13. PREISTORIA? SCIENZA DEL DUBBIO. “Il Monte Baldo: un mosaico ambientale “profondo” 200 milioni di anni”

…a cura di Giorgio Chelidonio

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"Schema dei sollevamenti geologici che hanno modellato il Monte Baldo e i Monti Lessini" (da G. Corrà e B.Pighi, 1996)
“Schema dei sollevamenti geologici che hanno    modellato il Monte Baldo e i Monti Lessini”                (da G. Corrà e B. Pighi, 1996)

13. “Il Monte Baldo: un mosaico ambientale “profondo” 200 milioni di anni

Mi occupo di tracce paleolitiche sul Monte Baldo da oltre 30 anni: da allora i rinvenimenti si sono decuplicati ma, ciononostante, mi sembra ancora di guardare in un caleidoscopio(1) a cui sia stato tolto il 90% (e più) delle tesserine colorate!
Se la complessità archeologica non mi fosse bastata, dal 2003 (in occasione di un corso per insegnanti tenuto dalla sezione veronese di Italia Nostra per conto dell’A.R.P.A.V.)(2) ho iniziato ad osservare questa catena montuosa sotto il profilo di paesaggio geo-antropico, seguendo le preziose suggestioni e pubblicazioni di Eugenio Turri(3). Sintetizzare la complessità del paesaggio baldense non è impresa facile. Ho scelto, quindi, di presentarvene le principali caratteristiche storiche e geo-preistoriche:

  • Il Monte Baldo è famoso fin dall’antichità per la varietà della sua flora, la cui più antica descrizione risale al XV° secolo. Infatti, in un poema del 1477 (“Fioretto de le antiche croniche de Verona” di Corna da Soncino)(4) se ne afferma la fama erboristica: “dove sono le erbe de le medicine, che in tutto il mondo sono le più fine”.
  • la morfologia di questa catena montuosa, che si allunga per 36 chilometri in direzione NE-SW, è incastonata fra il lago di Garda e la Val Lagarina e perciò durante le fasi climatiche glaciali, succedutesi fra 780.000 e 20.000 anni fa circa il Monte Baldo rimase circondato dalle lingue glaciali del Garda e dell’Adige, che ne coprirono i versanti fino a 1200 metri slm (a nord, sopra la sella di Loppio) e fino a 500 metri slm nella porzione meridionale.
  • la geologia ce ne racconta l’orogenesi, iniziata circa 40 milioni di anni fa (di seguito “Ma”) nell’ambito del sollevamento alpino, quest’ultimo attivato già 85 Ma dalla collisione fra la placca continentale europea e quella paleo-africana: gli strati rocciosi furono piegati da una compressione fra i Monti Lessini ad est e il massiccio dell’Adamello, una grande massa intrusiva di rocce metamorfiche risalita verso la superficie della crosta terrestre fra 42 e 28 Ma. La sezione schematica fra Lago di Garda, Monte Baldo e Val Lagarina è articolata in una serie di pieghe concave (dette “sinclinali”) e convesse (dette “anticlinali”):
    – la “paleo-valle” del Garda (incisa a diverse profondità: per 500 metri slm all’altezza di Malcesine e fino a 1259 metri slm sotto Lazise!) è stata scavata (entro una sinclinale), come “valle alpina” che sfociava nell’antico “golfo padano”, durante la cosiddetta “crisi di salinità”, che fra 5,96 e 5,33 Ma disseccò quasi completamente il Mediterraneo. Successivamente, negli ultimi 1,2 Ma, la paleo-valle venne rimodellata dalle lingue glaciali sud-alpine e colmata, in parte, dai loro sedimenti morenici;
    – la dorsale principale del Monte Baldo, che corrisponde ad una piega convessa (anticlinale), fratturata da faglie poco inclinate (sovrascorrimenti) e poi smantellata sia da fenomeni erosivi, sia da successivi collassi gravitativi. Nel settore meridionale, forse sollevatosi già prima della fase compressiva, l’erosione ha asportato uno spessore di rocce valutabile in almeno 500 metri.
    le tracce preistoriche, le cui principali sono:
    a) quelle attribuibili alla frequentazione dei Neanderthaliani, distribuite sul versante orientale fra le quote di 800 (Monte Belpo) e 1800 metri slm (Bocca Paltrane). Poiché la presenza dei neanderthaliani nel territorio veronese oggi è inquadrabile fra 90.000 e 40.000 anni fa (di seguito “ka”), possiamo dedurre che i loro manufatti rinvenuti a quote superiori ai 1200 metri slm vi siano stati abbandonati durante spedizioni di caccia (probabilmente agli stambecchi) avvenute durante periodi climatici interglaciali (cioè fra 124.000 e 119.000 anni fa) o almeno non glaciali/temperate (es. fra 57 e 40 ka/MIS3, oppure fra 106-92 ka/MIS5c o fra 92-85 ka/MIS5a)(5). Risulta importante sottolineare che il Monte Baldo conserva la maggior concentrazione, in Italia settentrionale, di siti frequentati dai neanderthaliani a quote superiori ai 1000 metri slm.
  1. b) Dopo l’ultimo massimo glaciale (L.G.M. – da 24ka ±210 cal BP a 19ka cal BP)(6-7) le tracce attribuibili agli ultimi cacciatori-raccoglitori epigravettiani(8) e mesolitici(9) sono documentate da diversi siti, specie nei versanti del Monte Altissimo, ma, purtroppo non sono ancor state datate con precisione. A seguito della de-glacializzazione (i laghi alpini erano liberi dal ghiaccio già 17.500 anni fa circa) gli ambienti montani posti a quote medio-alte erano stati riforestati fino a 1800 metri slm già 14.500 anni fa cal BP. I cacciatori epigravettiani avevano presto iniziato a ri-colonizzare quei territori: ne è buon esempio il riparo sottoroccia di Tschonstoan (situato sull’Alpe di Siusi, a (m. 1850 slm)(10) che venne ciclicamente occupato durante il Dryas recente (12,7±170 ka BP > 10,57±260(11), l’ultimo millennio di freddo arido durato circa 1300 anni.

