Visentini Olga

… a cura di Giancarlo VolpatoPoesia

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Olga Visentini

Scrittrice per l’infanzia, insegnante, Olga Visentini nacque a Nogara il 25 aprile 1893 dal gestore del caffè locale. Poco dopo, la famiglia si trasferì a Goito (MN), nella bassa mantovana. Conseguì il diploma magistrale a Mantova nel 1910 ed iniziò ad insegnare nelle scuole elementari mantovane di Poggio Rusco e Gonzaga. Quindi, fondò una scuola privata a Suzzara (MN) con finalità eminentemente tecniche proprio per dare uno sbocco lavorativo agli allievi.
Nel 1914 scrisse la sua prima opera, un testo teatrale per ragazzi, dal titolo La perletta del fiume; l’anno dopo pubblicò Primavere italiche che entrò nella collana “La lampada” di Arnoldo Mondadori e diretta da Tommaso Monicelli dove stavano confluendo i maggiori scrittori per l’infanzia. Fu questa la consacrazione ufficiale delle sue capacità scrittorie, del suo valore estetico, della sua comprensione per il mondo dei piccoli e dei ragazzi, del suo scrivere piano e chiaro. Dimostrò di sapere davvero raccontare storie.
Durante la guerra presiedette e fece sorgere comitati per dare aiuto ai soldati, alle vedove, agli orfani.
Nel 1920 conseguì la laurea in Magistero a Firenze e cominciò ad insegnare nelle scuole secondarie: Como, Luino, Badia Polesine, Chiusi, Pontremoli, Rovigo, Pavia e poi a Milano; non abbandonò mai la sua terra della bassa veronese, soprattutto Cerea, dove aveva una casa e vi arrivava ogniqualvolta le era consentito dagli impegni.
Dal 1931 fu assidua collaboratrice editoriale con Arnoldo Mondadori, per la cui casa editrice diresse, anche, alcune collane di Letteratura per ragazzi e Letteratura per l’infanzia: nessuno può negare che, proprio grazie all’intraprendenza e alle capacità di Olga Visentini, la casa editrice più nota d’Italia si assestò come la maggiore per l’attenzione ai più piccoli.
Scrittrice prolifica (pubblicò oltre 150 volumi), valorizzò i buoni sentimenti, la religione, la famiglia, l’amore per la patria: furono i temi dominanti delle sue opere. Ma non dimenticò le frequentazioni fantastiche.
Scrivere ed educare furono i due termini che orientarono la sua vita e la sua attività d’insegnante-scrittrice, coniugando la comprensione per i deboli e i diseredati con l’eroismo ideale dei suoi personaggi. Ebbe grande propensione per il romanzo storico, ma ciò non le impedì di dare alle stampe racconti, poesie, filastrocche e fiabe. Importante fu anche la collaborazione con altri scrittori, come Salvator Gotta, sui fronti della letteratura per i piccoli e per gli adolescenti. Non ignorò affatto la riduzione di opere celebri classiche affinché i più piccoli potessero usufruirne: fu, questo, un gesto quasi mai conosciuto prima di lei. Tradusse o aiutò nella traduzione affinché si potessero conoscere, in Italia, i romanzi per i ragazzi, le storie, le fiabe: citiamo, tra gli altri, Le fiabe di Charles Perrault, Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, Senza famiglia di Hector Malot e La giovane siberiana di Xavier de Maistre..
Olga Visentini si distinse, pure, per la stesura di manuali scolastici, quale Piccoli italiani (1926) realizzato con la sorella Maria e altri: fu un testo utilizzato moltissimo dagli alunni che, proprio grazie alla legge sull’obbligatorietà della scuola (era del 1923), avevano bisogno di libri che insegnassero loro non solo le naturali regole per imparare a leggere e scrivere.
In quest’ambito l’opera che le valse la fama fu Libri e ragazzi del 1933 che si trasformò, piano piano, sotto le sue mani, Primo vere: storia della letteratura giovanile la cui sesta edizione, ritoccata e aggiornata, vide la luce poco prima della sua scomparsa nel 1961. Quest’opera fu il testo su cui si formarono generazioni di insegnanti elementari poiché si rivelò uno strumento insostituibile per conoscere ed interpretare il non facile percorso della letteratura italiana per ragazzi tra Otto e Novecento. L’opera non fu, per l’autrice, una mera esercitazione accademica, ma la sua fortuna si dovette ascrivere all’esperienza editoriale della Visentini e alla frequentazione personale con gli scrittori sia attraverso le conoscenze fisiche sia, soprattutto, quella del diuturno lavoro sulle pagine.
