Ridolfi Aldo

…a cura di Graziano M. CobelliPoesia

Per contattarmi scrivi a >>> gcobelli05@gmail.com

Aldo Ridolfi

Aldo Ridolfi, è un ragazzo di sessant’anni che ha girato mezza Europa  in bicicletta.
È nato a Tregnago (il 15 settembre – segno della Vergine) e ci vive con la sua famiglia nella casa costruita con le sue mani,  fra mobili usciti dal legno degli alberi del suo bosco.
Ha sempre nutrito una passione per la bicicletta,  sognando fin dall’adolescenza  di diventare un corridore, ma per ragioni economico familiari, non ha potuto dedicarsi a questo sport.
Frequentando l’Università come studente lavoratore  è riuscito a  laurearsi brillantemente  in pedagogia soltanto  a 30 anni.
Ha insegnato Italiano Storia e Geografia  soprattutto nelle scuole medie di Tregnago e Badia Calavena,  approdandovi dopo 15 anni di lavoro artigianale come tornitore,  chiamato a fare l’insegnante per vocazione più che per mestiere, scegliendo perciò come primo obiettivo di instaurare con i ragazzi un rapporto di autentico spessore educativo,  basato sull’ascolto, sulla comprensione e sul dialogo.
Vero uomo di pace si augura di aver lasciato nei suoi tanti alunni una traccia della sua libertà mentale,  aperta ai venti contrari,  pronta a confrontarsi, a confutare, a incontrare , ad accogliere, a mediare.
E’ stato presidente della biblioteca di Tregnago  per quattro anni e  in questo ruolo  ha promosso ed organizzato serate culturali dove si è sempre distinto con presentazioni e discorsi,  pieni di senso condiviso, privi di accademismi e sentenziose pedanterie.
Subito in Aldo si riconosce un eccezionale lettore che entra nelle pagine di un libro con  i sensi all’erta,  volti a cogliere la vita delle parole anche oltre quello che ordinariamente possono svelare.
Il passaggio da lettore forte, attento  e sensibile a brillante scrittore,  è stato legittimo e naturale.
Aldo Ridolfi è  uno scrittore di grande respiro: ha pubblicato racconti, articoli, saggi collaborando con giornali e riviste (Cimbri/Tzimbar, Verona In) e ricevendo pregiati premi di riconoscimento.
In vari Concorsi di Prosa anche a livello Nazionale ha ricevuto Premi e riconoscimenti.
Di Aldo Poeta però non si sapeva ed eccomi a svelarlo con due brillanti Poesie.

***

Orizzonti
(a mia madre)

  Solo il vento ti portava
febbrili immagini del mondo:
ma tu vivevi il castigato orto
e il sagrato lucido
e la via del mercato:
albe ed eutanasie della vita.

Ora si cercano trame soddisfacenti,
lontane ed esotiche:
si paga con il bancomat
al cassiere della livida palude.

Ma, alle luci della notte,
è ancora il castigato orto
il giardino delle esperidi.

***

Lapide Bianca

«Ogni uomo è una nube»
Simone Lorici, Poemi mediterranei, 1971

S’è voluto incastonare,
estremo pensiero d’amore,
una lapide bianca su antico muro,
grigio e sbrecciato:
«Qui nacque Simone Lorici, umanista… »

 Ma, attorno, la poesia è desertificata,
annichilita la filos-sofia.
Incombenti zone industriali
squarciano silenzi di boschi atavici.
Un tempo era là, grande, accanto alla cattedra…
Se ascolti, le sue parole giungono nel vento,
sono più sottili della luce,
smorzano urbane aggressività:
«In interiore homine habitat veritas…»

 Quando la ruggine del tempo
e il limo del pensiero
agguanteranno le anime,
togliete – vi prego – muschi e licheni
e pericolosi smog cerebrali
dalla lapide bianca.

Ottobre 2009: E’ la seconda Poesia che prende avvio da un verso della raccolta Poemi mediterranei di Simone Lorici, pseudonimo di Cirillo Bianchi.
Il verso in epigrafe è tratto dal primo componimento, Prologo ad personam. «Quanto avete chiesto».
La prima strofa di questa poesia è chiara e piana. Il luogo fisico è Vago di Lavagno, strada per Zevio, prima fattoria a destra. Appena accennato è il contenuto della targa.
Segue la rapida contraddizione tra la Poesia e la figura di Simone Lorici e la devastazione della zona industriale di Lepia, essa stessa testimonianza di smemoramento. Da questo paesaggio che è fisico e mentale discende la desertificazione della Poesia e l’annichilimento della filosofia. Il riferimento a Rousseau è dovuto soprattutto alla necessità di richiamare il campo culturale specifico di Lorici più che alle famose e solitarie passeggiate del filosofo attraverso i boschi.
La figura del vecchio insegnante ritorna ridondante: “era là”, ma tale ridondanza del ricordo facilita – anzi riesce a smorzare il lugubre brontolio dei motori -l’ascolto del suo magistero: di qui la citazione di Sant’Agostino con la quale il professore ha concluso la domanda all’esame dello scrivente.
Ma non c’è da stare tranquilli: la lapide bianca sarà invasa da muschi e licheni reali e metaforici e ogni volta sarà necessario ripulirla.

***

↓