Lee Nelle Harper- “Il Buio oltre la siepe”

…a cura di Elisa Zoppei

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Carissimi amici e fedeli lettori del Condominionews, oggi è il 28 aprile 2016, e sto scrivendo la prossima recensione di un romanzo che ho tanto amato nella mia giovinezza: “Il Buio oltre la siepe” pubblicato da Feltrinelli nel 1960. La dedico all’autrice Nelle Harper Lee che è nata 90 anni fa proprio il 28  aprile 1926, ed è morta all’età di 89 anni il 19 febbraio u.s., in una casa di riposo di Monroeville dove viveva. Il nostro Capo redattore Graziano me lo ha voluto ricordare e gliene sono grata perché questo Angolo della Lettura è una rubrica speciale che raccoglie le storie narrate in tanti libri d’Amore: i libri che nei miei pellegrinaggi letterari mi hanno regalato intensi piaceri dello spirito, toccanti commozioni, e molta vita altra insieme a stupendi momenti di poesia. Questo amore di libro combatte i pregiudizi razziali e tutela la giustizia sociale.

Nelle Harper Lee

Nelle Harper Lee vide la luce a Monroeville, (città nella Contea di Monroe dello Stato dell’Alabama) cha fa da sfondo alla storia narrata nel libro “Il buio oltre la siepe” sotto il nome di Maycomb. Apparteneva a una facoltosa famiglia della media borghesia statunitense e il padre Amasa Coleman Lee era un apprezzato avvocato, membro della Corte Legislativa Statale dell’Alabama e proprietario del giornale locale. La madre non godeva di buona salute e viveva appartata senza uscire quasi mai di casa. Morì nel 1951 quando Harper, a 25 anni, aveva già imboccato la via della scrittura, scelta per seguire la sua intima vocazione. Durante gli anni di liceo fu attratta dalla letteratura inglese e, dopo il diploma ottenuto nel 1944, mentre frequentava il College femminile di Montgomery se ne stava solitaria in disparte dalle compagne immersa nella lettura. Poi si trasferì alla University of Alabama nella città di Tuscaloosa, dove si iscrisse alla Facoltà di Legge, ma si sentì costretta a interromper e gli studi per seguire la sua vera aspirazione che era quella di scrivere e non di fare l’avvocato. Tentò nuovamente di riprendere gli studi di Legge alla Oxford University, ma con scarso successo per cui nel 1949 si trasferì a New York per realizzare i suoi sogni di scrittrice. Qui riallacciò lo stretto rapporto di amicizia fraterna che aveva coltivato fin dall’infanzia con Truman Capote il cui vero nome era Persons. Ancora piccolo, dopo il divorzio dei genitori era stato affidato a parenti di Monroeville e in Harper trovò non solo una compagna di giochi, ma anche l’affetto e la comprensione di cui aveva bisogno. La loro amicizia continuò nel tempo tanto che lei lo impersonò nella figura di Dilly, l’amico di scorribande di Scaut e di Jem, protagonisti di “Il buio oltre la siepe”. C’era fra loro una forte intesa e Capote poté contare su di lei per accedere a verbali e foto e contattare gli assassini che nel 1959 in una cittadina del Kansas avevano sterminato una intera famiglia e farsi rivelare i fatti reali accaduti, facendone poi materia del romanzo A Sangue freddo pubblicato nel 1966, che lo insediò fra i grandi scrittori d’America.

Vivace di spirito, con un carattere aperto e sensibile, Harper a New York strinse amicizie importanti fra le quali quella con il compositore Broadway Michael Brown e la moglie Joy che la consideravano una di famiglia, tanto che nel Natale del 1956 le fecero uno straordinario regalo: il denaro necessario per stare a casa dal lavoro e aver la possibilità di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Le presentarono un agente editoriale che la introdusse in una casa editrice con la quale nel 1960 pubblicò il suo capolavoro: “To Kill a Mockingbird” letteralmente “Uccidere un usignolo”, tradotto in italiano con Il buio oltre la siepe, da una frase tratta dal romanzo. Ebbe un successo strepitoso che le valse un immediato successo di critica e di pubblico, da meritare il Premio Pulitzer e nel giro di pochi mesi la traduzione nell’omonimo film, anch’esso pluripremiato con 3 oscar.

