Invernizzi Angelo

…a cura di Giancarlo VolpatoPoesia

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Angelo Invernizzi

Ingegnere, imprenditore, costruttore, Angelo Invernizzi nacque nel comune di Marcellise il 7 febbraio 1884. Figlio del fornaio Antonio e di Ermelinda Zattoni, era un giovane dotato di un’intelligenza lucida e molto attenta a ciò che il mondo proponeva. Studiò in seminario vescovile, s’iscrisse all’Università di Ferrara, passò a quella di Genova, ma poi completò a Padova laureandosi in ingegneria civile e idraulica. Per mantenersi agli studi si occupò come disegnatore nelle Ferrovie dello Stato: un impegno che, poi, gli frutterà moltissimo.
Uno dei suoi primi lavori fu la “Casa del popolo” di Montorio, poi andò in Sardegna: tre linee ferroviarie sarde (la Nuoro-Lanusei, la Fonni-Abbasanta e la Oniferi-Orosei) portano il suo nome. Nel 1914 ritornò, sposò Isabella Barberini, di Mendrisio nel Canton Ticino, costruì casa Stegagno a S. Martino Buon Albergo, rifece la via per la Sardegna per portare l’acqua a Nuoro.
Chiamato in guerra con il grado di capitano del Genio, fu impegnato nella manutenzione e difesa degli impianti idrici sull’Altopiano di Asiago, sul Pasubio, su Monte Novegno, in Vallarsa, sulla Bainsizza e sul Montello; quale capo dell’Ufficio idrografico della seconda e dell’ottava Armata costruì gli acquedotti per Asiago, il Grappa, il Pasubio.
Finita la guerra, a Savona costituì, assieme a soci, la “Ing. Invernizzi e C. impresa costruzioni”: era il 1919 e, da allora, la sua azienda progredì e conobbe grandi iniziative. Invernizzi si trasferì a Genova dove sviluppò un vero e proprio impero edilizio.
Uomo geniale, particolarmente attento alle idee futuriste che accolse e amò, rimase attratto dalle novità che portò in quasi tutte le sue attività: a Genova progettò e costruì il primo garage, rimasto famoso, di forma elicoidale su più piani che servì da esempio a tutti i successivi; sempre nel capoluogo ligure, si deve a lui il primo grattacielo “dell’orologio” che non rimase nel silenzio; non disdegnò case di civile abitazione e si mise a lavorare con grandi ingegneri ed architetti molto noti e particolarmente rilevanti nell’ambito politico dell’epoca. Entrò in collaborazione con Marcello Piacentini, l’uomo celebre del regime, ma della cui amicizia Invernizzi utilizzò non l’ideologia bensì la grande intelligenza e la capacità progettuale universalmente riconosciuta. A Verona si legò con Ettore Fagiuoli, l’architetto di maggiore fama, indimenticato autore di opere rilevanti: con loro – con i quali condivise idee costruttive e soluzioni avveniristiche – Angelo Invernizzi allargò il campo degli interventi. Intanto ristrutturò la casa paterna dal momento che, pure abitando a Genova, egli non dimenticò mai quel Marcellise che, proprio allora, nel 1927, perdette la sua autonomia amministrativa passando alle dipendenze del comune di San Martino Buon Albergo. Dalla città ligure, l’ingegnere e costruttore veniva assai sovente nel vecchio borgo natio dove, tra l’altro, abitavano i suoi due fratelli che gestivano “La Locanda” e un’osteria: il legame con la terra della giovinezza fu sempre molto forte e indiscusso.
Proprio qui, con una visione innovativa che farà storia nelle costruzioni del mondo, Angelo Invernizzi iniziò la Villa Girasole, la villa rotante: nata nel 1929, sarà completamente conclusa ed efficiente, nel 1935; essa fu il formidabile e primo esempio al mondo di costruzione in grado di ruotare in sincronia con il movimento del sole alla velocità di 4 millimetri al secondo. Al progetto collaborarono Ettore Fagiuoli, l’ingegnere meccanico Romolo Caranacchi, l’arredatore Fausto Saccarotti e l’ideatore del marchio della villa Félix de Cavero.
