14. PREISTORIA? SCIENZA DEL DUBBIO. “Veja, un “ponte” fra un “magico” passato geologico e la difficile ricerca di un futuro “non banalizzante”

…a cura di Giorgio Chelidonio

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“Un cimelio dignitoso ma decisamente fuori luogo” Foto di Giorgio Chelidonio

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Veja, un “ponte” fra un “magico” passato geologico
e la difficile ricerca di un futuro “non banalizzante”

   “L’arco naturale del Ponte di Veja è situato a 600 metri di quota nell’Altopiano dei Monti Lessini, in provincia di Verona, a 27 chilometri dalla città, via Negrar (VR), e a 6 chilometri da Sant’Anna d’Alfaedo. Questa impressionante morfologia, che la tradizione veronese ha interpretato come “ponte”, è stata modellata da erosioni carsiche, sotterranee e di superficie, e da crolli susseguitisi nell’arco di molti milioni di anni e consiste nell’enorme architrave residuale di una grande caverna (aperta sul versante destro del Vajo della Marciòra) la cui volta interna risulta parzialmente crollata. L’imponenza e la suggestività del Ponte ne fanno uno dei più spettacolari esempi tra le morfologie carsiche di tutto il Veneto. Le formazioni calcaree in cui risulta scavato appartengono al Giurassico medio e superiore e le dimensioni sono ragguardevoli: 25 metri di altezza e 50 di larghezza. Dalla grande depressione di crollo si sviluppano alcune grotte di notevole estensione e importanza: la Grotta dell’Orso, la Grotta dell’Acqua, la Grotta Superiore, la Grotta B e la Cava d’Ocra. Alcune di queste grotte sono state oggetto di studi paleontologici e archeologici fin dal XIX° secolo. Nel 2003 speleologi del Gruppo Attività Speleologica Veronese hanno esplorato più di mezzo chilometro di nuove gallerie nella Grotta dell’Acqua.”(1)
Fra le 34.100 pagine Internet che citano, non sempre a proposito, il cosiddetto “Ponte di Veja”(2) ho scelto questa “speleologica” perché fu questa la dimensione con cui lo visitai per la prima volta oltre 50 anni fa: eravamo una piccola compagnia di ragazzotti urbani, uno dei quali aveva già fatto un paio di “speleo esperienze” ruspanti. “Domenica – ci propose – andiamo “in grotta… al Ponte di Veja!”. A Porta Vescovo prendemmo il pullman (allora si diceva così)(3) per Lugo di Valpantena e da lì via a piedi fino a Bellori; più oltre si imboccava una strada sterrata (oggi Strada Provinciale 34c), che porta alla contrada Barozze di S. Anna d’Alfaedo. Passato l’allora ancora stretto “ponte bàsazenòci”(4), scendemmo nel fondo del Vajo della Marciòra dove, aggirandoci stupiti ed emozionati fra grandi massi, imboccammo il sentiero che portava sotto al Ponte di Veja. Confesso che era la prima grande cascata che vedevo e, diversamente dagli ultimi decenni(5), odorava di bosco e di muschi in modo meraviglioso! Entrammo nella “Grotta dell’Orso”, impantanandoci i nostri primi blue jeans di fango e guano di pipistrelli; usciti, il “più saputo” di noi ci condusse lì vicino a raccogliere “manufatti preistorici” che, vent’anni dopo, avrei imparato a riconoscere e studiare come “pietre focaie” storiche. Sazi di immagini e di risate ci fermammo a far merenda proprio sotto il Ponte: nella foto-ricordo uno di noi brandiva un bottiglione di vino, non si sa come portato da casa intatto fin lì, mentre io sfoggiavo (alla cintura) un’accetta, probabilmente per darmi un “contegno selvaggio”.
Archiviata quella prima memoria, da almeno 40 anni ho visitato frequentemente il Ponte di Veja, sia per obbiettivi didattici (come laboratorio di complessità geo-antropica, negli anni ’80 vi conducevo persino scuole friulane), sia divulgativi(6) ma anche per ricerche preistoriche o storiche (le pietre focaie)(7). Ma dal 2005 ho progressivamente diradato le mie visite, perché proprio in quell’anno mi sorprese negativamente lo sbancamento (per farne un parcheggio) antistante l’accesso all’area del Ponte: aveva letteralmente affettato una collina su cui si estendevano tracce di officine litiche tardo-preistoriche che con il prof. Barfield (Univ. Birmingham/GB) avevamo iniziato a sondare e mappare dalla fine degli anni ’80(8). Già qualche anno prima mi aveva meravigliato l’erezione, quasi a ridosso del Ponte, di una capanna simil-preistorica del tutto fuorviante per la conoscenza del mosaico ambientale del sito, in cui non si sono mai rilevate tracce di abitati di questo tipo. Ma il peggio non era ancora arrivato: l’ineffabile posizionamento di un carro armato nel già citato parcheggio fu salutato, pochi anni dopo, dal giornale locale come “piace tanto ai bambini”. Negli ultimi anni gli articoli scientifici e persino amministrativi(9) sull’area di Veja non sono mancati ma il divario fra ricerca e una corretta valorizzazione di questo straordinario patrimonio ambientale e geo-preistorico si sta facendo sempre più evidente: nella mia ultima visita (2015) mi ha stupito scoprire che su un masso di crollo (parte di un fenomeno risalente a decine di migliaia di anni fa) era stato scolpito un crocefisso (di dubbio gusto e fattura)(10).
Ne accennai subito alla Soprintendenza competente: nessuna autorizzazione era stata richiesta né la mia segnalazione ha potuto sortire un qualche effetto, neppure giornalistico.
Per cos’altro potrà stupirmi la mia prossima visita? Nonostante tutto potrei ancora sperare in corrette valorizzazioni culturali del Ponte di Veja? Purtroppo il proliferare su Internet di sue presentazioni “estetico-storicistiche”(11) lascia intuire che la stessa “domanda culturale” resta di basso profilo. Insomma, prevale ancora l’uso “da scampagnate” o simili di un mosaico geo-ambientale “profondo” 180 milioni di anni e conservante tracce antropiche che risalgono a più di 40.000 anni fa, quando cioè la zona era frequentata dai cacciatori-raccoglitori Neanderthaliani.
Insomma, per sottolineare l’evidenza delle potenzialità culturali finora sottovalutate e, insieme, il tempo trascorso da quella mia prima visita rimando alla lettura di una presentazione di questo raro patrimonio ambientale pubblicata nel 1964: si intitolava, emblematicamente, “Attualità del Ponte di Veja”!(12).

