Terzian Hrayr

… a cura di Giancarlo VolpatoPoesia

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Hrayr Terzian

Medico neurologo, nacque ad Addis Abeba, in Etiopia, il 18 agosto 1925: era figlio di armeni che si erano rifugiati colà in seguito al massacro e alla cacciata che la popolazione di quell’etnia subì dai turchi durante la prima guerra mondiale. In Italia, dove arrivò ancora adolescente, studiò presso il Collegio degli Armeni in Venezia, si laureò a Padova nel 1948 alla scuola di uno dei maggiori neurologi del Novecento quale fu Giovanni Battista Belloni. Arricchì le proprie competenze a Londra, che risultò essere, per il giovane medico, la scuola più rilevante della sua formazione; poi, andò a Marsiglia e qui poté conoscere le frontiere più avanzate della neurofisiologia mondiale; a Pisa affinò le sue capacità e fu il primo a introdurre, in Italia, l’applicazione clinica delle tecniche di elettroencefalografia.
Fu assistente a Padova, poi professore a Cagliari per approdare a Verona nel 1970 quando la facoltà di medicina era ancora un distaccamento dell’ateneo patavino. Convinto assertore della ricerca clinica quale base fondamentale per qualsiasi studio legato alla medicina, fu molto amato dagli studenti che videro in lui un maestro la cui fama, peraltro, fece presto ad affermarsi sia in Italia sia all’estero. Clinico di grande competenza e dotato di un’umanità profonda, fu ricercatore originale tanto che alcune sue pubblicazioni rimangono come pietre miliari nella letteratura neurologica; studiò i meccanismi d’azione di alcuni farmaci per la cura delle forme psicotiche; ma è soprattutto la neurofisiologia che gli è debitrice di contributi importanti nel campo dell’elettroencefalografia, in quello della dominanza emisferica, delle specializzazioni delle funzioni cerebrali. Per queste sue attività, fu insignito di alcuni premi: nel 1959, della Società romana di neurochirurgia “Marino Quarti” e, nel 1962, dell’Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti “Angelo Minch”; ottenne la presidenza della Società italiana di elettroencefalografia e di neurofisiologia (1965-1968), fece parte – nel comitato scientifico – di importanti riviste internazionali.
Fu uomo attento agli aspetti sociali e politici della pratica medica. Fondamentale fu l’incontro con Franco Basaglia con cui lavorò per la riforma – anche e specialmente culturale – della moderna psichiatria. Grande lettore delle pratiche filosofiche francesi che si occupavano di esistenzialismo e di valorizzazione dell’uomo, poco a poco abbracciò – con un vigore che non gli venne mai meno – l’amore per i malati mentali: ciò gli permise di capire il valore ancillare della scienza ufficiale rispetto alla comprensione dell’uomo e del suo universo concentrazionario che spesso veniva interpretato, dalla gente comune, come follia e perciò da evitare. Fu molto amico di Giulio Maccaccaro, medico, direttore della rivista “Sapere”, uno dei fulcri in cui la lotta contro la discriminazione dei malati diventava forma etica. Assieme ad alcuni noti neurologi, dette vita alla fortunata miscellanea veneziana, L’archivio della follia: il manicomio di San Servolo e la nascita di una fondazione: antologia di testi e documenti, 1980, dove furono pubblicati – in un’antologia di grande interesse – saggi scientifici di grande valore: la presa di coscienza dell’emarginazione dei malati psichiatrici e delle funzioni ancillari della scienza ufficiale permisero – e in questi studi si leggono con evidenza – un salto di qualità nell’interpretazione di fatti passati e attuali.
Quando l’Università di Verona diventò autonoma – correva l’anno 1982 – diventò il primo Rettore: e fu la fortuna del neonato Ateneo. Uomo di forti passioni, viscerale nelle decisioni, Terzian ebbe subito di fronte una visione che nessun Rettore successivo seppe imitare. All’inaugurazione del primo anno accademico volle la presenza di Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica; creò nuove facoltà, si batté – contro la burocrazia – con una forza sconosciuta, volle un nuovo polo tecnologico, credette nella collaborazione delle istituzioni che convocò più e più volte con una disponibilità che non significava assolutamente accondiscendenza: talora, proprio per la tenacia con la quale perseguiva i disegni e le decisioni, non ottenne quanto si era prefisso. Più e più volte la sua presenza presso le sedi del Ministero competente fece conoscere ed apprezzare le esigenze di una nuova università dalle grandi idee.
