Agnello Hornby Simonetta – “Caffè amaro”

…a cura di Elisa Zoppei

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Cari amici lettori, ho scelto per condividerlo con voi il libro Caffè amaro (Feltrinelli, 2016), di Simonetta Agnello Hornby, l’ultimo dei suoi tanti romanzi che hanno ottenuto strepitosi successi di critica e di pubblico e sono stati tradotti in tutto il mondo. Anche questo  furoreggia alla grande nelle librerie come tutti gli altri e in questi giorni lei è nelle nostre città italiane a presentarlo, accolta sempre da fragorosi applausi, entusiasmo e simpatia.
Una simpatia che, devo dire, avvince spontaneamente per il suo brio, la prontezza delle battute non artefatte, che ti fanno sentire come una sua vicina di casa con la quale si vede ogni giorno e parla del più e del meno.

Simonetta Agnello Hornby

È nata in Sicilia, a Palermo nel 1945 dove ha vissuto tutti i suoi anni giovanili, ed appartenendo a una famiglia dell’alta aristocrazia siciliana, non frequentò la scuola pubblica ma ebbe la prima istruzione elementare in casa, da una maestra che ricorda ancora con affetto.
Nel 1965 ha ottenuto la borsa di studio Fulbright  presso l’University del Kansas, che le ha permesso di allargare gli orizzonti dei suoi saperi e dei suoi progetti di vita. Nel 1967 si è laureata in giurisprudenza e da allora è sempre vissuta all’estero, negli Usa e in Zambia. Le  note biografiche colte qua e là in internet e sulle quarte di copertina dei sui romanzi, ci informano che  nel 1970 si trasferì a Londra, sposando nel 1972 un cittadino inglese e adottandone il cognome Hornby, che non si tratta del famoso scrittore Nick ma solo di un omonimo”.  Ad ogni modo nel 1979, esercitando la sua professione di avvocato e di giudice, Simonetta Agnello ha aperto lo studio legale Hornby and Levy, nel quartiere degli immigrati musulmani e neri di Brixton, specializzato nel diritto di famiglia e dei minori, il primo a Londra mirato ai casi di violenza all’interno della famiglia. Sì è buttata a capofitto in  una battaglia tutta personale ma intelligente occupandosi dei diritti e delle problematiche degli immigrati caraibici o neri. Nel 1997, ha scioccato il mondo dando alle stampe il risultato della sua lunga e circostanziata ricerca nel libro, The Caribbean Cildren’s law Proiect, tutto centrato sui diritti dei bambini Caraibici: Giamaicani delle isole Barbados di Trinidad e della Guyana. Rimane ancora l’unico lavoro del genere al mondo. Ottiene la cittadinanza londinese e a partire dal 2008 la scrittura diventa la sua principale attività.
Però, attaccata alle sue origini siciliane si è portata nel cuore i profumi, i sapori, i colori della sua terra, legati soprattutto alla casa di Mosè, la masseria ottocentesca dei baroni Agnello che sorge su una collina nella campagna di Agrigento, a pochi chilometri dalla Valle dei Templi. Qui da cinque generazioni ogni anno si riuniscono tutti, parenti, amici con servitù al seguito, per trascorrervi le vacanza estive, ricordando i vecchi tempi, cucinando i piatti delle nonne e delle zie, ripassando la storia di famiglia. Non solo. Simonetta non ha mai voluto perdere il suo forte accento siculo, se ne vanta e lo trasferisce a piene mani nei suoi romanzi per dare, insieme a tante ricette di casa, un tocco di realismo paesano a romanzi come La Mennulara , (Feltrinelli, 2002), romanzo di esordio di folgorante successo, La zia marchesa (Feltrinelli, 2004), Boccamurata ( Feltrinelli 2007). Negli anni successivi pubblica Vento scomposto (Feltrinelli, 2009) Camera Oscura (2010) Un filo d’olio (Sellerio 2011) Il pranzo di Mosè (Giunti, 2014). Nel 2012 ha pubblicato anche un libro di ricette assieme a Maria Rosario Lazzati La cucina del buon gusto, con il quale il 24 febbraio 2012, è stata ospite in TV a “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi. Grazie a youtube ho potuto vederla ed è una siciliana verace con l’argento vivo, che mette pepe e ottimismo in ogni cosa e dice che ha deciso di volersi bene e di mettersi al primo posto nella graduatoria dei suoi interessi. Mi son detta, Elisa impara!!!
Che sia oltre che una donna intraprendente anche una madre Coraggio, lo abbiamo visto nel film documentario Io & George trasmesso lo scorso anno a putate su Rai 3 in seconda serata. Vi si raccontava il suo viaggio on the road nel nostro Paese con il figlio George di 45 anni,  sulla sedia a rotelle, affetto da sclerosi multipla primaria progressiva, ma non per questo rinuncia a muoversi. Grazie alla sua carrozzina riesce a vivere una vita quasi normale,  scherzando sulla malattia e superando con ironica sorridente arguzia le inevitabili difficoltà  che incontra sulla sua  strada.