Links

1) http://www.speleolessinia.it/grotte/ponte-di-veja
2) https://www.google.it/?gws_rd=ssl#q=%22Ponte+di+Veja%22 
3) http://www.treccani.it/vocabolario/pullman/: dal cognome dell’ingegnere americano G. M.Pullman (1831-1897) (https://it.wikipedia.org/wiki/George_Pullman), ideatore di carrozze ferroviarie di lusso, fra cui i “vagoni-letto” (1859-1864) (https://www.superstock.com/stock-photos-images/1060-814) e i “vagoni-ristorante” (1868). Tuttora nei paesi anglosassoni sono dette pullman solo le carrozze ferroviarie.
4) http://seniores.caiverona.it/Gallery/2015-03-12%20Ponte%20Basazenoci-Erbezzo/index.html 
5) Non ho trovato pagine Internet che associno la parola “liquami” al “Ponte di Veja”. Eppure non dimenticherò mai il tanfo con cui mi accolse (anni ’90) il rivolo d’acqua spumeggiante e giallastra che scendeva sotto il Ponte: assieme al prof. Barfield stavamo accompagnando una troupe televisiva della BBC, venuta appositamente a filmare questo ambiente preistorico! 6) https://www.academia.edu/30263103/Lessinia_la_montagna_delle_pietre_del_fuoco_Lessinia_the_mountain_of_the_firestones + https://www.academia.edu/6943976/Lessini_ambiente_e_archeologia_preistorica_per_gli_anni_90 + https://www.academia.edu/3839442/Itinerari_ambientali_in_Lessinia_come_modello_educativo_e_di_turismo_culturale: alcuni miei articoli divulgativi riguardanti il Ponte di Veja.
7) http://www.museocivico.rovereto.tn.it/UploadDocs/671_Annali3_1987_art06_chelidonio.pdf
8)
Barfield L. H., Chelidonio G., 1992: Indagini stratigrafiche e di superficie nell’area di Ponte di Veja, 1988-1990, in “Annuario del Centro di Documentazione per la Storia della Valpolicella”, pp. 66-76. + Chelidonio G., 1992: Significati della ricorrenza di industrie litiche del Paleolitico Medio e Superiore in Lessinia, in “Annuario del Centro di Documentazione per la Storia della Valpolicella”, pp. 76-82.
9) http://cdn1.regione.veneto.it/alfstreaming-servlet/streamer/resourceId/0402ecd4-a73f-4029-8051-d325765d00cd/Piano_gestione_IT3210006.pdf 
10) Ben oltre il “fuori luogo” della scelta simbolica, non essendo mai stato il Ponte un luogo “sacro” o devozionale, il bassorilievo pare rifinito “al flessibile”, forse per farlo risaltare “più lustro”!
11) http://www.archeoveneto.it/portale/wp-content/filemaker/stampa_scheda_estesa.php?recid=185: La tradizione vuole che il ponte sia stato fonte di ispirazione per due celeberrimi artisti italiani: Dante Alighieri, che da esso prese spunto per la descrizione delle Malebolge nella Divina Commedia, e Andrea Mantegna, che lo ritrasse in numerosi dipinti.”
12) 
http://guide.travelitalia.com/it/guide/verona/lessinia-attualita-del-ponte-di-veja/

Verona 30 Gennaio 2017

Giorgio Chelidonio

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