    Concludendo, ci sono tutti gli elementi per valorizzare il Monte Baldo come “mosaico geo-antropico”, incominciando dal farne conoscere la complessità ai suoi abitanti per poi poterne anche offrire la ricchezza ai visitatori, troppo spesso “confinati” lungo le sponde del Lago di Garda.
    Infine, il modello “parco”, di cui si discute ormai da decenni, può essere il più adatto? A mio avviso quello di “rete ecomuseale”(12), che da oltre 40 anni funziona egregiamente in Francia, è più efficace per favorire l’interazione fra le identità locali e la valorizzazione ambientale (e culturale) decentrata.

Links

(1) http://www.treccani.it/vocabolario/caleidoscopio/
(2) http://www.italianostravr.it/cea.htm + http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali
(3) https://it.wikipedia.org/wiki/Eugenio_Turri
(4) F. Corna da Soncino, Fioretto de le antiche croniche de Verona… Introduzione, testo critico         e glossario a cura di G.P. Marchi, note a cura di P.Brugnoli, Verona 1980.
(5) https://it.wikipedia.org/wiki/Stadio_isotopico_marino
(6) https://it.wikipedia.org/wiki/Ultimo_massimo_glaciale
(7) https://it.wikipedia.org/wiki/Before_Present
(8) https://it.wikipedia.org/wiki/Epigravettiano
(9) https://it.wikipedia.org/wiki/Mesolitico
(10) http://www.treccani.it/enciclopedia/alpe-di-siusi/
(11) https://it.wikipedia.org/wiki/Dryas_recente
(12) http://www.treccani.it/enciclopedia/ecomuseo_(Lessico-del-XXI-Secolo)/

Indicazioni bibliografiche:

– Corrà G., Pighi B., 1996: La valle glaciale dell’Orsa (versante orientale del Monte Baldo), Azimut       Edizioni, Verona.
– Turri E., 1999: Il Monte Baldo, Cierre Edizioni, Caselle di Sommacampagna (VR).

Verona 19.12.2016

Giorgio Chelidonio

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