Risposta ai lettori 29 (espressioni dialettali)

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Risposta ai lettori 29 (espressioni dialettali)

Un lettore, Giampiero, mi chiede da dove derivi la notissima espressione dialettale garanfati!, che ricorre spesso col significato di «possibile?», «possibile che succeda proprio a me?». La spiegazione etimologica è semplice e chiara: dall’espressione gran fati?!, che all’inizio (dobbiamo retrocedere almeno fino al Settecento) significò propriamente «gran fatti!, grandi fatti! (sarebbero se questo accadesse…)».

            Riaffiora nel termine il fenomeno che i linguisti definiscono come “anaptissi”, e che altro non è se non una varietà di “epentesi”. Quest’ultima consiste nell’inserimento in una parola di un suono “in più”, estraneo all’evoluzione storica della parola in questione; l’anaptissi introduce nella parola un elemento fonetico al solo scopo di facilitare la pronuncia della parola. Un esempio classico di anaptissi è il fiorentino inghilese per “inglese”.

            Vi sono altre parole nel nostro dialetto che presentano questo fenomeno. Per esempio, balòco «blocco (palla di neve, mucchio informe di qualcosa, batuffolo, ernia inguinale)», sparàngola «staggio, asta laterale di sostegno delle sedie» (certo un derivato di spranga), falòpa «faloppa, bozzolo (del baco da seta) imperfetto» (certo connesso, ma non si sa per quale via, all’inglese to flop «fare fiasco, fallire»)… Anche i nostri vicini mantovani hanno nel loro dialetto un caratteristico termine che presenta l’anaptissi: si tratta di pran «assai, parecchio», che spesso, in discorsi enfatici, viene pronunciato paràn (per citare un esempio: a l’è paràn bòn! «è assai buono!»).

Giovanni Rapelli

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