Steccanella Maria

… a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

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Maria Steccanella

Letterata, resistente, insegnante, Maria Steccanella nacque a Cazzano di Tramigna il 29 gennaio 1898. Conseguì l’abilitazione magistrale e iniziò ad insegnare alle scuole elementari prima nel suo paese, poi a Bolca e a Cogollo di Tregnago. Poi, si laureò in lettere a Padova nel 1926. Intanto, nella sua casa cominciò ad abbattersi la persecuzione fascista; la sua famiglia fu costretta a chiudere la trattoria, ella stessa ebbe forti difficoltà nell’insegnamento, un fratello socialista fu tenuto sotto controllo: egli era il sindaco di Cazzano di Tramigna e ciò giocò assai a sfavore anche per i componenti della famiglia, massimamente per Maria che, a differenza degli altri componenti, manifestò sempre con vigore e senza alcuna titubanza la sua avversione al partito politico imperante. L’antifascismo era molto forte in casa Steccanella e la giovane docente divenne oggetto di chiare persecuzioni. Per otto anni fu precaria presso l’Istituto Seghetti a Verona dove insegnava alle scuole superiori e nel 1934 venne reintegrata. Andò al liceo classico di Gorizia per un biennio, poi preferì emigrare.
Recatasi in Francia, nell’estate 1934 incontrò dei fuorusciti italiani per i quali nutrì sempre grande simpatia; volle ritornare in patria: dal 1935 fu giornalmente seguita dal regime, che la considerò una pericolosa cospiratrice e molti furono i rapporti sul suo conto, stilati dalla polizia.
Nel 1936, pubblicò il suo primo libro di poesie, Nell’ombra, con lo pseudonimo di Maria Gentile, manifestando la sua indole malinconica e attenta ai valori domestici, ma non disdegnando forti accenti di libertà tradita.
Insegnante presso l’Istituto magistrale “C. Montanari” di Verona, nel 1938 fu prelevata da scuola e rinchiusa nel carcere “Agli Scalzi” (per 45 giorni) e poi sospesa dall’incarico per essere riassunta nel marzo 1939. Recatasi a Chieti per insegnare presso un convento di Orsoline, venne raggiunta dalla polizia, nuovamente fermata e sospesa. Andò a Mantova, emigrando volontariamente da Verona e da qualsiasi contatto con le istituzioni del passato, per essere lasciata in pace. Anche nella città lombarda fu fatta oggetto di diffida e, il 27 dicembre 1940, fu tradotta a Roma, dove subì un arresto e una breve detenzione alle “Mantellate”. Riprese regolarmente il suo ruolo didattico nel 1943.
Maria Steccanella diede ospitalità temporanea a soldati e partigiani; tenne nascosti, per qualche giorno, i liberatori sopravvissuti all’assalto al carcere degli “Scalzi” per la liberazione di Giovanni Roveda (luglio 1944), il sindacalista comunista d’origine pavese, che poi divenne il primo sindaco di Torino liberata. Fece attività di resistenza nelle valli del Tramigna e dell’Alpone. Intanto era venuta costruendo amicizie con letterati e persone che amavano la libertà al di là e ben oltre le ideologie: Lina Arianna Jenna (v. questo Sito), Egidio Meneghetti (v questo Sito), Gino Beltramini (v questo Sito), Giovanni Battista Pighi (v. questo Sito), Celeste Ausenda, nota socialista cremonese, Mons. Giuseppe Turrini, Mons. Giuseppe Chiot, Berto Barbarani e molti altri ancora.
Collaborò ad “Azione muliebre”, la coraggiosa rivista veronese diretta da Elena Da Persico (v. questo Sito), a “Vita veronese”, il periodico della cultura cittadina e della provincia.
