant’anni
il fiume il cuore
se l’è portato via.

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