L’Alpino: “ITALO BALBO ALPINO II^ p.” – 28/2

…a cura di Ilario Péraro

Alpini 2

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Articolo di Paolo Montina su ”Alpin jo, mame” (Sono alpino mamma) della Sez. Udine
rivista di MAGGIO-AGOSTO 2009
Italo Balbo ritratto di Mattia Traverso

“ITALO BALBO ALPINO II^ p. (fine)”

Al termine della guerra, troviamo il reparto del ten. Italo Balbo – nominato nel frattempo comandante in 2ª del “Pieve di Cadore” – assegnato a lavori di ricostruzione delle zone disastrate dalla guerra; in particolare lungo l’argine del Piave presso San Polo ed infine, in qualità di Commissario prefettizio, a Pinzano al Tagliamento, dove rimase fino alla primavera del 1919, quando lasciò il battaglione per trasferirsi a Firenze, dove riprese gli studi. Nell’estate dello stesso anno però è di nuovo in Friuli, dove avrà modo tra l’altro, di fondare il giornale “L’Alpino”, uscito con il primo numero il 24 agosto.
Fin dall’inverno precedente, Balbo aveva avuto modo di conoscere la giovane contessina Emanuela Florio, di Buttrio, che sposerà il 29 settembre del 1924 nella cappella della villa dei conti Florio; da questo matrimonio nacquero Giuliana (1926) Valeria (1928) ed infine Paolo (1930) che qui ringrazio sentitamente per le notizie fornitemi.
A conclusione del periodo bellico legato alle vicende succitate, giova ricordare un alpino friulano che fu al fianco di Balbo fino a quando venne abbattuto a Tobruk, ovvero Pietro Tassotti, classe 1899, di Udine, arruolato nel 1917 nello stesso reggimento di Balbo. Tra i due vi era una così profonda amicizia che, quando Balbo venne trasferito al “Pieve di Cadore”, per poterlo seguire, Tassotti accettò di essere il suo attendente, essendo questo l’unico modo per avere il sospirato trasferimento. Congedato nel 1920 e arruolatosi nuovamente l’anno successivo, nel 1923 era sergente degli alpini ed in seguito passò all’aviazione, compiendo con Balbo alcune crociere aeree ed in seguito – con il grado di capitano – fu al servizio dello stesso Balbo fino al tragico giugno del 1940.
Il tenente Italo Balbo venne ufficialmente congedato dal Corpo degli Alpini nel maggio del 1920, avviato verso una carriera politico-militare di ben altro peso e spessore rispetto al breve periodo trascorso tra quelli che egli definirà sempre “I suoi Alpini”.
Se non fu mai capitano degli alpini, come qualcuno scrisse, nel 1924 era già Comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e Sottosegretario all’economia, mentre nel 1926 fu nominato Segretario di Stato all’Aviazione, cui darà indubbia celebrità, grazie alle sue trasvolate nei cieli del mondo e che gli varranno la nomina a Maresciallo dell’Aria della nostra Aeronautica militare.
Nel 1934 era stato nominato governatore della Libia, trasferendosi a Tripoli, dove, nel marzo del 1935 organizzerà un’imponente adunata Alpina con la partecipazione della gran parte delle Sezioni italiane; quella di Udine era rappresentata da 27 soci, tra cui tre cappellani alpini friulani, che erano don R. Taviani, don E. D’ambrosio e don G. Maror.
Quest’adunata d’oltre mare, dimostrò che Balbo non aveva dimenticato il suo trascorso di Alpino, e fu un successo al di là di ogni previsione; nell’occasione venne inaugurato un grande monumento al generale Cantore, che in quelle terre aveva combattuto durante la guerra Italo-turca del 1911-12.
Il 10 giugno del 1940 l’Italia entrava in guerra a fianco della Germania e Balbo, da Tripoli, rientrò in Patria per incontrarsi con Mussolini. Il 28 giugno, durante un volo di ricognizione sul territorio libico, mentre si apprestava ad atterrare all’aeroporto di Tobruk, fu abbattuto da “fuoco amico”; con lui perirono tutte le otto persone a bordo, tra cui Lino Balbo e suo cognato Cino Florio.
Al di là delle vedute politiche del momento, è universalmente riconosciuto che la sua morte fu una grave perdita per l’Italia, poiché Italo Balbo, eterno guascone, fu però tra i pochi gerarchi innovativi e costruttivi del suo tempo, che non aveva paura di scontrarsi con il Duce per esporre i suoi punti di vista e che probabilmente per questo venne spedito in Libia. Allo scoppio delle ostilità era rientrato in Italia per convincere Mussolini a rinunciare ad una guerra in cui egli non credeva ed alla quale non eravamo pronti; queste sue divergenze furono all’origine della voce che la sua morte sia stata in realtà voluta proprio da Mussolini.
Si narra che il giorno dopo la sua morte, un aereo inglese paracadutò sul campo italiano un biglietto di cordoglio, a nome dell’Esercito inglese. Gli onori da parte del nemico: il massimo onore per un Caduto. Nel 1972 la salma di Italo Balbo venne traslata da Tripoli e deposta nel cimitero di Orbetello (Gr).

Ilario Péraro – (28 II^ p. fine)

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