Maderna Bruno

…a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

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Bruno Maderna

Musicista, compositore, direttore d’orchestra Bruno Maderna nacque a Venezia il 21 aprile 1920 ed acquisì il cognome della madre, donna nubile, all’età di nove anni non desiderando più quello del padre. Durante l’infanzia visse nella casa di costui, Umberto Grossato.  Bambino prodigio di eccezionale talento, apprese i primi rudimenti musicali che sviluppò in maniera straordinaria. Ancora assai giovane intraprese l’attività concertistica con il complesso d’intrattenimento paterno, che lo avviò alla musica e poi con le grandi orchestre (diresse un concerto sinfonico, a soli tredici anni, in Arena, ma già il padre lo aveva fatto dirigere, a soli 7 anni, il proprio complesso).
Nel 1934 fu adottato dalla veronese Irma Manfredi, titolare di una sartoria, che lo accudì per tutta la formazione e, grazie a lei, poté studiare. Fu allievo di Attilio Pedrollo, noto musicista vicentino (cui è intitolato il Conservatorio musicale della città), poi andò al Conservatorio Santa Cecilia di Roma diplomandosi in composizione. A Verona incontrò Pino Donati, compositore e direttore d’orchestra veronese, marito del celebre soprano Maria Caniglia. Si perfezionò con Gianfrancesco Malipiero e poi all’Accademia Chigiana di Siena.
Arruolato nell’esercito il 10 agosto 1942, andò a Merano e, saltuariamente, diresse alcuni concerti. Dopo l’8 settembre 1943, entrò in contatto con il Fronte di Liberazione nazionale; nel febbraio 1945 venne arrestato dalle SS tedesche e riuscì ad evadere fortunosamente, unendosi ai partigiani a S. Anna d’Alfaedo. Terminata la guerra fu l’artefice del rinnovamento musicale a Verona e, nell’estate dello stesso anno, 1945 sposò Raffaella Tartaglia di Mozzecane.
Insegnò al Conservatorio di Venezia “B. Marcello” dal 1945 al 1949, fino a quando conobbe il grande direttore d’orchestra Hermann Scherchen a Darmstadt che divenne il luogo degli incontri musicali annuali tra i grandi innovatori della musica di allora: Pierre Boulez, Luigi Nono, Luciano Berio, Olivier Messiaen, John Cage e Karlheinz Stockhausen. Si stabilì nella città tedesca dove divenne direttore, assieme a Boulez, dell’“Internationales Kammerensemble”; qui conobbe Beate Christine Köpnik, con la quale convisse e che sposò nel 1972, dopo il divorzio, avvenuto alla fine del 1971, con la Tartaglia. Con Berio, nel 1955, fondò lo studio di fonologia musicale della Rai a Milano che divenne il punto di riferimento per la diffusione della musica d’avanguardia in Italia.
Bruno Maderna, intanto, grazie alle sue composizioni e alle opere che venivano suonate, cominciò ad imporsi come una delle figure centrali nel panorama della musica dodecafonica ed elettronica. La sua fama lo chiamò a dirigere orchestre in tutte le parti del mondo: a Devon in Gran Bretagna, a Rotterdam in Olanda, al “Mozarteum” a Salisburgo; andò fuori Europa molte volte, soprattutto negli Stati Uniti. Nel 1971 divenne direttore dell’Orchestra sinfonica della Rai a Milano.
Grazie alla celebrità acquisita, Maderna diventò il fulcro di riferimento per le ultime generazioni di compositori. Come direttore d’orchestra, svolse un’intensa ed efficacissima attività in favore della musica contemporanea, tenendo a battesimo numerose prime esecuzioni di composizioni d’avanguardia.
La sua figura di musicista, sostenuta da una lucida coscienza storica, rappresentò un ineludibile punto di raccordo fra le esperienze seriali strutturaliste e le nuove possibilità offerte dalla musica elettronica. Egli è considerato, con Luciano Berio, il vero padre della musica dodecafonica.
Le sue opere segnarono un punto fermo nella storia della modernità: Notturno (1956), ad esempio, sconvolse letteralmente la concezione classica della composizione alla quale, tuttavia, Bruno Maderna prestò la massima attenzione e che diresse con molta intelligenza in varie parti del mondo. Musica su due dimensioni (1957), dal titolo quanto mai significativo, cui seguirono Serenata III e Serenata IV e Hyperion appaiono, ancora oggi, il punto discriminante tra le due concezioni musicali, assolutamente non elidenti l’una dell’altra ma assai bene concilianti benché diverse come impostazione metodologica, come suoni e utilizzo degli strumenti. Per il flautista Severino Gazzelloni scrisse Musica su due dimensioni e Grande Aulodia per flauto, oboe e orchestra.
L’aspirazione al canto, a un melos perduto, archetipo, contraddistinse altri lavori composti negli anni Settanta: Ausstrahlung (su testi persiani e diretto dallo stesso autore a Persepoli nel 1971), Aura, del 1972, premiato postumo nel 1974, Biogramma e, testamento spirituale del musicista, Concerto per oboe n. 3, che fu l’ultima sua fatica musicale.
Si cimentò, anche, con composizioni cameristiche ed alcune colonne sonore oltre ad un’opera teatrale Satyricon (1973), rimasta famosa per l’arditezza musicale; lasciò delle invenzioni radiofoniche e una serie piuttosto consistente di opere che conobbero un buon successo. Fondò la rivista “Incontri musicali” per dare spazio ai giovani attratti dalle novità della dodecafonia e della musica elettronica.
Bruno Maderna fu un musicista molto eclettico poiché il suo repertorio non trascurò mai i grandi del passato: egli, infatti, portò sulle scene Henry Purcell e i contemporanei, passando per Wagner, Debussy, Mahler e molti altri.
Quasi alla fine della carriera, fu insignito del “Premio Italia” grazie ai meriti acquisiti portando il nome della sua patria in giro sui palcoscenici del mondo.
Egli fu uno spirito irrequieto ed anche avventuroso, poiché non cessò mai d’indagare nuove tecniche compositive: dal neoclassicismo alla contemporaneità, all’uso dell’espressionismo atonale della seconda scuola di Vienna e della dodecafonia. Il temperamento musicale di Maderna fu essenzialmente lirico, da cui la costante attenzione alla dimensione melodica venutagli dalla passione per strumenti prettamente melodici quali l’oboe e il flauto. Fu il maestro indiscusso europeo della musica moderna.
Nonostante avesse preso residenza in Germania e fosse continuo il suo peregrinare, il musicista rimase fortemente legato a Verona dove veniva ogniqualvolta poteva permetterselo e dove aveva degli affetti che lo accompagnarono per tutta l’esistenza: in primis, quell’Irma Manfredi che lo aveva adottato. Qui diresse parecchi concerti; egli non dimenticò mai di essere stato costantemente nella città scaligera dal 1933 sino alla fine degli eventi politici e dolorosi della seconda guerra mondiale che l’avevano portato a combattere fra i partigiani della brigata “Avesani”.
Fu un autore quanto mai prolifico e, molto spesso, assai attento alle realtà dei tempi; amò i classici, i romantici, i moderni, gli “ammodernatori” ma fu, sopra ogni cosa, il padre della dodecafonia.
Le sue opere (alcune delle quali molto celebri) possono essere così suddivise: composizioni per radio e radiodrammi, musica vocale, composizioni per orchestra, musica da camera, musica per nastro magnetico, musiche per cinema, elaborazioni trascrizioni e revisioni (su Vivaldi, ad esempio).
Bruno Maderna morì, per un tumore polmonare, a Darmstadt il 13 novembre 1973: due anni prima era diventato cittadino onorario della città tedesca. La sua scomparsa suscitò un cordoglio sconosciuto nel mondo della musica; i suoi amici gli dedicarono un’opera: Pierre Boulez compose Rituel in memoriam Bruno Maderna, Luciano Berio Calmo e Franco Donatoni (v. questo Sito), veronese, il Duo pour Bruno. Il suo archivio è custodito a Bologna; gli originali sono in Svizzera, a Basilea, presso la Fondazione “Paul Sacher” cui gli eredi cedettero i materiali. Cesena gli ha dedicato il proprio Conservatorio di musica, Verona la Scuola civica musicale ed una via; molte città gli hanno intestato una via. Al Conservatorio “G. B. Pergolesi” di Fermo ha sede il “Bruno Maderna Ensemble” per giovani musicisti.

