Munro Alice – “Nemico, Amico, Amante…”

…a cura di Elisa Zoppei

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Conoscevo poco di Alice Munro, Premio Nobel per la Letteratura 2013. L’ha presentata l’amica Anna Maria Rosiello al nostro Salotto Letterario, in funzione a Castelvecchio fin dall’anno scorso. Ci ha proposto per i prossimi incontri una carrellata antologica delle scrittrici insignite di Premio Nobel per la Letteratura, quattordici in tutto.
-Poche- abbiamo pensato, rispetto allo trasbordante numero di uomini.
Fra esse la scrittrice canadese Alice Munro, nota alla grande critica mondiale e al pubblico, soprattutto come autrice di racconti. Ognuna di noi si è presa l’impegno di leggere una delle sue opere che sono davvero tante, ma ciascuna unica a modo suo. Ce le presenteremo a vicenda e ne discuteremo al prossimo incontro. Con voi carissimi amici del Condominionews, condivido in anteprima la mia piacevole sorpresa nel leggere i nove racconti di Nemico, amico, amante…, attratta naturalmente dal titolo e dai suoi puntini di sospensione che promettevano mare e monti sulla vita amorosa dei protagonisti, ma, e qui sta il bello, Nemico. amico, amante… e relativi puntini, è il titolo del primo racconto esteso all’intera raccolta, nove in tutto, ognuno diverso dall’altro, ognuno con le sue storie, anche d’amore, però semplicemente mutuato dal gioco fanciullesco di due ragazzine sbarbatelle che volevano essere già grandi. La cosa più interessante sta nella sostanza dei vari racconti ognuno dei quali vi trasporta nel Paese di Alice con le sue domestiche, umane e paesaggistiche meraviglie, e non, fatte di vita ordinaria, condita da un sagace spirito di osservazione, ironico quanto basta, e una capacità descrittiva vivace ed essenziale di eventi grandi e piccoli, come capita di vedere in pochissimi scrittori.

Alice Ann Munro, Wingham, (Ontario), 10 luglio 1931

Note biografiche

È una bellissima donna di 86 anni, grande scrittrice canadese, vincitrice del premio Nobel per la Letteratura nel 2013. Viene notoriamente definita la più grande narratrice vivente di racconti del Nord America, nonché la più importante autrice canadese contemporanea, vera “maestra del racconto breve”.
Nata nel 1931 a Wingham, cittadina industriosa nella contea di Huron provincia dell’Ontario, Alice Munro è cresciuta in una famiglia di allevatori e agricoltori, era la primogenita di tre figli, perciò le toccava spesso badare ai fratellini più piccoli. Visse un’infanzia non del tutto dorata, in una borgata abitata da contrabbandieri, prostitute e magnaccia. Suo padre, Robert Laidlaw, non aveva finito gli studi e prima di diventare un contadino allevava le volpi argentate, poi quando l’azienda fallì, si mise ad allevare tacchini. La madre era un’ex insegnante di scuola la quale, nonostante le loro scarse finanze, voleva che la figlia passasse da signora. Alice, con i suoi lunghi capelli neri ricci era costretta a vestirsi ed esibirsi in recital della scuola domenicale. Lei avrebbe preferito leggere e inventare storie, ma nessuno le dava bado, anzi la spronavano a impiegare più tempo a migliorare la sua cucina e l’uncinetto. Leggere era una sorta di indulgenza che veniva dopo. Prima c’era il lavoro fisico da svolgere.

Nel 1949, a 18 anni, grazie a una borsa di studio biennale, intraprese gli studi di Inglese presso la University of Western Ontario, e iniziò a pubblicare i suoi primi racconti nella rivista letteraria studentesca. Durante questo periodo lavorò come cameriera, raccoglitrice di tabacco e impiegata di biblioteca. Nel 1951 abbandonò l’Università, si sposò e si trasferì a Victoria, capitale della provincia canadese della Columbia Britannica, insieme al marito, James Munro un compagno di studi, da cui ebbe tre figlie; nel 1963 la coppia aprì una libreria, la “Munro’s Books”. Ma dopo la separazione, avendo ottenuto il posto di “Writer-in-residence” presso la University of Western Ontario, tornò nel paese natale, e nel 1976 si risposò con Gerald Fremlin, un geografo che aveva conosciuto come studente e la guardava ammirato. Si erano incontrati per un pranzo e dopo tre martini avevano deciso di stare insieme. I casi della vita!

Amava scrivere fin da ragazzina, ma riuscì a pubblicare la sua prima raccolta di racconti La danza delle ombre, quando aveva già 37 anni, accolta così favorevolmente dalla critica che le valse il prestigioso premio del Governatore Generale per la narrativa in lingua inglese (Governor General’s Literary Award). Otterrà lo stesso premio per la seconda volta nel 1978, con la raccolta di novelle Chi ti credi di essere?.
Fece della scrittura il suo mestiere e lo svolgeva con una viscerale passione, per cui, pur lavorando nella libreria che aveva aperto con il suo primo marito, dedicava le mattinate intere a scrivere rispettando di mala voglia i ritmi imposti dalla necessità di tirar su tre figlie. Scriveva comunque ogni mattina sette giorni su sette programmando in modo compulsivo un dato numero di pagine. Scriveva quando le bambine dormivano, scriveva rubando le ore al sonno, lavorando fino all’una di notte e alzandosi alle sei del mattino: era una intrepida lavoratrice/produttrice letteraria determinata a sfornare un racconto dietro l’altro, amalgamandoli insieme per un certo numero varabile e raccogliendoli in libri il cui titolo corrispondeva al primo racconto. “In essi -scrive Susanna Basso la traduttrice italiana di tutti i suoi racconti- si incontrano i personaggi, i luoghi le situazioni e le case, i sentimenti e le cose che, decennio dopo decennio, hanno saputo ricostruire un mondo la cui mappa imperfetta contiene il movimento del tempo e la cruda bellezza di ogni vita”.
Dalla sua vita, da ogni particolare ha tratto materia per i suoi racconti, ambientandoli fra campagne, boschi e sterminate distese di granoturco, cogliendone l’atmosfera con l’occhio di chi osserva con precisione e fine introspezione psicologica la realtà sociale del proprio habitat rurale e urbano. Le sue storie vivono in un mondo di compromessi, dove le persone fanno ciò che devono per sopravvivere. Proprio come, nell’Ontario, qualcuno dice.
Un’opera grandiosa quella di Alice Munro, che segna un largo cammino di possente respiro umano e sociale con venature poetiche messe giù quasi alla chetichella che rafforzano il piacere di leggere e allargano gli orizzonti del cuore.

