Risposta ai lettori 35 (toponomastica)

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Risposta ai lettori 35 (toponomastica)

Un lettore, Carlo, mi chiede se sia più giusto dire, per esempio, noi abitiamo al Chievo oppure noi abitiamo a Chievo. La risposta è facile: è corretta la prima forma, perché il paesino, oggi diventato ormai un quartiere di Verona, è sempre stato detto in dialetto (per lo meno negli ultimi cinque-sei secoli) el Céo. Nel Medioevo, come è noto, l’intera scarpata che va dalla Diga a Tombetta aveva il nome (propriamente un sostantivo generico) di Clévo, significante di per sé anticamente «declivio, piccola scarpata».

La stampa locale tende, forse per ragioni di spazio, a eliminare gli articoli contenuti nei toponimi, così che p. es. vi leggiamo cronache da Vago, da Alpo, da Pissaròtta, da Mattozze, da Sasse, da Pizzoletta, anziché dal Vago, dall’Alpo, dalla Pissaròtta, dalle Mattozze, dalle Sasse, dalla Pizzoletta come direbbe la gente…

Questa piccola mania andrebbe combattuta. Se, infatti, noi ragionassimo tutti con questa ottica, dovremmo dire, per esempio: “la sede del governo dell’Olanda è ad Aja”, “quel tizio è nato a Spezia”, “il mio amico egiziano viene da Cairo”, “quell’arabo lì è appena tornato da Mecca”. Abbastanza assurdo, no?

Giovanni Rapelli

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