Morazzoni Marta – “La nota segreta”

…a cura di Elisa Zoppei

Carissimi amici dell’Angolo della Lettura, prima di tutto ringrazio quanti di voi condividono la mia passione per i libri e mi inviano gratificanti messaggi in relazione ai romanzi che presento in questa rubrica. È molto bello sentirsi condivisi. Stimola a tentare sempre di essere all’altezza di desideri e aspettative. Sono felice di ricevere anche le vostre segnalazioni circa le novità librarie che vi hanno particolarmente colpito. Grazie a voi il mio raggio di conoscenze si allarga e si arricchisce. Questa settimana vi presento un romanzo che vi appassionerà al di sopra di ogni attesa: La nota segreta di Marta Morazzoni, vincitrice nel 2010 del Premio Letterario Internazionale “Scrivere per amore”. Il Premio voluto dal Club  di Giulietta di Verona, è nato nel 1996 come omaggio ai due amanti veronesi, eternati da Shakespeare. A carattere internazionale, riguarda le opere uscite in Italia, scritte da autori di qualsiasi nazionalità, e ha lo scopo di premiare un libro centrato su quell’unico tipo di amore che unisce un uomo e una donna. Fra i fondatori contiamo il nostro prof. Giancarlo Volpato, che nella giuria del Premio ha logicamente puntato sul libro della Morazzoni, da sempre fra le mie autrici preferite.
Grazie Giancarlo.

Marta Morazzoni Note biograficheMarta Morazzoni

Ho conosciuto di persona Marta Morazzoni nel 2003 nel foyer del Teatro Nuovo, dove presentava il suo romanzo Lezioni di stile (Longanesi 2002), ma l’avevo già incontrata negli altri suoi libri: La ragazza col turbante (1986), L’invenzione della verità (1988), uno dei libri che ho maggiormente amato, Casa Materna(1992), L’estuario (1996) e Il Caso Courrier, vincitore del premio Campiello del 1997. Ormai insieme a un numeroso stuolo di lettori piuttosto esigenti e di critici severi, l’avevo idealmente insediata di diritto nell’empireo della narrativa italiana, affascinata dalla sua scrittura elegante e raffinata e dal suo modo di tirarti dentro il racconto, quasi in sordina senza che te ne accorgi e poi quando giungi alla fine, resti lì, inappagato perché ne vorresti ancora.
Le stringate note biografiche delle quarte di copertina dei suoi romanzi ci dicono che Marta Morazzoni è nata a Milano nel 1950 e vive a Gallarate dove insegna lettere in una scuola superiore. Laureata in filosofia con Remo Cantoni alla Statale di Milano, ha tenuto rubriche di critica teatrale su riviste specializzate. I suoi romanzi hanno riscosso ovunque riconoscimenti e successi. Queste informazioni non bastano però a delineare il profilo di una delle scrittrici più acclamate del nostro tempo, che a partire dai primi esordi, ha continuato a ottenere una prestigiosa popolarità sia in Italia che all’estero, dove i suoi libri tradotti in molte lingue, sono stati attentamente valutati e non di rado premiati.
Da qualche intervista seminata qua e là in quella grande cassaforte di Google,  si viene a conoscere che è Boccaccio a portare la Morazzoni, ancora studentessa, ad una riflessione sul piacere dello scrivere, che più tardi diventa per lei sinonimo di un raccontare fine a se stesso, lontano dall’idea di dare lezioni di vita o peggio di morale.
Sembra che abbia scoperto l’inclinazione per la scrittura anche grazie alle letture in lingua originale delle opere di Proust e che uno dei suoi primi estimatori sia stato il critico Pietro Citati, al quale inviava i suoi manoscritti. Fu lui che la presentò all’editore Longanesi che stabilì con questa autrice un legame tuttora vitale. Dalla penna dei critici più autorevoli, Giancarlo Vigorelli ed  Emilio Tadini solo per fare qualche nome, è stata sovente definita la miglior scrittrice d’Italia del nostro tempo.Condivido il loro pensiero per il suo saper dare senso e colore agli eventi con piccole osservazioni, puntualizzazioni minime, segnature leggere, messe lì sembra per caso, ma senza delle quali il racconto risulterebbe incompleto.

