1 – FIGURE DELL’IMMAGINARIO LESSINICO: Innanzitutto i debiti.

…a cura di Aldo RidolfiPoesia

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FIGURE DELL’IMMAGINARIO LESSINICO
  1. Innanzitutto i debiti

Volendo raccontare qualcosa attorno agli esseri fantastici che popolavano i giorni ma soprattutto le notti delle nostre colline veronesi fino a sessant’anni fa, corre l’obbligo, come si è soliti dire, di fare memoria delle persone che, avendo creduto nel potere della scrittura, hanno sottratto all’oblio storie che altrimenti si sarebbero perse.
Tra i raccoglitori di storie possiamo citare Piero Piazzola, Attilio Benetti, Ezio Bonomi e Giuseppe Rama, ma non solo.
Piazzola, mitico maestro di Campofontana (VR) ove ha esercitato per numerosi anni, inizia a pubblicare storie di esseri fantastici all’inizio degli anni Settanta grazie allo spazio che riviste come “Vita di Giazza e Roana” offrivano agli studiosi di storia locale e di folklore. E’ infatti nel n° 5 di tale rivista, gennaio-marzo 1971, che compare “Seralda, l’anguana della vendetta”, una straordinaria storia che non mancheremo di raccontare nelle prossime puntate. Inizia qui una gloriosa epopea che consente al maestro Piero di dare spessore culturale e folklorico a racconti che l’incipiente modernità stava fagocitando, riducendoli al silenzio.
Particolarmente significativo è anche l’apporto a questa complessa saga di Attilio Benetti. Il fondatore del museo Paleontologico di Camposilavano di Velo V.se (VR) raccoglie tutte le storie che conosce in proprio, avendole conservate fin dall’infanzia, e che riceve da altri informatori, in due volumetti; molte di esse hanno come protagonisti esseri fantastici. Si tratta de I racconti dei “filò” dei monti Lessini, del 1983 e de Favole leggende e realtà nei racconti dei “filò” dei monti Lessini, del 1995. Con questi lavori Benetti ci consegna forse il corpus più organico dei racconti lessinici all’interno dei quali trovano posto anche le figure dell’immaginario.
Non passa molto tempo che accanto a questi due cultori di etnografia se ne affiancano altri, più giovani: Ezio Bonomi e Giuseppe Rama. Ambedue partecipano, per esempio, al convegno Orchi anguane e fade in grotte e caverne, del 1991. L’uno e l’altro scandagliano con pertinace insistenza l’area lessinica chiacchierando con chi in Lessinia ha trascorso una vita e prima di lui l’hanno trascorsa il padre e la madre, il nonno e la nonna, il bisnonno e la bisnonna. E avanti di questo passo a costruire una continuità oggi difficilmente comprensibile. La forza di Bonomi  e Rama consiste nel piacere di stare con la gente, di ascoltare le loro storie, di annotarle e di trovar il modo di divulgarle e di farle diventare patrimonio scritto, garanzia di tenuta temporale. Ed è appunto il chiacchierio spontaneo, all’apparenza privo di finalità, che suscita i ricordi più riposti, usciti, per così dire, dall’orizzonte di una quotidianità, quella contemporanea, profondamente mutata.
Oltre ai ricercatori e agli studiosi citati, altri si sono confrontati con queste questioni, arricchendo il patrimonio di racconti e fornendo letture complessive e interpretazioni interessanti. A tempo debito daremo conto anche di loro, nella certezza comunque che tutti non riusciremo a citarli.

Aldo Ridolfi – (1 continua)

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Foto da Wikipedia

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