Cominciò a dedicarsi, dopo la guerra, alla letteratura e agli studi storici affiancandoli al suo costante lavoro di docente. Pubblicò un paio di monografie su Cazzano e sulla Val Tramigna, su Soave. Poiché aveva conosciuti i poeti e con loro aveva condiviso serate e allegre conversazioni, Maria Steccanella volle proporre al pubblico Cinquant’anni di poesia veronese: 1900-1950 (1956) dove, oltre a una dotta presentazione, pubblicava delle sillogi di autori che avevano onorato le lettere cittadine.
Si occupò di critica letteraria, massimamente di Manzoni, ma sempre con l’occhio finalizzato alla didattica ch’ella svolgeva quotidianamente; all’autore de I promessi sposi, dedicò un corposo saggio dal titolo A Manzoni nella vita e nell’arte, 1951, firmandolo con lo pseudonimo di Caterina Castelli.
Attenta a quanto accadeva e attratta dalle novità del progresso, scrisse delle liriche in occasione delle prime prove spaziali, anche se uscirono qualche anno dopo (Canti dello spazio, 1965), non negò la sua penna per presentazioni di studi e raccolte letterarie. Sia pure a livello amatoriale, si occupò pure di speleologia e di storia locale. In occasione della scomparsa di Egidio Meneghetti, dedicò all’amico delicatissime righe nate sull’onda dell’affetto per il poeta, per il resistente, per l’uomo che aveva dedicato alla libertà buona parte di se stesso.
Maria Steccanella volle concludere la sua produzione poetica con Ultimo approdo (1972) che le valse il premio “A. Aleardi” dell’Accademia catulliana e il cui titolo dice abbondantemente la tensione spirituale dell’autrice.
Nubile, dedicò gli ultimi anni della sua vita agli affetti domestici, circondata dalla riconoscenza dei molti che l’avevano conosciuta e che sapevano della sua ansia di libertà e di amore contro qualsiasi forma di repressione. Per la sua attenzione verso i concittadini, fu circondata di profondo affetto. Curò, come sempre, le amicizie contratte nella lunga militanza: Amelia Rosselli, la madre dei due giovani sacrificati sull’altare dell’odio fascista, Filippo Turati e molti altri che la grande storia ha ignorato ma che dettero se stessi per una causa più giusta. Assai pochi sapevano dei rapporti che Steccanella teneva con molta gente, diventata, poi, importante nel corso della storia; questo faceva parte del suo carattere: proteso alla conoscenza, molto fermo e deciso, ma pieno di silenzi e assai scarso di primi piani.
Lasciò composizioni liriche inedite, lettere, abbozzi di storie locali e un breve poema in dieci stanze a decasillabi, consacrato alla guerra civile spagnola del 1936: un grande affresco dove, da una tensione narrativa e passionale che albergava nel cuore di chi credeva in un esito di novità sociale, si assiste al morire della speranza con le sue grandi ali abbattute dall’avvento franchista.
Maria Steccanella si spense a Tregnago il 24 settembre 1989. In suo nome e di quello della sorella, la famiglia lasciò al comune di Cazzano di Tramigna una bella residenza perché fosse adibita ad indigenti o ad anziani, come è nella realtà. A lei sono state dedicate una via poco lontano dalla sua abitazione e la biblioteca civica del paese.

Bibliografia: Lanfranco Vecchiato, L’anima poetica di Maria Steccanella, “Nova Historia”, Verona, 1974, n. 6, pp. 35-37; BerardoTaddei, Le donne veronesi perseguitate prima e durante il fascismo, Verona, Novastampa, 1988, pp. 100-101; Giancarlo Volpato, Steccanella Maria, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 784-785; Giorgio Arduini, Vite di grandi veronesi, v. 3, Verona, Banca di Verona credito cooperativo Cadidavid, 2007, pp. 195-203; Mirella Leone, Il fascismo e l’universo femminile: consenso e dissenso delle donne italiane, Verona, QuiEdit, 2017; Maria Vittoria Adami, “Ha un fratello socialista”. Si mobilita la polizia segreta, “L’Arena”, 22 apr. 2018, p. 29.

Giancarlo Volpato

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