Cannetti Linda

…a cura di Giancarlo VolpatoPoesia

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Linda Cannetti

Cantante lirica, soprano, Linda Cannetti nacque a Legnago (VR) l’8 novembre 1878 da una famiglia discretamente benestante che l’assecondò nella scelta della sua futura professione. Sin da giovane manifestò di possedere una splendida voce, per cui – terminate le scuole – fu mandata a Milano dal tenore-maestro Melchiorre Vidal, ebreo spagnolo che era stato l’istruttore di molte voci importanti del panorama lirico: dopo avere lasciato le scene, questi era divenuto insegnante di canto.
Dotata di una vocalità straordinaria, fece il suo esordio pubblico – ancora giovanissima, ottenendo lusinghieri successi – in alcuni concerti di beneficienza a Verona. Forse, ma certamente non solo per questi, debuttò nel 1899 a Fossombrone (Pesaro-Urbino) con Faust di Charles Gounod affascinando “per la voce splendida e la sicurezza dell’azione drammatica che si armonizzavano in lei riuscendo a riempire e a dominare con la fragile figurina, tutto il quadro scenico”: così si espresse il primo grande critico, Giuseppe Sina nel “Giornale degli artisti”. In quest’occasione, conobbe il suo partner, il bravissimo tenore Francesco Bravi, che diverrà suo marito. Sue tappe successive furono Fabriano (Ancona) ancora con l’opera di Gounod e con La resurrezione di Lazzaro di Lorenzo Perosi ed Asti con il Lohengrin di Wagner; nel medesimo anno fu a Cagliari dove l’opera wagneriana conosceva il suo esordio in Sardegna e, sempre con Bravi, nella Bohème di Puccini, ma portò il Lohengrin anche a Bologna e la Cavalleria rusticana a Reggio Emilia. Nel 1900 fu a Varese nel Faust dove si presentò con il duplice cognome Cannetti-Bravi.
Questa nuova coppia canora sembrava destinata subito a cogliere strepitosi successi; assieme, invece, i due artisti cantarono assai poco: alcune recite a Napoli, Genova, Trieste e Pavia. Poi, le incombenze delle due maternità allontanarono, per un certo periodo, la soprano dall’attività.
Successivamente, nel marzo 1906, la coppia tragicamente si sciolse per l’improvvisa morte del tenore. Furono tre anni di silenzio e di dolore; poi, Linda Cannetti seppe reagire con vigore e con grande determinazione. Nel 1909 volle ritornare nell’agone lirico debuttando nientemeno che alla Scala di Milano, il 6 aprile di quell’anno, con la prima esecuzione italiana dell’Elettra di Richard Strauss dove interpretò il mite personaggio di Crisotemide, ma irto di scogli, dagli acuti incalzanti e dai passaggi perigliosi. Fu un ritorno strepitoso e foriero dei passi futuri; la sua voce – come la definirono i critici – “bellissima ed estesa, di talento superiore, di vasta cultura musicale” proruppe in tutto il suo splendore; il silenzio forzato e quel dolore – che ella portò sempre con sé – non le avevano affatto toccato i tasti della sua bravura. Alla Scala continuò con la figura di Glauce nella Medea di Cherubini, quella di Ines nell’Africana di Giacomo Meyerbeer, quella di Elsa nel Lohengrin e quella della protagonista nella Margherita di Alfred Brüggemann. Nel 1910 fu Iris nell’opera omonima di Pietro Mascagni. In seguito, il grande compositore livornese la pretese in altre sue opere.
Altra data importante fu il Centenario della nascita di Verdi a Busseto nel 1913 dove Arturo Toscanini la volle quale Alice nel Falstaff; qui, il maestro-direttore la presentò ad Arrigo Boito come “la più bella voce che abbiamo ora in Italia e all’estero”; ottenne le lodi dal musicista-scrittore che aggiunse: “Ecco come Verdi avrebbe voluto la sua Alice”.
Furono, questi, gli anni del massimo fulgore di Linda Cannetti: donna dall’apparenza fragile, con il portamento scenico dal fascino particolare, figura assai composta, semplice e, nello stesso tempo, aristocratica che incatenava l’attenzione durante lo svolgersi dell’azione; tutti la definirono un’interprete magnifica che sapeva portare con sé la gioia e il dolore, il turbamento e la grazia. Inoltre, l’ottima musicalità che ella aveva imparato fin da quand’era giovane allieva di Vidal, sfruttando la bellissima voce dalla delicata e consistente ossatura vocale, fece scrivere agli osservatori e ai critici che Linda Cannetti “con il suo canto fu un’autentica consolatrice di anime e il clamore delle folle l’avvolse dovunque”.