Credette nell’apertura verso il mondo della cultura non solo italiano: per questo intrecciò conoscenze, impegni, presenze anche all’estero portando con sé una determinazione che tutti gli riconoscevano. Memorabile, sotto questo aspetto, l’incontro presso l’università di Linz (Austria) del 1984 in cui fu lanciata e sottoscritta la collaborazione tra gli atenei e le biblioteche degli stessi della Comunità Alpe-Adria: da Passau, in Germania, attraverso l’Austria intera con esclusione di Vienna, sino a Rijeka e con tutte le università del Triveneto sino a Bergamo compresa; fu un lavoro non indifferente, ma che avrebbe cominciato a dare frutti insperati se la non rielezione di Terzian non l’avesse bruscamente interrotto.
Non esisteva, nella sua concezione avveniristica – che si rivelò vincente – se non la certezza della necessaria collaborazione tra istituzioni pubbliche e private (laddove possibile), ma con grande attenzione alle prime; ciò non significava, affatto, rinunciare alle prerogative che ciascuna di esse possedeva: sarebbe stato l’insieme delle competenze che avrebbe dato lo sviluppo. E il mondo gli avrebbe dato ragione, di lì a poco.
Non mancò mai di cercare di risvegliare nei politici e negli amministratori le conseguenze del loro operato. Si schierò, politicamente, con l’estrema sinistra, fu accanto alla gente umile: ebbe un temperamento volitivo e fu dotato d’un carattere decisionista, a volte scostante, talora apparentemente aggressivo, non tenero con chi sbagliava: ma in fondo all’anima gli batteva un cuore carico di umanità per chi soffriva. Chi lavorava con lui aveva sempre da ricavare qualcosa anche se, sovente, l’uomo Terzian appariva difficile: chi scrive queste note lo conobbe molto bene e con lui collaborò fin dove gli era consentito poiché, sempre – come aveva fatto Basaglia, come aveva operato Maccaccaro – l’ultimo atto portava il marchio della propria personale attività.
Ebbe la felice intuizione – con chi scrive e con Ettore Bertazzoni, allora bibliotecario della Glaxo negli stabilimenti veronesi – di credere nella realizzazione del catalogo unico delle biblioteche veronesi per l’enorme vantaggio che ne sarebbe derivato per i ricercatori, per gli studenti, per gli studiosi: quest’idea, applaudita e che i collaboratori prepararono, ricevette gli applausi ma non apparvero facili i contatti con le maggiori istituzioni veronesi che credevano – in una miopia non facilmente scusabile – di perdere la loro autonomia: passarono gli anni e finalmente l’intuizione divenne realtà. Fu un vero combattente: con intelligenza, con rigore; chi scrive queste note condivise con lui molte decisioni: una delle più note fu la costituzione della biblioteca centrale dell’ateneo veronese (in un luogo fino ad allora abbandonato) che avrebbe “guidato” le altre e sarebbe stata – se gli amministratori comunali avessero voluto comprenderne l’importanza – il centro di quel catalogo che non ebbe mai più soluzione corretta.
Alla fine del triennio, Terzian – pure ripresentatosi – non fu rieletto: l’ateneo non aveva capito la capacità dell’uomo anteponendogli le convinzioni politiche e le convenzioni burocratiche; si pagò cara quella non scelta, anche se non sempre compresa.
Hrayr Terzian scomparve a Verona, per un aneurisma, il 25 luglio 1988.
Un suo ritratto ad olio si trova a Palazzo Giuliari, sede dell’Università veronese; vicino alla parte “umanistica” dell’ateneo (quell’umanesimo, di cui era coltissimo, che per lui era la base fondamentale di qualsiasi tipologia di studi), è sorta una via che porta il suo nome.

Bibliografia: Nicola Rizzuto, Ricordo di H. Terzian, in “Annali dell’Università di Verona”, 1989-1990, pp. 201-204; Omaggio a Hrayr Terzian 1988-1998, a cura di Giuseppe Ferrari e Emanuela Boscariol, Verona, Azienda ospedaliera di Verona, 1998; Giuseppe Ferrari, Terzian Hrayr, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 804-805.

Giancarlo Volpato

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