La nota segreta -Copertina

 La nota segreta 

Presento qui l’ultimo dei suoi romanzi che ho letto: La nota segreta,(Longanesi 2010) dove sembra cimentarsi mettendo alla prova la sua vena di narratrice romanzesca, imbastendo, sulla scia dei grandi narratori di ogni tempo, una storia intessuta di tutti gli ingredienti dell’avventura amorosa al limite del rocambolesco, senza allontanarsi dall’eleganza formalmente sobria, scevra di sbavature che la contraddistingue. Da scrittrice di razza.

È la storia di un amore proibito nato tra le mura di un convento di clausura nella settecentesca Milano asburgica. Vi si narrano le vicende della contessina Paola Teresa, figlia di secondo letto del conte Francesco Brunerio Pietra, appartenente a un’antica famiglia milanese di nobile retaggio, che, dalla inflessibile autorità paterna, con una sorte simile alla ben nota manzoniana monaca di Monza, ma con un esito finale molto diverso, viene affidata ragazzina al monastero benedettino di Santa Radegonda che la accoglie (fornita di un ragguardevole corredo) per ripararla dai pericoli del mondo. Chiusa nel saio claustrale la giovinetta trascorre i suoi giorni in indifferente serenità, spartendo le ore fra preghiere, lavoro e canto, una passione scoperta in convento grazie alla monaca cantante suor Rosalba Guenzani, grande soprano e maestra del coro, insieme a uno stupefacente timbro da contralto che non sospettava di avere. Una voce di rara potenza quella di suor Paolina Pietra si viene a sapere fuori del convento. Ad ascoltare le Lodi a Dio cantate in duetti paradisiaci modulati su corde di velluto, da suor Paolina e suor Rosalba durante le messe solenni, arrivavano da tutta Milano: gente umile e di rango stipata nella chiesa, rapita ed estasiata. C’era fra gli altri anche un distinto signore inglese in missione diplomatica presso il granduca d’Austria, non più giovanissimo, ma molto aitante, che confuso tra la folla non mancava agli appuntamenti melodici delle due monache, e tendeva agitato e inquieto l’orecchio alla voce carnosa e appassionata della più giovane che saliva scura e vibrante, fra i gorgheggi da soprano della più anziana. Sapeva, sir John Breval, quella voce appartenere a una monachella, poco più che una ragazzina, che qualche mese prima aveva avuto la ventura di sollevare trale braccia, svenuta a causa di un malore. Il visino pallido sotto il velo un poco scostato, la caviglia molto sottile intravista fra le pieghe scomposte del saio, il calcagno liscio e rosa, gli erano penetrati nelle pieghe del cuore, turbandolo in modo inaspettato. Si troverà avvampato in una passione senza scampo, ammaliato dal turgore vellutato come una carezza della voce di Paolina e non si fermerà davanti a nulla, disposto a perdere tutto pur di poterla avere. Paola Pietra, che non ha mai conosciuto niente dei pericoli del mondo, gli si affida con la grazia e l’abbandono dei suoi 17 anni (lui ne ha 36). Che ne sarà di loro, travolti nella bufera di un amore peccaminoso, condannato da tutti fin dal suo nascere? Riusciranno i due amanti fuggiaschi a salvare con dignità la faccia e il loro amore di fronte alla messa in atto di forme persecutorie scatenate da varie parti (Stato e Chiesa) nei loro confronti? Che ne sarà di Paolina e della sua giovane vita?

L’autrice non si risparmia nell’ingarbugliare la trama (perfino un arrembaggio sul mare) per dipanarla lungo un filo che ci porta dentro ambienti e personaggi circonfusi di mistero e segretezza, cavandoli dalle loro antiche icone e rimettendoli al mondo con la sapienza narrativa propria della romanziera storica che è qui, come altrove, la sua specialità. È una voce narrante, la sua, che si infiltra tra le vicende come una presenza vigile, composta e discreta, non di rado sottilmente ironica, che semina senza darlo a vedere perle di vera saggezza. Grazie Marta.

Buona lettura, vs Elisa.

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