Oltre ai vari prestigiosi riconoscimenti,  fra i cimeli di Harper Lee va annoverata la Medaglia presidenziale della libertà, ricevuta alla Casa Bianca da George W. Bush nel 2007, per aver  con il suo libro dato al mondo intero un dono di alta scrittura e sensibilità umana.

A distanza di cinquantacinque anni, il 14 luglio 2015, è uscito il suo nuovo romanzo “Va’, metti una sentinella”, che sta furoreggiando sul mercato librario, ma a quanto sembra non ha l’afflato etico del primo. Il manoscritto è stato per caso trovato da una assistente in una valigetta dimenticata da tempo. L’autrice ha dichiarato di averlo scritto precedentemente a quello che l’ha consacrata a fama imperitura, ma vi incontriamo le avventure degli stessi personaggi raccontate però vent’anni dopo, dalla voce narrante di Scaut diventata adulta.

Grande

Il titolo, Il buio oltre la siepe, è la metafora che rappresenta l’ignoto e la paura che genera il pregiudizio. Narra la storia di un’epopea americana ambientata in Maycomb, città immaginaria sotto la quale si nascondono debolezze, vizi e virtù di Monroeville, città dell’Alabama, dove negli anni trenta l’odio razziale spadroneggiava, ed era motivo di dissapori e vendette anche fra la gente comune e pacifica. La vita delle persone di colore era segnata da preclusioni e limiti che di fatto la ghettizzavano. Bastava la miccia di un sospetto e un lampo di pregiudizio per far deflagrare l’inferno. La storia viene raccontata in prima persona dalla protagonista Jean Louise (Scout), che da adulta rievoca un certo episodio della sua infanzia quando, orfani di madre, lei e il fratellino di qualche anno più grande, vivevano con il padre avvocato del tribunale locale, Atticus Finch, in una tipica casa del sud  governata da Calpurnia, domestica nera. Lei era ancora una bambina di sei anni quando un giorno d’estate nel campo di cavoli della vicina di casa si affacciò un ragazzino biondo della sua età, più piccolo di statura, ma così sveglio, con la parlantina sciolta e  così pieno di nuove idee per i loro giochi, che anche il fratello Jem ne rimase conquistato: era Dill e sapeva leggere e raccontare storie. Quell’estate e quelle seguenti furono piene di piacevoli avventure: rafforzare la casa pensile sospesa tra le due saponarie gemelle del cortile, mettere in scena storie drammatiche da recitare insieme e far uscire di casa Boo Radley, un uomo dal passato oscuro che viveva segregato in casa e usciva solo di sera. Quella casa attraeva Dill come la luna attrae l’acqua, ma era contornata da mistero ed era proibito avvicinarsi.

Tutto quello che viene narrato in questo libro è filtrato dallo sguardo infantile dei bambini che pur immersi nei loro giochi prendono parte viva agli eventi che accadono loro intorno e che disturbano la tranquillità della ridente cittadina: Tom Robinson, un bracciante di colore, viene accusato di aver approfittato di una ragazza bianca facendole violenza sessuale. Non gli spetta che un sommario processo e la pena di morte. Atticus in veste di avvocato difensore riesce a dimostrare l’innocenza di Tom per assenza di prove, e fa capire che le botte inferte alla ragazza sono invece opera del padre, Bob Ewell, noto a tutti nella contea per la sua brutalità. Ma Tom è un nero e il Tribunale lo condanna ugualmente e lo confina in prigione in attesa del processo finale. L’odio dei paesani si scatena contro di lui e contro Atticus che assunta ufficialmente la difesa, conta che ci siano buone possibilità di vittoria in appello. Ma Tom si sente a pezzi, sconfitto, depresso, non regge e mentre tenta di fuggire viene ucciso dalla guardie come un povero uccellino indifeso. L’odio non scema e si fa più terribile nel cuore di Bob Ewell verso Atticus, tanto da perpetrare nel suo animo malvagio di uccidergli i due figli mentre una sera rincasano dalla festa di Halloween. Ecco allora entrare in campo il SALVATORE DELLA NOTTE che tutti conosciamo, ma che per etica professionale non posso rivelare.

In tanti luoghi di questo libro c’è una lezione di vita non solo per i bambini, che accogliamo con spontanea gratitudine perché ci viene data attraverso parole e azioni concrete senza le solite prediche edificanti. Il finale ci insegna a non giudicare le persone dalle loro apparenze, perché solo se siamo in grado di capirle ci sono simpatiche. Ed è proprio così. Parola mia.

Buona ri-lettura. Vs. Elisa

 

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