La sua storia della letteratura giovanile – ora piuttosto ignorata – apparve come una stella importante nella mancanza di allora: piena d’informazioni e di rimandi, efficace nel suscitare interesse, apparve come un modo innovativo per fare ricerca in un settore totalmente sguarnito e che aveva, invece, bisogno di essere scosso proprio per ridare dignità ad una forma letteraria misconosciuta, negletta, non considerata, sull’onda delle idee di Benedetto Croce che considerava la letteratura per i giovani – massimamente per i più piccoli – insulsa e di nessuna utilità. Gli stessi intellettuali ne avevano messa in discussione l’esistenza.
Dal 1947 al 1953 collaborò assiduamente alla rivista “La vispa Teresa” tenendo una rubrica fissa “Conversazioni con Olga Visentini” dedicata a insegnanti e adolescenti.
Dal 1950 fu Presidente onorario dell’Albo Scrittori per la gioventù e l’infanzia.
Le sue opere ottennero premi e riconoscimenti (nel 1953, il suo romanzo storico I martiri di Belfiore, fu onorato dal premio Trieste, allora il più importante nel settore). Qui la scrittrice, quasi abbandonando la sua propensione verso i più piccoli, volle dare testimonianza – agli adulti ma anche a coloro che erano gli abituali suoi lettori – del come si poteva ricordare, nel centenario, quanto accaduto ai patrioti che furono sacrificati sulle forche austriache nella valletta di Belfiore mantovano. Da ricordare che l’opera della Visentini conobbe, in tempi recenti, una bellissima rivisitazione: con il titolo Belfiore, a cura di Monica Bianchi, le Edizioni del Cartiglio Mantovano (con una pubblicazione di grande eleganza) stamparono l’opera che, dal 2009 al 2016, ebbe quattro ristampe, un Cd e una rappresentazione teatrale.
In lei tutte le cose avevano il sentimento della storia come “la carezza delle vecchie cose”: quella che la sua origine profondamente provinciale e semplice le aveva fatto amare. Conciliò l’intento pedagogico con l’estro innovativo: per questo, anche se solo più tardi, si appuntò l’attenzione sulle sue opere da parte dei maggiori studiosi della letteratura per l’infanzia e per i ragazzi.
Declinata la stella, sulla sua figura – per molto tempo – cadde il silenzio; Olga Visentini aveva redatto una sua specie di autobiografia che, ben dopo la sua scomparsa, vide la luce: ella dipinse se stessa come forse era nella realtà: La pensierosa Olga Visentini (Milano, Istituto di propaganda libraria, 1967).
Morì a Padova il 29 maggio 1961.
Pochi anni dopo, il comune di Cerea, che l’aveva avuta come cittadina, istituì un premio di letteratura per ragazzi come un dovuto omaggio ad una donna che aveva speso la sua esistenza a favore della scuola e per l’educazione. Troppo in fretta, esso si esaurì. Nel 2008 fu ritentata la nuova edizione che, tra gli anni 2010-2011, riscosse un successo imprevedibile: poi non se ne fece più nulla. La Biblioteca Civica di Verona conserva un Fondo O. Visentini.
Cerea e Nogara le hanno intitolata una scuola primaria, così come ha fatto Suzzara, mentre a Mantova funziona una scuola dell’infanzia a suo nome. Cerea, Verona e Mantova hanno dedicato una via.

Bibliografia: non manca la letteratura su di lei e sulla sua opera, soprattutto nelle storie della letteratura per i ragazzi. Citiamo, al di fuori di esse: Commemorazione di Olga Visentini: Cerea 7 ottobre 1962, Cerea, Comune di Cerea, 1962; Duilio Gasparini, Olga Visentini, Firenze, Le Monnier, 1968; Lara Segantini, Olga Visentini, 1893-1961, Padova, Casa di cristallo, 1996; Renata Lollo, Olga Visentini tra fascismo e Repubblica, Milano, Prometheus, 1996; Monica Bianchi, Biografia di Olga Visentini, in Antologia mantovana, Mantova, Edizioni del Cartiglio Mantovano, 2004, pp. 151-155; Claudio Gallo, Visentini Olga, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 863-864.

Giancarlo Volpato

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