Pubblicazione del volume: “Sangiotar storie lontane – Mercuria e le altre…” di Lia Cinà Bezzi… segnalazione a cura di Graziano M. Cobelli… – 46

…a cura di Graziano M. Cobelli

 

Cari Amici,
poco tempo fa, durante un incontro tra Cenacoli di Poesia vernacolare in quel dell’Altopiano della Vigolana (TN), ho incontrato l’Amica, grande Poetessa Lia Cinà Bezzi che mi metteva a conoscenza di aver pubblicato solo da una settimana, questo nuovo volume contenete diverse Poesie ed un Racconto, sviluppando il tema delle streghe, ai tempi in cui erano perseguite e quasi sempre messe al rogo. Mi sono fatto dare il libro, l’ho letto con molto interesse e devo dire che, Lia non smentisce mai le sue grandi capacità poetiche e narrative e come le avevo promesso, è normale che questa Opera sia segnalata come merita in questo Sito. In calce troverete anche una delle due prefazioni, quella dell’Assessore alla Cultura del Comune di Nogaredo (TN), dott. Alberto Scerbo, che ha accompagnato l’uscita del libro. Sono molto dispiaciuto, per ragioni di spazio, perché consta di ben 6 pagine, non poter pubblicare anche la prefazione dell’Amico Elio Fox, Presidente del Cenacolo Trentino di Cultura Dialettale. Oltre a due parole sull’autrice, troverete una sua introduzione alla lettura di queste stupende Poesie e del bellissimo racconto ed io non ho trovato di meglio che usare le sue stesse parole che sono sicuramente più adatte per farvi apprezzare queste letture.

Chi è Lia Cinà Bezzi: nata a Rovereto (TN), dopo aver abitato per lunghi anni a Trento, risiede ora a Villa Lagarina (TN).
Fa parte del “Cenacolo Trentino di Cultura Dialettale” diretto dal critico, saggista e giornalista Elio Fox.
Da molti anni si dedica alla pittura, al disegno, alla poesia (sia in italiano che in dialetto) ed alla scrittura di racconti. Ha partecipato a numerosi concorsi a livello nazionale e regionale ottenendo premi importanti e segnalazioni sia per l’italiano che per il dialetto.
Suoi racconti e poesie sono stati pubblicati su varie riviste e antologie.
Ha pubblicato “Migole de vita” (2008), “Spaventapasseri ed altre storie” (2013), “Vado frugando un vento che si perde” (2016) e nel 2017 il libro in dialetto la storia delle streghe di Nogaredo (TN) “Sangiotar storie lontane” Poesie e racconto.

Questo piccolo libro di poesie nasce da alcune riflessioni quotidiane sulla storia delle donne di ieri e di oggi, l’oppressione, la discriminazione, la ricerca di identità e libertà, i bisogni concreti e la capacità propositiva e organizzativa.
Ma lo sviluppo di questi vasti temi mi avrebbe portato lontano, troppo lontano a condividere scritti importanti ed autorevoli di tanti che hanno già trattato con sensibilità storie di disparità nella quotidianità femminile.
Basta pensare alle violenze, agli stupri e ai femminicidi per ricordare una volta di più con emozione che siamo ben lontani dall’aver risolto molte ingiustizie.
Oggi come ieri possiamo certo dire che nella storia le donne ci sono sempre state; si, ma non hanno mai costituito il soggetto della storia.
La loro è stata una storia oscura, marginalizzata rispetto agli eventi, che non hanno mai fatto giustizia del ruolo femminile.
Prendere in considerazione il soggetto donna, tirarla fuori dall’oblio, significa anche trasformare la base della trasmissione della memoria dell’intera specie umana.
Come centro della mia ricerca ho voluto invece indagare la condizione femminile di qualche secolo fa, nel 1600 circa, cercando di immedesimarmi nel tessuto che anche allora era chiamato “la vita quotidiana”.
Una vita misera per uomini e donne, ognuno oppresso certamente dalla tirannia, ma sulle donne c’era uno squilibrio, un peso aggiuntivo che gravava su di loro in quanto mogli, madri, figlie.
E’ stato un periodo nero di oppressioni e sofferenze che hanno segnato l’umanità.
Per consuetudine millenaria le donne, accumulando di generazione in generazione le loro conoscenze empiriche nell’uso di erbe e medicamenti naturali, curarono la salute della propria comunità, diventando erboriste, speziali, guaritrici, “conciaossi”, capaci di conoscere anche rimedi e veleni, parassiti di piante ed animali, elaborando norme igieniche.
Attraverso le loro mani si svolgeva il ciclo della vita, del parto, dell’aborto e delle cure. Vicino a queste pratiche certamente ci sarà stato anche qualche caso di impostura, vantando la capacità di preparare filtri d’amore o causare il malocchio, ma questi erano così rari che non potevano giustificare una tale persecuzione.  Le pratiche erano il risultato intelligente di sperimentazioni che la medicina ufficiale non poteva o non voleva accettare. Inoltre la scienza medica era sommersa da norme e proibizioni religiose, talmente vincolanti da condizionare  quanto c’era di valido nell’esperienza popolare.
Cinque secoli di storia, dal XIII al XVII, cercarono di ignorare il lungo capitolo della caccia alle streghe che imperversò in tutta Europa. Malgrado il fenomeno della stregoneria fosse in prevalenza femminile, anche alcuni uomini furono perseguiti,  coinvolti o imprigionati, ma  nonostante i soprusi subiti, raramente per loro si arrivò alla condanna a morte.
Questo tragico periodo della storia europea fu spesso rimosso o sottovalutato. La storiografia cercò sempre di dimenticare, per quanto possibile, il capitolo streghe e la cruda realtà.
Non c’è stato limite al sadismo ed alle torture, per annientare il potere femminile, tentando per interesse di soggiogare, espropriare, condannando e processando con vilissime persecuzioni, l’autonomia economica e culturale, rendendo le donne indifese.
Io mi sono occupata di una minima parte di questo argomento cercando di partecipare a quei tristi avvenimenti raccontando con versi dialettali, un piccolo episodio, una vicenda ambientale a me più vicina, quella delle streghe di Nogaredo e dintorni, prendendo spunto da alcune letture per ricordare con sensibilità le sopraffazioni, i sacrifici, gli squilibri sociali e le sofferenze imposte alle donne.
E’ a tutte loro che dedico questo modesto lavoro sentendomi coinvolta, per le donne di ieri e di oggi, nei confronti della nostra femminilità.

Lia Cinà Bezzi 

Prefazione dell’Assessore alla Cultura Alberto Scerbo

Graziano M. Cobelli

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