Caffè Amaro

Caffè amaro è una storia di grande respiro che abbraccia quasi un secolo di vicende storico politico sociali della Sicilia tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento e fanno da sfondo e da contorno alla vita di Maria, la protagonista, una bellissima giovane donna che incontriamo nel fulgore della sua figura adolescenziale prorompente di forme piene di grazia seduttiva. È la figlia dell’avvocato Ignazio Marra filo socialista che guadagna poco e vive in ristrettezze. Nostalgico dei tempi andati, ricorda quando la sua isola prima di essere unificata  al regno d’Italia, era l’opulento granaio d’Europa e tutti godevano di maggior benessere. Ora con il governo Crispi e più avanti Giolitti, lo Stato Italiano si appropria delle sue ricchezze, le investe nelle industrie del Nord, gravandola di tributi e lasciandola nella precarietà. I giovani sono costretti a emigrare e partono per l’America. La madre è la giovanissima Titina Tummia, che all’età 14 anni esplodendo di passione per l’uomo di vent’anni più vecchio di lei, lo seduce e lo costringe a farla sua mettendola incinta e a sposarla. Diventando donna tra le braccia di Ignazio, gli mantiene vivo il desiderio sessuale e il loro si rivela un matrimonio d’amore che continua nel tempo. Prima di Maria hanno altri tre figli, cui va aggiunto Giosuè figlio di un ebreo caro amico di Ignazio, che era rimasto ucciso dalle truppe dell’esercito regio, durante i fasci siciliani. Rimasto orfano viene ospitato nella casa dei Marra e trattato come un figlio. Per Maria è il fratello del cuore cui confidare ogni piccola cosa. Con lui ha un rapporto spirituale che cela un sentimento amoroso di cui lei non si rende conto perché Pietro Sala, un uomo attraente e ricco, appartenente a una delle famiglie siciliane più in vista, galante viveur, al primo sguardo se ne innamora a la chiede in sposa con un “Me la dareste?” detto a bruciapelo al padre di lei. Pietro ha 34 anni e il fascino irresistibile del tombeur de femme, per cui Maria sente dentro di sé un senso di orgoglio per essere stata scelta  e acconsente alle nozze anche per sollevare le sorti economiche dalla sua famiglia e dare la possibilità ai  fratelli di studiare. Si dimostra una ragazzina sensata con la testa che ragiona,  più che la romantica fanciulla che sogna l’amore. Iniziano i rituali della preparazione al matrimonio con la presentazione della promessa sposa ai parenti altolocati. Maria compita e sorridente viene in primis fatta accomodare nella sontuosa casa delle sorelle di lui che l’aspettano per presentarla ad amici e parenti riuniti per l’occasione tanto attesa. Al momento di servire il caffè le allungano la tazza di fine porcellana a forma di tulipano piena di aroma caldo e fumante, ma dimenticano di passarle la zuccheriera. E lei senza batter ciglio lo beve amaro. E così, per tutti sarà sempre che lei il caffè lo preferisce amaro. Pietro ne è talmente conquistato che la renderà la regina della sua vita e della sua alcova, coprendola di gioielli, facendole aprire tutte le porte dei salotti della nobiltà italiana. Maria godrà appieno della sua fortunata sorte, grata al marito di darle ogni libertà di scelta e di espressione, e molte altre cose fra cui le gioie del sesso, poiché lui, uomo famoso e di gusti raffinati è anche un grande amatore. Ma accanto alle gioie ecco affiancarsi  i dolori, i tradimenti di lui, la sua passione smodata per il gioco, la preoccupazione per i figli (Anna e Vito) da crescere quasi da sola, la prima guerra mondiale. Nella famiglia del marito nonostante l’infida invidia delle di lui sorelle si accampa come padrona saggia ed oculata, scelta dal suocero a consigliera ed eletta amministratrice di tutti i beni della casata. Si occupa con sincero e intelligente affetto della madre di lui, relegata in una stanza del palazzo come una reietta affetta da raptus di pazzia furiosa. La cura la tiene con sé stabilendo con lei un rapporto di intesa.
Ma dove trova maggiormente conforto e gioia è nelle lettere che ogni settimana scrive e riceve da Giosuè, impegnato in delicate missioni diplomatiche in Italia e all’estero, che lo porteranno a coprire importanti cariche politiche in seno al governo fascista. Lui è una spalla sicura su cui appoggiarsi, una sponda cui aggrapparsi, un sostegno da permetterle di affrontare tutto a testa alta, mantenendo la sua identità ed indipendenza. Le lettere dell’amico fraterno,  anno dopo anno, l’hanno inseguita e raggiunta come gesti e atti d’amore. Un amore che non riuscirà a soffocare per sempre. Maria dovrà fare i conti con una parte di sé sepolta ma rimasta viva, un luogo segreto del cuore dove aveva confinato il volto bellissimo del ragazzo gentile della sua giovinezza fattosi triste e turbato quando aveva accettato di sposare un altro. Riusciranno con la complicità e il favore di alcune circostanze a superare ogni ritrosia, ogni ostacolo, per manifestarsi l’uno all’altro nella pienezza della loro passione amorosa. Sarà la loro una storia piena di estasi e di tormento fino alla soluzione finale. Che ne sarà del loro destino? Noi glielo auguriamo felice.
Una storia avvolgente e sensuale, ambientata in un immaginario paese tra Palermo e Agrigento: Camagni dove le famiglie aristocratiche dei Sala e dei Tummia, padroni di zolfatare e di palazzi a Palermo, dimorano in antiche ville padronali arricchite di stucchi, fregi e nei saloni affrescati passano le loro giornate fra chiacchiere, servendo caffè, e nelle ore del tramonto si tirano alla finestra per vedere il passìu delle gente,
La lettura va respirata lentamente per essere goduta al completo nel vorticoso intrecciarsi degli avvenimenti di tanti personaggi chiamati per nome,  che rendono vivo e movimentato il quadro nel quale la giovane Maria, dai dolcissimi occhi a mandorla, sempre conzata a dovere, si trasforma in una splendida donna che sa vivere grandi passioni e sopportare dure sofferenze, tenendo la testa alta e tra le dita una tazzina di caffè amaro.

Buona lettura, Elisa

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