Gorzegno Stefano

…a cura di Giancarlo VolpatoPoesia

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Don Stefano Gorzegno

Medaglia d’oro al valor civile, sacerdote, Stefano Gorzegno nacque a Verona il 27 marzo 1959. Figlio unico, frequentò il Liceo scientifico “G. Fracastoro”, ma divise costantemente la sua attività di studente con quella di animatore dei suoi amici giovani presso la parrocchia dove abitava: San Francesco d’Assisi vicino all’Arsenale. Manifestò, da sempre, un carattere gioviale, fortemente allegro, permeato di quel senso dell’altruismo che lo porterà a scelte molto difficili. Era uno straordinario alpinista ed amò sempre la montagna.
Frequentò la Facoltà di Giurisprudenza a Parma, ma, alla fine del terzo anno e in perfetta regola con gli esami, lasciò l’università. Aveva fatto la sua scelta. Entrò nel seminario a Roma, si specializzò in teologia spirituale presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1987 fu ordinato sacerdote presso il Vescovado di Campobasso-Bojano: non fu una scelta casuale. Il giovane sacerdote, ancora molto prima, aveva deciso di fare il missionario come prete secolare là dove più complicata e più difficile era la vita dell’uomo di Chiesa: lo interessavano i più piccoli, quelli più abbandonati e sostanzialmente poco curati nello spirito che reputava la base fondamentale per la formazione, specialmente se fuorviati da ingannevoli tentazioni di malavita.
Divenne parroco a Roccamandolfi, in provincia d’Isernia. Amato e stimato, pastore del suo gregge cristiano, s’impegnò anche dal punto di vista civile: senza timori, s’oppose ai poteri di stampo mafioso assai radicati nel tessuto della comunità soprattutto quando cercava di trattenere i giovani dall’avere rapporti con i “forti” del luogo. Subì violenze verbali, poi i nemici passarono ai fatti e non risparmiarono le minacce di morte: il vescovo decise di sollevarlo dall’incarico.
Don Stefano Gorzegno ritornò a Verona e per qualche tempo aiutò le chiese che ne avevano bisogno: fu a Sant’Anastasia, nella sua d’origine, a S. Pietro Apostolo. Le parrocchie della città gli stavano strette poiché gli mancava quel lavoro di formazione, di cura, di impegno religioso e civile di cui, invece, aveva bisogno la terra molisana. Chiese di ritornare nella diocesi dov’era stato. Gli fu rifiutato e fu mandato a fare il parroco a Voltago Agordino e a Frassiné Agordino nel bellunese. Vicino alle sue Dolomiti, vi stette dal 1996 al 2001: e qui, a contatto con la genuinità del contesto rurale, rovesciò letteralmente la prassi del portare la fede tra la gente; non più solamente la prosecuzione dell’andare quotidiano, ma incrementò la partecipazione, volle l’attività dei giovani e dei più piccoli; uomo semplice, amante della natura, fu seguìto dalla popolazione che vide in lui un autentico innovatore.
Finalmente, nel 2001, ritornò nella sua diocesi molisana diventando il parroco di Bojano. Questo paese, non lontano dal capoluogo provinciale con il quale condivide l’intestazione della diocesi, lo riportò a contatto con i bambini: furono il più grande interesse della sua attività sacerdotale affinché per essi si attuasse davvero la speranza di una vita più serena e più felice. In quella terra molisana non era venuta meno quella triste esperienza ch’egli aveva esperimentato a Roccamandolfi (non è un caso, forse, che da Locri-Gerace – terra di ‘ndrangheta – abbia approdato a Campobasso-Bojano, Mons. Giancarlo Bregantini nel 2007): ma la vita di Stefano Gorzegno passava serena con il sostegno dei cittadini parrocchiani.
Più volte volle portare i bambini sui monti del Molise, ma nel luglio del 2003 cambiò programma: grande amante anche del mare, del quale conosceva tutte le malizie ed era un ottimo nuotatore, portò i suoi giovani vicino a Termoli, sulla costa, in località Fucilieri: con i piccoli vi erano genitori, catechiste, parrocchiani. E qui accadde quello che nessuno poteva supporre. Mentre i ragazzi erano in mare, nell’acqua bassa, un improvviso fenomeno di gorghi e mulinelli trascinò sette di questi piccoli al largo e sotto acqua. Per loro sarebbe stata la fine. Senza pensare, don Stefano – che in gioventù aveva svolto attività agonistica di nuoto – gettandosi, di volta in volta, li recuperò tutti e sette portandoli in salvo sulla riva. Lo sforzo, superiore a qualsiasi evento, non lo perdonò: l’acqua era entrata nei polmoni, l’eccessiva adrenalina sprigionata lo fece stendere esanime sulla spiaggia. Un infarto se lo portò via. Prima di morire, con un sorriso che sapeva di amore, chiese: “Stanno bene i ragazzi? Bene, molto bene”: furono le sue ultime parole.
Era il 30 luglio 2003: Stefano Gorzegno aveva 44 anni.
Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, lo insignì della Medaglia d’oro al valore civile, alla memoria. La Regione Veneto di quella d’argento per meriti civili, la sua mamma (il padre se ne era già andato) della Medaglia d’argento alla memoria del figlio.
Bojano gli ha dedicato una via, Frassené Agordino una statua nella piazza che porta il suo nome; Verona lo ha ricordato intitolandogli i giardini di piazza Vittorio Veneto dove esiste una pietra dolomitica con, all’interno, un bassorilievo bronzeo con il volto di Stefano Gorzegno: stele realizzata da André Ballis, artista agordino. Gli amici di Verona, i conoscenti e coloro che lo ebbero accanto hanno istituito l’Associazione “Amici di Stefano Gorzegno”: lo ricordano ogni anno con un concerto in Santa Anastasia. La Chiesa si è messa in moto per farlo arrivare tra i beati di spirito, quelli che hanno dato la vita per la salvezza degli altri. In suo nome e per onorarne l’esempio, a Verona, a Bojano e nell’Agordino si tengono, assai spesso, concerti e ricordi: il più celebre, sinora, è stato quello che il maestro Bepi De Marzi ha voluto per lui a Frassené l’8 settembre 2018 nel 15° anniversario della scomparsa del sacerdote e che poi ha portato nella città natale.

Bibliografia: Angelo Spina, Don Stefano Gorzegno, il prete eroe: fulgido esempio dell’amore cristiano, Bojano (CB), Tipolito Matese, 2003. Tutti i giornali nazionali hanno parlato di lui; l’“Arena” lo ha ricordato più volte.

Giancarlo Volpato

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