Castelletti Bruno

…a cura di Graziano M. CobelliPoesia

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Chi è Bruno Castelletti,

Avvocato/Poeta risiede e lavora a Verona dove ha occupato più volte negli ambiti Istituzionali anche cariche di altissimo prestigio, finanche Presidente della Provincia di Verona.
Nato esattamente in Val d’Orsa (per questo in arte è anche conosciuto come Bruno Da Orsa), in una gola profonda del Monte Baldo che si trova nel Comune di Brentino Belluno (VR), da bambino viveva in questo luogo per dieci mesi l’anno salvo nei mesi più freddi, quando con tutta la famiglia si trasferiva su in alto, sui monti, in Contrada Castelletti a Ferrara di Monte Baldo (VR), che è il Comune più piccolo della Provincia.
Li, nella sua Contrada, nei suoi orto, nel suo bosco, ogni volta che può, si rifugia per riassaporare il gusto e nutrirsi del profumo della natura che lo ha visto crescere e trovare la serenità per dolci e profonde ispirazioni poetiche.
Prevalentemente Poeta dialettale, ma non sono certamente trascurabili le sue splendide Poesie in Lingua.
Vincitore di innumerevoli premi e segnalazione sia in Lingua Italiana quanto in Dialetto in Concorsi di carattere Triveneto e Nazionale.
È un’anima sensibile ma libera, non ha mai fatto parte di nessun gruppo poetico in specifico ma li frequenta tutti dove è sempre atteso ospite per la sua simpatia oltre che per la sua bravura.
Nel 2010 però, una piccola svolta inaspettata, con altri 6 Poeti dialettali Veronesi è Socio fondatore del “Cenacolo di Cultura e Poesia veronese “Gino Beltramini” 2010”.
Inserito in varie Antologie di Poesie Dialettali pubblicate insieme con altri famosi Poeti Veronesi, Trentini e Mantovani.
Anche lui, organizzatore di grandi Eventi poetico musicali di grande rilevanza, soprattutto nell’ambito delle sue terre d’origine, suo il merito se il nuovo villaggio in località Albarè di Ferrara di M.B., annovera quattro vie dedicate ad altrettanti grandi Poeti dialettali veronesi, all’inaugurazione delle quali, per ogni Poeta ha fatto seguito un importante Convegno da lui magistralmente organizzati e presentati.
L’1 Dicembre 2018 è stato insignito con l’Alfiere d’Oro dall’Associazione Aque Slosse di Bassano del Grappa (VI), la quale da molti anni, ogni anno, conferisce questa Onoreficenza ad una persona originaria della nostra Regione e che ha dedicato tutta la vita alla conservazione ed alla divulgazione della lingua madre e delle tradizioni Venete.
Molte altre sarebbero le cose importanti che si potrebbero raccontare del Poeta Bruno Castelletti ma per opportunità di spazio, non mi voglio dilungare e passo a darvi qualche cenno sulle sue Liriche.
Finalmente, dopo molte insistenze di tanti Amici, si è deciso a pubblicare un suo libro di Poesie in Vernacolo che data la consistenza (100 poesie) si può considerare la sua “Opera Omnia”, il libro dal Titolo “Stéle da L’Orsa” è stato dato alle stampe e subito presentato al pubblico nel mese di Giugno 2010, tanta era l’attesa e il riconoscimento ottenuto che le migliaia di copie edite sono da tempo esaurite.
Ora noi Amici, lo attendiamo con una sua Opera in Lingua.
Ultimamente si dedica anche alla Prosa e secondo mio modestissimo parere, con grande bravura e competenza, tanto che tutti noi amici aspettiamo con ansia, sicuri che ciò avverrà quanto prima, qualche affermazione anche in questo campo.
Oggi, nella mia rubrica, troverete una sua Poesia in Vernacolo dal titolo “Madonina” ritenuta per acclamazione generale, il suo più grande capolavoro e porta con se il profumo dell’aria Montebaldina, mentre per la Poesia in Lingua, l’Autore ha desiderato che venisse pubblicata una dolcissima Poesia dal titolo “Girasoli”

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Madonina

NOTA: Tra fantasia e realtà. È un ricordo d’infanzia di una donna, vedova di guerra, il cui unico figlio era stato chiamato alle armi. Il capitello raffigurante la Madonna della Corona si trova poco prima di Ferrara di Monte Baldo a fianco della stradella che porta in contrada Castelletti.

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O Madonina, Madonina bela
fa che me fiol el torna da la guera
fa che me fiol el torna da la guera.

Cossì pregava na doneta bianca
davanti al Capitel de la Corona
cossì pregava na doneta sola
da i oci ciari  su la vesta nera
la pèl enransignà da la fadiga
piegà su i fianchi come na seriola.