A partire dal suo esordio nel 1968, Alice Munro ha pubblicato altre quindici raccolte di racconti. Einaudi ha pubblicato Il sogno di mia madre (2001), Nemico, amico, amante… (2003), In fuga (2004), Il percorso dell’amore (2005), La vista da Castle Rock (2007), Segreti svelati (2008), Le lune di Giove (2008), Troppa felicità (2011), Chi ti credi di essere? (2011), La danza delle ombre felici (2013), Una cosa che volevo dirti da un po’ (2016).

Nemico, Amico, Amante…

Risponde naturalmente al cliché usato dall’autrice per tutti i suoi libri: una raccolta di racconti, nove per la precisione, dichiarati nei vari siti Google da lettori e critici autorevoli “bellissimi”, “perfetti”, ma anche “storie al femminile” “frammenti narrativi che cercano di catturare un pensiero un momento un sentimento un’emozione”.
Che dire di più!!! Hanno tutti ragione. È proprio così amici miei. E aggiungerei che sono un’esca per “catturare” anche i lettori più smaliziati o incartapecoriti, stupiti di sentirsi raccontare qualche frangente della propria vita da una scrittrice che sta dall’altra parte del mondo, che narra vicende sciorinando via via tra le righe, con una semplicità disarmante, particolari “noti”, che “profumano” di normalità e di vita provinciale. Alice Munro non va alla ricerca dello straordinario per vestire le avventure ordinarie del vivere, si accontenta di fotografare con la penna guidata dal suo sguardo acuto, e non sempre clemente, le azioni quotidiane di persone le più disparate, ragazze, donne di mezza età, che da insignificanti protagoniste di una vita piattamente normale, acquistano man mano lo spessore delle eroine da romanzo. Prendiamo ad esempio Johanna, protagonista del primo racconto, quello che appunto dà il titolo a tutta la raccolta, una domestica quarantenne, non bella, priva di fascino seduttivo, che, dopo aver servito umilmente per tutta la giovinezza gli altri, un fortuito gioco della sorte perpetrato da due ragazzine, più irresponsabili che cattive, le quali a sua insaputa intrecciano una corrispondenza amical-amorosa fra lei e il padre di una delle due, fa cambiare direzione al suo cammino esistenziale. L’imbroglio dello scambio epistolare infatti fa nascere in lei una indomita volontà di farsi una vita sua, con un marito, una casa e un figlio. E passo dopo passo raggiungerà la sua meta: affronterà ogni incognita con grinta e coraggio, si prenderà cura di un uomo ormai sull’orlo dell’abisso, lo salverà dal tracollo economico, fisico e morale, restituendogli fiducia nel domani, voglia di rimettersi in gioco e ricominciare ad amare. Da cenerentola sbiadita Johanna diventerà la regina del suo cuore. E come nelle fiabe vivranno per sempre felici e contenti.
Così anche la quarantaduenne Jinny di Il ponte galleggiante, in dura lotta contro un cancro che non perdona, una sera sotto le stelle avrà il bacio di un ragazzo molto più giovane: un bellissimo dono inaspettato che la farà sentire bella anche senza capelli e desiderata nella sua femminilità non ancora smorzata.
Indimenticabile anche la figura di Nina, protagonista di Conforto, alta, magra, capelli grigi, sportiva, prima con lucida intelligenza si scontra col marito in accese contestazioni intellettuali, poi colpito da una incurabile malattia degenerativo invalidante, lo accompagna con sollecita devozione coniugale. Vive con lui alla giornata, cogliendo l’attimo, fino a condividere la sua libera scelta di dare l’ultimo saluto al mondo e assisterne la dissoluzione finale.
Ma lascio a voi cari lettori il piacere di inoltrarvi nella sorprendente galleria dei ritratti di questo libro, ognuno dei quali svela un segreto e un mistero nascosti tra le pieghe del racconto.
Queste storie infittite di sapori, odori, malumori, amori e dolori propri della quotidianità, nel loro essere ordinarie rivelano la grande straordinarietà insita nel vivere. Hanno dentro per così dire “la musica del quotidiano”, in una girandola di discorsi ad alta voce, di sentimenti detti sottovoce per paura che altri sentano e di allusioni risolte come per magia nelle cose più ovvie della più ovvia normalità.
Concordo con chi definisce la scrittura della Munro “aperta, rivoluzionaria, lussureggiante, fitta di accadimenti e particolari essenzialmente necessari”. Ogni accadimento, come un movimento vitale dei vari personaggi fatto di emozioni e modi di guardare e percepire il mondo, si staglia nell’immenso paesaggio canadese nord occidentale, nello sfondo di una natura selvaggia che nasconde imprevedibili sfumature di bellezza da mozzare il fiato.

Buona lettura.
Elisa

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