Pubblicazione del volume: “Origini e significati della politica” di Giovanni Olivieri… intervista a cura di Graziano M. Cobelli… – 33

…a cura di Graziano M. Cobelli

Novità

Cari Amici,

succede spesso, ed a molti di noi, di lavorare, per anni in un palazzo o un’azienda ed ogni giorno incrociarsi nei corridoi, negli atri, negli uffici, con tantissime persone e che qualcuna di queste, susciti il nostro interesse ed istintivamente, a pelle, ti risultano simpatiche, si comincia allora a salutarsi, ogni tanto qualche piccolo dialogo di sfuggita, ma per rispetto ed educazione non si entra mai nei particolari un po’ più personali, ed accade che a volte, certe cose importanti che le riguardano si vengono a sapere così, un po’ per caso…

Giovanni Battista Olivieri

…ed è proprio questo uno di quei casi, in cui ho saputo di Giovanni Olivieri, che ha pubblicato un libro che tratta principalmente di politica, anzi, per la precisione è il secondo libro che pubblica e quindi, da qui nasce il mio desidero di approfondire la conoscenza ed ho saputo che Giovanni è nato a Verona. È laureato a pieni voti in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Padova con una tesi sulle basi bio-evolutive del comportamento sociale. I suoi interessi riguardano principalmente l’etologia umana e la storia della scienza e della tecnica. Attualmente lavora presso la Direzione Generale dell’Università degli Studi di Verona, al primo piano di Palazzo Giuliari, esattamente sopra la mia testa e quindi, premesso ciò, sorge spontanea la domanda da porgli: “Com’è nata l’idea di scrivere un libro e a quando risale la passione per gli argomenti che lo hanno ispirato”.

Risposta: “L’origine remota del libro nasce nell’inverno 1994-1995, mentre studiavo per l’esame di Scienza della Politica. Gli argomenti catturavano la mia attenzione e riempivo gli appunti di domande per ulteriori approfondimenti. Il libro nasce da una sintesi tra quelle questioni e i miei interessi per l’etologia umana, che già con la tesi di laurea avevo avuto modo di coltivare e che ho in parte ripreso nel precedente libro (“L’Uomo Sapiente”), nel quale esplicito più ampiamente la logica dell’agire umano quale risultato della storia naturale. La politica può essere considerata una strategia di risposta alle conflittualità umane, che affondano le loro remote origini nella storia naturale. La strategia più efficace appare quella che favorisce la realizzazione delle libertà individuali, in un sistema democratico”.

Graziano M. Cobelli

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IL LIBRO:

“Origini e significati della politica”

“Origini e significati della politica”: questo è il titolo del libro pubblicato dal mio collega, edito da ilmiolibro.it, in collaborazione con La Feltrinelli.it.
A partire da alcune domande fondamentali, quali “cos’è la politica e perché è necessaria? cosa si intende per libertà? è possibile fare a meno del potere?”
Giovanni riflette su politica, potere, libertà, conflitto, giustizia.

I libri sono disponibili nelle librerie Feltrinelli e on line.

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Origini e significati della politica di Giovanni Olivieri

Capitolo 3
Politica, consenso e democrazia

Abbiamo considerato nel capitolo precedente come una politica che tenda a realizzare la libertà non possa che essere fondata sulla democrazia.
Valutiamo dunque in maggiore dettaglio i fattori che la caratterizzano.
Elemento centrale di un sistema politico democratico è il consenso, o meglio la sua (molteplice, regolata e imprescindibile) espressione attraverso il suffragio universale nel pluralismo (cioè in una società aperta al libero contributo di idee da parte dei propri consociati). Tale esigenza si accompagna necessariamente a quella che potremmo chiamare “logica nascosta” perseguita almeno da coloro che svolgono attività politica in modo professionale anche ricoprendo cariche pubbliche: la loro sopravvivenza politica, ossia il primum vivere (deinde philosophari) della politica.
Ciò implica una conseguenza non da poco: la politica perseguita rimane imprescindibilmente ancorata alla necessità del consenso, ed anzi si fa essa stessa attività che lo ricerca o addirittura lo costruisce o lo induce (magari esaltando tensioni per conseguirlo senza poi essere troppo interessata alla loro ricomposizione). Diviene così centrale la dimensione linguistica della politica, anche a scapito della (o abdicando alla) assunzione della responsabilità, da parte della politica stessa, di prendere decisioni.
Quanto oggi nelle nostre società la parte linguistica della politica, il comunicare politico, si trasforma in reali scelte politiche?
Il rischio è che la politica, dipendendo dal favore popolare, vivacchi evitando di compiere scelte lungimiranti che nell’immediato potrebbero risultare scomode o sgradevoli. Ma ancora più grave è che la stessa si limiti sostanzialmente alla dimensione linguistica: rappresento scenari rassicuranti o prometto cambiamenti prossimi che difficilmente realizzerò e novità allettanti che poi non ci saranno se non minimalmente, tanto si tratta, appunto, di convincere linguisticamente, visto che la cosa, salvo imprevisti, solitamente funziona (e se non funziona cerco il nuovo linguaggio vincente, anzi convincente). Se sto invece all’opposizione faccio il catastrofista e gioco su paure e allarmi. Sembra un gioco da bambini e per bambini, cioè per adulti trattati da bambini, magari proprio perché bambini sono rimasti. D’altra parte se non ci fossero questi bambini non ci sarebbero forse neanche i loro padri, cioè i vari padri della patria, spirituali, etc.
Non paiono dunque certo ben fondate le scelte politiche compiute dagli elettori per avere ascoltato comizi o anche dibattiti. Non pare neanche il minimo.
Si tratta evidentemente di una questione di corretta informazione e di reperimento della stessa. Forse un inizio per effettuare valutazioni più consapevoli può essere, in relazione agli ambiti di maggiore interesse, la consultazione, peraltro non sempre e non per tutti agevole nella lettura, delle raccolte degli atti approvati (gazzette, bollettini, etc.). Lì si capisce effettivamente qualcosa di più di ciò che viene realmente fatto o non fatto.
Affinché la politica possa effettivamente svincolarsi e ritrovare una proficua sintesi tra il consenso e la lungimiranza, andrebbero significativamente ridotti quei privilegi economici a vantaggio di chi ricopre cariche politiche, poiché depotenziano il reale significato della politica e tendono a ridurla o la riducono a mezzo per conseguirli. Ciò non è accettabile e va realmente eliminato, non con le parole nelle comparsate televisive e nei comizi. Ciò implicherebbe un recupero di credibilità della politica anche nell’adozione di scelte necessarie ma sgradite.
Ma oltre all’espressione del consenso attraverso il suffragio universale nel pluralismo (in una società aperta) vi è un altro fattore cardine che qualifica un sistema politico democratico: il riconoscimento e il rispetto dei diritti fondamentali o essenziali degli esseri umani. Vi deve insomma essere una serie di garanzie costituzionali che impedisca la “tirannia” della maggioranza.
La democrazia diviene così pratica politica che realizza l’affermarsi di linguaggi e politiche di maggioranza attraverso la costruzione del consenso, quest’ultimo espresso e legittimato a suffragio universale in una società aperta, pluralista, che riconosce e garantisce i diritti fondamentali nella costituzione e nelle leggi e nel loro rispetto.

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