Un anno prima la soprano aveva dato la sua voce – per ben 24 volte consecutive – alla meravigliosa Elsa del Lohengrin: di quest’interpretazione, si scrisse, nessun altro soprano raggiunse la sua vetta. Al suo fianco, sempre, vi fu il tenore Ettore Cesa Bianchi con la direzione di Tullio Serafin; non vi fu teatro che non l’abbia avuta, almeno una volta, come interprete di quel personaggio wagneriano. Fu l’affascinante Violetta nella Traviata al Teatro Massimo di Palermo nel 1913; l’anno dopo, a Torino, tenne a battesimo la prima della Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai, andò e ritornò più volte al Teatro Colόn di Buenos Aires con le voci più importanti dell’epoca dove portò tutte le donne da lei interpretate che – da grande soprano – aveva fatto conoscere in Italia e all’estero. In molte sue esibizioni fu affiancata dai grandi Alessandro Bonci e Nazzareno De Angelis.
Nel 1915 approdò al Teatro Filarmonico di Verona con il Faust di Gounod: i veronesi applaudirono la loro concittadina con un’ovazione che i giornali dell’epoca definirono “trionfale”.
Venne la guerra e i pericoli del conflitto la costrinsero più volte a rinunciare a notevoli contratti; furono, per tutti, momenti difficili; tuttavia, la Cannetti non esitò mai a cantare in serate di beneficienza ogniqualvolta la sua voce fosse richiesta per il bene di coloro che avevano bisogno: fu a Bologna, a Verona, a Milano dove interpretò soprattutto la Bohème pucciniana.
Nel 1918 ricomparve alla Scala, nella ricorrenza del cinquantesimo del Mefistofele di Boito, con la direzione di Toscanini: qui ebbe, come partner, Beniamino Gigli al suo debutto alla Scala. In questo teatro, la soprano cantò in tutte le stagioni sino al 1924; tuttavia vanno segnalati, anche, i clamorosi successi còlti alla Fenice di Venezia, in particolare con La rondine (nel ruolo di Magda) di Giacomo Puccini, su libretto del veronese Giuseppe Adami, ma che eseguì pure a Bologna nel 1917, a Napoli nel 1918, a Verona in entrambi gli anni (dove ebbe, come partner, Aureliano Pèrtile, il “tenore per eccellenza), a Palermo nel 1920 e in altri teatri italiani. Riprese la Francesca da Rimini, le pucciniane La fanciulla del West, Madama Butterfly, ma allargò anche il suo repertorio con l’Urania di Alberto Favara Mistretta del 1918, con la Farandola di Antonio Lozzi che intrepretò, in prima assoluta appena uscita, nel 1923; si era cimentata con la figura di Desdemona nell’Otello di Verdi assieme al celebre tenore Icilio Calleja che rinnoverà, nel 1924-25, con Italo Righi; riprese I maestri cantori di Norimberga di Wagner. Interpretò questa grande opera, anche, nel 1920 al Filarmonico di Verona: alla sua città Linda Cannetti dedicò gli ultimi anni della sua vita artistica. Nel carnevale del 1920 e in quello del 1921 Italo Montemezzi (v. questo Sito) la volle e la diresse nella sua opera L’amore dei tre re mentre l’anno successivo cantò nella sacra rappresentazione di Nino Cattozzo [id est: Luigi Catozzo] dal titolo I misteri gaudiosi. La cantante si voleva ritirare ufficialmente dalle scene con l’ultima esibizione alla Scala nel 1924; ma nel 1925 non abbandonò la Fenice di Venezia dove aveva offerto, già in passato, la splendida sua voce. Poi lasciò. Fece un’eccezione, nel 1928, quando, per la Fiera di marzo di Verona, si esibì nella prima de La bisbetica domata di Pietro Bottagisio su testo di Massimo Spiritini: concluse, con i due concittadini e nella sua città, la sua venticinquennale, bellissima carriera.
Non volle mai cantare a Roma: vi andava solamente per piangere sulla tomba di Francesco Bravi che troppo presto l’aveva lasciata.
Passò l’ultimo periodo della sua vita a Milano dove abitava un figlio, nel silenzio: come aveva sempre fatto, tenendosi lontano dai rumori delle cose inutili. Qui, se ne andò il 14 marzo 1960. Su di lei, come su molti altri, cadde la damnatio memoriae.

Bibliografia: B[ianca L.] A[nti], Linda Cannetti soprano Veronese, “Vita Veronese”, XVII, marzo 1964, p. 99; Alberto Gajoni-Berti, Dizionario dei musicisti e cantanti veronesi (1400-1966), Verona, Accademia Filarmonica, 1966, p. 22; Paolo Padoan, Voci venete nel mondo: i cantanti lirici veneti nella storia dell’opera e del canto, Taglio di Po (Ro), Arti Grafiche Diemme, 2001, pp. 93-96; Giovanni Villani, Canneti [sic] Linda, in Dizionario Biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 191-192.

Giancarlo Volpato

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