Bibliografia: La letteratura su di lui è sterminata. Ci limitiamo ai saggi più vicini nel tempo e maggiormente accessibili: Maurizio Romito, Maderna, Bruno, in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, dir. da A. Basso, vol. 4: Le biografie,Torino, Utet, 1986, pp. 563-565; Massimo Mila, Maderna musicista europeo, Torino, Einaudi, 1999; Rossana Dalmonte, Bruno Maderna, in The New Grove Dictionary of Music and Musicians, London, McMillan, 2001, ad vocem; Nicola Verzina, B. Maderna: étude historique et critique, Paris, L’Harmattan, 2003; Laura Och, Maderna Bruno, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 493-494; Gian Luigi Mattietti, Maderna Bruno, in Dizionario biografico degli Italiani, v. 67, Roma, Ist. Enc. It., 2006, pp. 146-150; À Bruno Maderna: textes réunis, sous la direction de Geneviève Mathon [et al.], 2 v., Paris, Basalte, 2007-2009; Maderna e l’Italia musicale degli anni ’40: atti dell’incontro di studio, Auditorium Italo Montemezzi, Conservatorio “E. F. Dall’Abaco”, Verona 10 ottobre 2009, a cura di Gabriele Bonomo e Fabio Zannoni, Milano, Suvini Zerboni, 2012; Pour Bruno: memorie e ricerche su Bruno Maderna, a cura di Rossana Dalmonte e Mario Baroni, Lucca, Libreria musicale italiana, 2015; Mario Messinis, L’avanguardia classica: Bruno Maderna, Luciano Berio, Luigi Nono, in Il contributo italiano alla storia del pensiero. Musica, Roma, Ist. Enc. It., 2018, pp. 611-622.

Giancarlo Volpato

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