Zamboni Giuseppe

… a cura di Giancarlo VolpatoPoesia

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Ecclesiastico, filosofo, professore, nacque a Verona il 2 agosto 1875 nei pressi del duomo da una famiglia benestante. Frequentò il Ginnasio-Liceo “S. Maffei” e poi s’iscrisse alla facoltà di Lettere di Padova laureandosi nel 1897 e ottenendo la seconda laurea in Filosofia nel 1899.
Partì per il militare sino al 1899, poi entrò in seminario dove fu ordinato sacerdote nel 1901. Professore presso il seminario vescovile, fu richiamato alle armi nel 1915 quale cappellano militare. Congedato nello stesso anno, divenne canonico bibliotecario della Capitolare nel 1916 succedendo a don Antonio Spagnolo; dopo Caporetto si premurò, quale prefetto dell’importantissima biblioteca, di mettere al sicuro le opere più preziose di essa a Firenze. La sua vita intellettuale, tuttavia, era la filosofia e in questo ambito cominciò a pubblicare saggi significativi oltreché essere uno dei fondatori della “Rivista di filosofia neo-scolastica”, con Giulio Canella e padre Agostino Gemelli; si era fatto conoscere, anche, dai maggiori filosofi del tempo.
Nel 1921 fu chiamato all’Università Cattolica di Milano, nella neonata facoltà di Filosofia a insegnare Gnoseologia, ossia il problema della conoscenza. Qui cominciò a pubblicare notevoli saggi sulla gnoseologia all’interno di un vasto programma di conoscenza dei fondamenti delle diverse scienze fondamentali, con lo scopo di ritrovare quegli elementi conoscitivi che ne stanno alla base. Di questo periodo è rimasto un importante inedito L’intelligenza umana, un manoscritto di diverse centinaia di pagine raccolto presso la Biblioteca Capitolare nella sala che porta il suo nome. Quando egli lasciò la Capitolare, per prendere avvio all’università quale docente, venne chiamato, a sostituirlo, don Giuseppe Turrini che fu, quasi certamente, il più geniale Prefetto che la millenaria istituzione abbia avuto.
Mons. Zamboni non dimenticò mai, nella sua molteplice attività, l’attenzione per i processi concreti dell’apprendimento e della comunicazione ch’egli ritenne fondamentali per la vita intellettuale e non solo per essa.
L’insegnamento alla Cattolica dette avvio a due importanti versanti di ricerca: da una parte, l’elaborazione sistematica della propria prospettiva gnoseologica, ch’egli chiamò gnoseologia pura, dall’altra mediante opere che apparvero in diretto confronto con San Tommaso d’Aquino, Immanuel Kant, Antonio Rosmini per individuare alcuni nodi fondamentali sul piano della conoscenza, come su quello della riflessione morale. Furono gli anni nei quali pubblicò opere fondamentali nel settore e la sua fama si consolidò anche nell’ambito della neo-scolastica.
Nonostante le approfondite ricerche e l’indiscusso metodo filosofico, la sua posizione aveva cominciato a vacillare all’interno della Cattolica sinché venne espulso alla fine dell’anno accademico 1931-32: era rettore padre Agostino Gemelli, non filosofo ma genetista.
Le ragioni dell’attrito che si era venuto determinando furono sostanzialmente legate alla sua posizione di realismo critico, in contrasto con il realismo immediato, sostenuto – con accentuazioni diverse – da Agostino Gemelli, Francesco Olgiati e Amato Masnovo. Per Zamboni, in pratica, quello che l’esperienza sensibile ci presentava altro non era che la forma esteriore, l’insieme degli aspetti appariscenti della realtà, i cosiddetti ‘fenomeni’ o, com’egli li chiamava, i dati ‘qualitativo-spaziali’. La sostanza viene, invece, percepita solo per quanto riguarda l’autocoscienza dei propri stati ed atti, còlti nel vissuto della coscienza a differenza di quando sono solo ricordati o attesi. In modo particolare, quest’esperienza ‘forte’ dal punto di vista ontologico viene percepita nell’atto della scelta morale.
La posizione molto intransigente della conduzione della Cattolica nell’epoca di Gemelli non ammise deroghe e Zamboni non poteva certamente rinnegare le sue posizioni che – molti anni dopo – le furono largamente riconosciute.
Dopo l’allontanamento, riprese ad insegnare nell’Istituto magistrale del Regio Collegio delle fanciulle a Milano e qualche anno più tardi fu chiamato a tenere dei corsi presso l’ateneo patavino, anche se in maniera discontinua.
I suoi scritti immediati furono improntati ad una discussione critica verso le idee di coloro che avevano provocato la sua estromissione anche perché gli era stata interdetta la pubblicazione di quella ch’egli riteneva la base fondamentale della sua filosofia, quel Corso di gnoseologia pura elementare (che riportava la data della sua conclusione, Verona 27 novembre 1927) e che vide la luce solo nel 1990 (Milano, Istituto Propaganda Libraria). La lucida autocoscienza che Giuseppe Zamboni portava con sé era quella di essere stato allontanato dall’università per ragioni di ortodossia che, in un uomo di chiesa come lui, era tra le massime colpe possibili.
Poi, piano a piano se ne fece una ragione anche se, egli scrisse, “rimasi come paralizzato nel lavoro che era lo scopo della mia vita”. Ogni suo scritto divenne come un sondare all’interno della propria autobiografia della conoscenza di se stesso. Non dimenticò di essere un filosofo e dette alle stampe opere di sicuro approfondimento e di rivisitazione del proprio pensiero, che vedeva legato in particolare alla centralità della persona umana, vista come momento originario da cui traggono l’avvio le nostre conoscenze per la completa autoconsapevolezza dello spirito umano. Queste idee sfociarono nell’opera fondamentale dello Zamboni e che furono l’esito dei corsi presso l’università di Padova: si tratta de La persona umana, soggetto autocosciente nell’esperienza integrale: termine della gnoseologia-base fondamentale della metafisica (1940) riedita nel 1983 per “Vita e Pensiero”, la casa editrice della Cattolica che, nel frattempo, aveva anche dato alle stampe il suo Dizionario filosofico. Quell’università che l’aveva rinnegato venne a dargli riconoscimento quand’egli ormai non c’era più.
Dotato di grande personalità intellettiva, Giuseppe Zamboni fu sostanzialmente un razionale: per lui, la complessa esperienza cognitiva era una forma di autocoscienza da cui emerge l’esperienza energetica dell’atto di volontà. Come sacerdote appare – ancora oggi – interessante la sua definizione di santo: uno normale “come uomo comune, galantuomo, cittadino, cristiano: un santo normale, verace, integrale, fedele alla parola data: un prete che vive nella società”.A Verona egli fu sempre bene accolto: divenne membro dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, fu creato Monsignore, lavorò con gruppi cattolici, collaborò con istituzioni culturali e con i primi movimenti di libertà politica. Per capire la sua personalità, appare chiaro quanto egli pensò di se stesso: lo dettò per la propria autoepigrafe: “2.8.1875/nacque/studiò/insegnò/scrisse/morì[8.8.1950]/innamorato della Natura/dell’Uomo/di Dio/, profondamente felice”.
Egli fu sempre accanto al gruppo dei Liberi Lavoratori che, negli anni del dopoguerra, fiorì nella città e non mancò di apportare il suo contributo filosofico alla Scuola Superiore di Cultura. Il suo ultimo volume apparve come una propria autobiografia: fu Itinerario filosofico.
Scomparve a Bosco Chiesanuova l’8 agosto 1950 e Verona lo onorò volendolo nel pantheon “Ingenio claris” del suo cimitero monumentale. La città gli ha dedicato una via.

