Puntata 47 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: Ridere con i suoni: Orazio Vecchi (1550-1605), Adriano Banchieri (1568-1634), Giacomo Rossini (1792-1868), Giuseppe Verdi (1813-1901)”

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47 – Ridere con i suoni: Orazio Vecchi (1550-1605), Adriano Banchieri (1568-1634),  Giacomo Rossini (1792-1868), Giuseppe Verdi (1813-1901)

Non possiamo dimenticare come “il comico sia entrato a far parte degli elementi costitutivi della musica vocale occidentale nel periodo compreso tra il Medioevo e gli albori del Seicento, secolo in cui la vocalità comica è inizialmente legata (…) alla commedia dell’arte”. Così inizia uno studio ampiamente documentato di Ilaria Barontini su Musica e umorismo (Pisa, edizioni Ets, 2009) che si propone di colmare la lacuna degli studi critici sull’umorismo musicale, strettamente legato alla parola e non solo nel lessico oramai usuale come allegro, divertimento, scherzo, capriccio, vivace, spiritoso, con brio.
L’autrice indirizza il suo lavoro al mondo della scuola, e in generale alla formazione dei giovani ai quali nelle scuole non vengono insegnate le enormi potenzialità del ridere, né vengono fatte conoscere le opere buffe dei grandi musicisti che le hanno composte. La studiosa ricorda opportunamente le parole di Arthur Koestler (Atto della creazione, 1975) per il quale “l’umorismo nasce dalla libertà, ed è totalmente opposto al dogmatismo e all’autoritarismo perché si nutre dell’inusuale, dell’incongruo e dell’originale. Ma soprattutto l’umorismo è legato alla creatività (…) alla base della capacità umoristica e della capacità creativa vi è lo stesso tipo di pensiero divergente”.
Un eminente psicologo come Giovannantonio Forabosco, direttore del CRU (Centro di Ricerche sull’Umorismo, Ravenna) nel suo Il settimo senso (1994) specifica bene il concetto di pensiero convergente e pensiero divergente e guida tutto un gruppo di specialisti di discipline diverse (psicologi, medici, pedagogisti) che cercano di penetrare sempre più a fondo in quella forza misteriosa che ci fa essere uomini e quindi risibili.
Gli esempi scelti dalla Barontini spaziano lungo i secoli passando dalla musica strumentale sacra e profana fino a quella moderna dei cantautori rap o pop, ma a noi ora interessa soprattutto il rapporto del comico musicale con il testo letterario e questo ci riporta al tardo Cinquecento quando la commedia dell’arte iniziò da Venezia il suo viaggio in giro per il mondo.
I due maggiori autori ricordati dalla Barontini sono Orazio Vecchi (1550-1605), modenese e il suo Amfiparnaso (1597) dove il parnaso della musica si unisce a quello della poesia comica attraverso una serie di quadri caricaturali o parodistici. E Adriano Banchieri (1568-1634) bolognese, le cui commedie madrigalesche sono basate su intrecci e personaggi tipici della commedia dell’arte, come per esempio La pazzia senile, sulle velleità amorose di due vecchi.
Nella produzione ricchissima di questo monaco letterato non si può dimenticare il suo sodalizio con Giulio Cesare Croce (1550-1609) di San Giovanni in Persiceto, vicino a Bologna, del quale nel 1620 ampliò il racconto di Bertoldo e Bertoldino aggiungendo le vicende del nipote Cacasenno. Un testo oramai classico di comicità popolare con personaggi e lessico entrati per sempre nella cultura collettiva italiana.

Laura Schram Pighi – (47 continua)

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