Bercanovich Gualfardo

…a cura di Giancarlo VolpatoPoesia

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Gualfardo Bercanovich

Chi è Gualfardo Bercanovich,

Compositore musicale, insegnante di canto, librettista, Gualfardo Bercanovich nacque a Torino il 3 novembre 1840. Egli era uno dei quattro figli di Pietro Gualfardo (che, assai sovente, utilizzava solamente il secondo nome), nato a Verona e residente quasi sempre nella città scaligera, ma di origine dalmata: questi era musicista, poeta e scrittore. Egli possedeva, nel veronese, tra Cellore d’Illasi e Cazzano di Tramigna, una grande tenuta con una casa signorile ed era lavorata da un discreto numero di famiglie di contadini.
Nonostante abitasse nella città piemontese, il giovane Gualfardo era molto presente a Verona che considerava – per molti aspetti – la sua vera patria. Allievo del padre, nel 1868 assunse l’incarico di maestro del canto collettivo e di bel canto presso il Liceo musicale della città natale assumendo anche l’aiuto nella direzione dello stesso. Scrisse, per i suoi allievi – e poi divenuta un’opera fondamentale per Licei e Conservatori di musica – una Grammatica musicale. Contemporaneamente iniziò a collaborare, quale critico musicale alla torinese “Gazzetta piemontese”.
Assieme ad altri colleghi della scuola, poi Conservatorio musicale “G. Verdi”, tra cui Stefano Tempia e Carlo Pedrotti veronese e suo fervido amico, che era diventato direttore dell’istituzione oltreché maestro dell’orchestra del Teatro Regio, difese strenuamente i giovani musicisti (tra cui Alfredo Catalani), si batté fortemente affinché i grandi come Richard Wagner, Franz Liszt ed altri, trovassero esecuzione: “Vorrei – scriveva nel settembre 1880 – come accade a Verona che anche Torino avesse un’eguale cappella”: tradiva, in questo modo, la sua perfetta conoscenza della città veneta e l’amore per la sua “patria del cuore”. Firmava, anche, con lo pseudonimo di Giulio Bissaldi.
Fu l’ideatore dei “Concerti popolari: un’impresa subito accolta da Pedrotti, Giuseppe Depanis e dallo stesso Tempia: queste manifestazioni, nate nel 1872, collocarono Torino nel novero delle grandi città musicali poiché da esse nacquero altri importanti eventi.
Gualfardo Bercanovich alternava la sua attività tra la composizione musicale, l’insegnamento e la scrittura di libretti d’opera. I cataloghi italiani registrano la sua multiforme e indefessa attività: anche se con non attenta distinzione tra le opere del padre e quelle sue.
Nei salotti torinesi furoreggiava una sua composizione Ti ricordi? per voce e pianoforte che ben presto, assieme a Capricci, Sonate per pianoforte e odi scritte per amici che mettevano in note, fecero di lui un uomo ricercato e conosciuto: al di là del suo carattere un poco scontroso, schivo e solitario; anche per questo, forse, non si sposò ma preferì vivere in solitudine. Nel 1869 uscì una sua opera, una tragedia lirica in quattro atti, Il favorito, della quale era stato l’autore del libretto e della musica. Anche i melodrammi trovarono in lui un fervido e attento compositore.
Nel 1872, l’anno che consacrò Bercanovich quale innovatore dei concerti, presso il Circolo degli artisti del capoluogo piemontese, ebbe la sua prima esecuzione l’opera comico-drammatica, in due atti, ch’egli aveva composto: Vatel (su libretto del padre, in prosa ed in versi); essa metteva in scena la vicenda del cuoco-maestro di cerimonie del principe di Condé durante la visita di Luigi XIV nel 1671 al castello del celebre uomo d’armi con la susseguente morte datasi da François Vatel.
Dieci anni più tardi, nel 1882, Gualfardo Bercanovich si trasferì a Pesaro dov’era divenuto direttore del Liceo musicale Carlo Pedrotti che lo volle con sé affidandogli l’insegnamento di canto; considerato un vero “virtuoso del canto”, fece uscire dalla sua scuola insigni cantanti che si cimentarono nei teatri del mondo: ci limitiamo a segnalare Alfredo Zonghi, tenore dalle corde straordinarie e Giuseppe Gironi, baritono, che incantò le folle statunitensi.
Rimase nella città di Rossini (per il cui Barbiere di Siviglia Gualfardo Bercanovich padre aveva composto alcune suonate per violino) fino al 1890. Proseguì nelle sue composizioni preferite: melodie, valzer per pianoforte (cui, proprio per amore personale, dette moltissime variazioni), cori doppi a voci sole. Carlo Pedrotti s’avvalse frequentemente delle sue scritture, ma così fecero anche altri. Tradusse pure un’opera poetica di Alphonse de Lamartine.
Per un complesso di cause, non esclusa e non ultima una specie di ombroso ritegno nel tenere celate le proprie cose, ad uno sguardo attento appare evidente che Gualfardo Bercanovich non diede l’intera misura del suo ingegno e del suo valore.
Dopo la partenza da Pesaro, egli ritornò a Torino e di lì a poco – alla fine del 1892 – si ritirò a Cellore d’Illasi: nel silenzio, pressoché noncurante anche della proprietà che, grazie a matrimoni diversi, era passata ai Ferrero e poi andrà ai Nicoli (la zia Itala Bercanovich aveva sposato Luigi Roux e la figlia Gina, di questa unione, contrasse matrimonio con Augusto Ferrero: la figlia Livia, di questi, sposerà Ferrulio Nicoli). Nel paese compose ancora qualche altra opera minore, assolutamente non interessandosi della pubblicazione e lasciando tra le cose inedite. Nel 1906 la Società dei Concerti di Torino, che aveva raccolto l’eredità di quelli popolari, lo chiamò a far parte della direzione come titolo d’onore e con nomina a vita. In quell’occasione, egli scrisse a Giuseppe Depanis, illustre musicologo e direttore dell’istituzione, una lettera nella quale ribadì “sono stato io, e nessun altro che io, quoi qu’on dise, il fondatore e il germe da cui nacquero a Torino i concerti orchestrali”.
Passò gli ultimi anni sopportando stoicamente le sofferenze e si spense a Cellore d’Illasi il 25 settembre 1908.
Lasciò un mannello di opere brevi edite, ora in possesso del Circolo degli artisti a Torino; possedette – e se ne ignora la destinazione – un’importante raccolta libraria personale tra cui edizioni originali con gli spartiti di musicisti rinascimentali.
Di Gualfardo Bercanovich e della sua famiglia si è pressoché perduta la memoria il cui unico ricordo rimane, nella contrada di Borgo Sanmonte, a Cellore d’Illasi, il nome della villa Bercanovich-Nicoli.

Bibliografia: Andrea Sessa, Il melodramma italiano 1861-1900: dizionario bio-bibliografico dei compositori, Firenze, Olschki, 2003, pp. 42-43; E. Vecchiarelli-A.M. Mazza, La scuola di Canto, in I centodieci anni del Liceo musicale “Rossini” (1882-1992) oggi Conservatorio di Pesaro, Pesaro 1992, pp. 326-330; Giuseppe Depanis, I concerti popolari e il Teatro Regio a Torino: quindici anni di vita musicale: appunti, ricordi con ritratti, illustrazioni e autografi: v. 1: 1872-1878, Torino 1914, pp. 17-19 e passim (a p. 16, f.t., il ritratto di G. Bercanovich in questa sede); Giancarlo Volpato, Bercanovich, Gualfardo, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona, 2006, pp. 102-103.

Giancarlo Volpato

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