Bibliografia: La letteratura sull’uomo e sul filosofo è molto vasta e molto numerosa la sua produzione scientifica. Ci limitiamo ad alcune indicazioni: Giuseppe Turrini, In memoria di Mons. Professor Giuseppe Zamboni, Verona, Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, 1953; Verona a Mons. Giuseppe Zamboni: atti delle onoranze e del convegno di studi alla memoria di G. Z., Verona, Fiorini, 1969; Tiziano Adamoli, Bibliografia zamboniana, in Verona a Mons. Giuseppe Zamboni…, pp. 179-240; Ferdinando L. Marcolungo, Scienza e filosofia in Giuseppe Zamboni, Padova, Antenore, 1975;  F. L. Marcolungo, La realtà e l’io. Appunti su un inedito di Giuseppe Zamboni, in Per Alberto Piazzi: scritti offerti nel 50o di sacerdozio, a cura di Carlo Albarello e G. Zivelonghi, Verona, Biblioteca Capitolare, 1998, pp. 245-254; Francesco Rigoni, Giuseppe Zamboni: la figura e il pensiero, in Per Alberto Piazzi…, pp. 329-345; Serio De Guidi, Mons. Giuseppe Zamboni: autobiografia di una personalità integrale (1875-1950), Verona, Archivio storico della Curia, 2001; Ferdinando L. Marcolungo, Zamboni Giuseppe, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 876-879; Davide Poggi, La coscienza e il meccanismo: Francesco Bonatelli, Roberto Ardigò, Giuseppe Zamboni, Padova, Il Poligrafo, 2007; Giuseppe Zivelonghi, Monsignor Giuseppe Zamboni bibliotecario della Capitolare di Verona, in Magna Verona vale: studi in onore di Pierpaolo Brugnoli, a cura di A. Brugnoli e G. M. Varanini, Vago di Lavagno, La Grafica, 2008, pp. 249-260; Dario Cervato, Mons. Giuseppe Zamboni (1875-1950), in Id., Tunica Christi: preti veronesi del Novecento, Verona, Curia diocesana, 2010, pp. 169-170; Ferdinando L. Marcolungo, La realtà e l’io in Giuseppe Zamboni, Verona, QuiEdit, 2016. Il Dizionario Biografico degli Italiani gli dedicherà una voce.

Giancarlo Volpato

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