Al suo borgo, cui aveva donato un capolavoro, continuò ad elargire idee e fatti: rifece il cimitero, regalò tutte le piante di cipresso che conducono alla chiesa della quale riparò la facciata, costruì, a proprie spese, l’impianto dell’acquedotto (Benvegnùa sorella acqua, ben arrivà!/Quanto e quanto t’emò spetà…/ scrisse una signora del luogo interpretando la felicità dei compaesani); volle che il santo fondatore della “Casa dei Buoni Fanciulli”, Giovanni Calabria, portasse i ragazzi del suo Istituto ogni volta ne avessero bisogno proprio nella Villa Girasole. Si accollò la spesa per la rimessa del pregevole organo settecentesco della chiesa del suo Marcellise: il restauro fu male eseguito tanto da comprometterne l’efficienza provocando in lui un grande dolore. La sua costante presenza di benefattore era avvertita dai vecchi amici degli anni della fanciullezza, ma anche da coloro che erano arrivati dopo; la stessa Amministrazione di San Martino ne fu consapevole.
Durante la seconda guerra, Invernizzi, sospesa l’attività edilizia, lavorò per il Genio civile costruendo ricoveri pubblici e riparando edifici. Alla conclusione del conflitto gestì l’Ente comunale di assistenza di Genova divenendo consigliere comunale per un quinquennio.
La sua fama di uomo onesto e altruista lo portò ad essere membro di Vigilanza della Banca Popolare di Novara; presiedette la Casa di Riposo della città ligure e il Conservatorio di Nostra Signora del Rifugio.
Ora ritornava sempre più a Marcellise e non ricordò mai a nessuno – anche se molti lo sapevano – che la madre, il fratello e la famiglia Invernizzi, avevano pagato, per anni, le tasse di molti poveri e li avevano aiutati a vivere. Egli, ingegnere nato, capace di capire come si costruivano i grattacieli, i parcheggi elicoidali, le case che seguivano il ritmo del sole non volle mai prendere la patente; si godeva la primavera e l’estate tra il verde della vallata della giovinezza; poi, ritornava a Genova e, tra gli impegni costanti, andava a salutare (ma, certamente, non solo) i migranti che sbarcavano.
Rimasto vedovo, passò qualche tempo a Marcellise e, ad un anno esatto dalla scomparsa della moglie, lo colse la morte il 13 ottobre 1958 proprio dov’egli era nato.
San Martino Buon Albergo gli ha dedicato una via là dove aveva passato gli anni giovanili. La Villa Girasole era stata regalata dalla figlia Lidia all’Accademia di Architettura di Mendrisio la quale, sperando nei contributi italiani, pensava di rimetterla in auge. Così non fu e passò al San Raffaele di Milano; poi, a Fondazione Cariverona con il comune cui essa appartiene. Esiste una fondazione che porta il nome di Lina (Isabel[Lina]) e Angelo Invernizzi. Berto Barbarani compose una poesia in dialetto dal titolo El girasol.

Bibliografia: Luigi Cristini, Invernizzi, Angelo, in Dizionario Biografico dei Veronesi (sec. XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 460-461; Luigi Ferrari, Angelo Invernizzi: un costruttore, il suo tempo… e il dopo, S. Martino Buon Albergo 2007; Annamaria Conforti Calcagni, Villa Girasole, in Ead., Una grande casa cui sia di tetto il cielo, Milano, Il Saggiatore, 2011, pp. 216-221; A. Galfetti-K. Frampton-V. Farinati, Villa Girasole: la casa rotante = the revolving house, Mendrisio (CH), Academy press-Milano, Silvana ed., 2014.

Giancarlo Volpato

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