E tuti i giorni dopo sta preghiera
tornando ’ndrio verso la contrada
la caminava en pressia
fassol en testa e la so zerla a spale
e drento al cor strussià da i despiaseri
la masenava tuti i so pensieri:

Spero propi, Signor
che nassa na vedela
che ’l porco el vegna grasso per Nadal
che la galina la me faga l’ovo
che ’l tempo el piova e vegna anca el secondo
e, pessegando, la disea el sequeri
perché tornesse a casa la bianchina
che za da ’n par de lune la mancava:
l’era scapà ne i boschi
sercando primavera.

Dopo na  pora sena,
prima de nar en leto
sti quatro ossi de doneta bianca
da i oci ciari su la vesta nera
piegà su i fianchi come na seriola
de novo la pregava:
O Madonina, Madonina bela
fa che me fiol el torna da la guera
fa che me fiol el torna da la guera.

El fiol dal fronte
apena che ’l podéa
tra foghi e pianti
cucià ne la trincea
el ghe scrivea a so mama:
no steve dar pensier
e no stè piànzer mama
che quando torno a casa
me cato la morosa
e meto su fameia
e voi che fè la siora
anca per compensarve
de tuto quel ch’ì fato
per arlevarme
e farme vègner grando.

Quando ’n bel giorno
gh’è rivà la nova
che tanto la temeva
dura come ’n  cornal
suta come na piera
la luse en man
tacàndose a la scala
l’à dito la so ultima preghiera:

O Madonina, Madonina bela
fa che tegna me fiol su sti zenoci
cossì come Te tegne el To Putel
giutàndoTe coi brassi.

La sera dopo, vissin al Capitel,
drio le pieghe de na nugoleta,
gh’era el soriso de la me veceta
e l’era bela
e l’era bela
e l’era bela come na Madona.

E tuti i ani sempre stesso giorno
a stessa ora e sempre a stesso posto
i pol vardarla tuti
o meio i pol vardarla solo quei
che brassa e strenze el mondo drento el cor
che i sente respirar le piante e l’erba
en meso al gran concerto de la sera.

Madonnina: O Madonnina, Madonnina bella/fa che mio figlio torni dalla guerra/fa che mio figlio torni dalla guerra// Così pregava una piccola vecchietta/davanti al capitello della Corona/così pregava una vecchietta sola/dagli occhi chiari sul grembiule nero/la pelle raggrinzita dalla fatica/piegata sui fianchi come un’esile candela// E tutti i giorni dopo questa preghiera/tornando indietro verso la contrada/camminava in fretta/con il fazzoletto in testa/ e la sua gerla sulle spalle/ e dentro il cuore logorato dai dispiaceri/macinava tutti i suoi pensieri:// Spero proprio, Signore/ che nasca una vitella/che il maiale venga grasso per Natale/che la gallina faccia l’uovo/che il tempo piova per il secondo taglio dell’erba/e andando di fretta, pregava Sant’Antonio/ perchè tornasse a casa la capretta/che da un paio di giorni mancava:/era scappata nei boschi/ cercando primavera//
Dopo una povera cena/ prima di andare a letto/queste quattro ossa di vecchietta /dagli occhi chiari sul grembiule nero/piegata sui fianchi come un’esile candela/nuovamente pregava:/ O Madonnina, Madonnina bella/fa che mio figlio torni dalla guerra/fa che mio figlio torni dalla guerra// Il figlio dal fronte/appena poteva/tra fuochi e pianti/rannicchiato nella trincea/scriveva a sua mamma:/ non state in pensiero/e non piangete mamma/che quando torno a casa/mi trovo la fidanzata/e mi faccio una famiglia/e voglio farvi vivere da signora/anche per compensarvi/di tutto quello che avete fatto/per allevarmi/e farmi diventare grande//Quando un bel giorno/ le è arrivata la cattiva notizia/che tanto temeva/dura come un corniolo/asciutta come una pietra/il lume in mano/attaccandosi alla scala/ha detto la sua ultima preghiera:// O Madonnina, Madonnina bella/fa che tenga mio figlio su queste ginocchia/così come Tu tieni il tuo Figliolo/aiutandoti con le braccia//La sera dopo, vicino al capitello/dietro le pieghe di una nuvoletta/c’era il sorriso della mia vecchietta/ed era bella/ed era bella/ed era bella come una Madonna//E tutti gli anni sempre lo stesso giorno/alla stessa ora e sempre nello stesso posto/possono vederla tutti/ o meglio possono vederla solo coloro/che abbracciano e stringono il mondo dentro il cuore/che sentono respirare le piante e l’erba/in mezzo al gran concerto della sera//

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Girasoli

Hanno ancora negli occhi il solleone
e già l’autunno incede a passi lenti.
Sugli alti steli ormai senza vigore
si piegano alla terra le corolle.
S’allungano le ombre della sera
si spengono concerti di chimere.
Eppure c’è nell’anima il sapore
dei giorni fortunati e dell’attesa.
Forse domani sarà azzurro il cielo
e verde ancora il prato dei ricordi.

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