1 – IL TERRITORIO E LA MEMORIA: STORIE POCO NOTE: “La memoria ritrovata: Renzo Anselmi”

 …a cura di Aldo RidolfiPoesia

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Quello che ancora rimane del dipinto con il quale Adriano Anselmi, nel 1949, rappresentò il cugino Renzo.

IL TERRITORIO E LA MEMORIA: SEI STORIE POCO NOTE:

La memoria ritrovata: Renzo Anselmi

«Quando un certo sostrato di conoscenze
comuni si perde, si spezza la comunicazione
tra epoche e generazioni»
(Aleida Assmann)

    Ognuno la pensi come vuole, io però sono convinto, profondamente convinto, che la memoria di persone e di cose oppone strenua resistenza all’incalzare famelico dell’oblio; che cose e persone intendono puntare i piedi per non finire nell’infida palude fitta di sabbie mobili della dimenticanza.

    Erano i primi anni Sessanta quando transitavo con la mia “Legnano” lungo la strada che risale la Val d’Illasi e affiancavo, poco sopra Badia Calavena (VR), la contrada Gonci. A quel punto non potevo fare a meno di gettare un’occhiata adolescenziale all’interno della contrada e ogni volta mi compariva quel ciclista, ripreso di profilo, dipinto sulla parete di una casupola, forse una piccola stalla.

    Ebbene, quell’ossessione (in senso buono, intendiamoci) ha avuto, in quest’ultimo anno, la sua soddisfazione, il suo esito positivo e piacevole.

    Quella parete era stata dipinta nel 1949: reca infatti la data 17 settembre 1949. Ad apporla, immagino con un grossolano pennello, è stato Adriano Anselmi, classe 1935, quindi a 13-14 anni. Il dipinto, che esprime passione e ammirazione, ritrae un corridore ciclista ingobbito sul caratteristico manubrio, teso nello sforzo del pedalare. Allora il ciclismo era ancora sport per panettieri, contadini e muratori. Un albero, una casa dalle finestre spalancate, un paracarro, forse il cofano di un’auto costituiscono le quinte come poteva immaginarle un ragazzo di quell’età nato e vissuto qui a Badia.

    Il giovane ciclista ritratto è Renzo Anselmi, classe 1933, cugino di Adriano Anselmi, il “pittore”. Adriano ci racconta di aver usato, per quel lavoro adolescenziale, due colori: il rosso e il giallo, terre coloranti presenti nel dintorni di Badia e ci porta sul posto, a scanso di ogni dubbio. Impensabile, del resto, che il giovane Adriano, in anni così difficili, potesse permettersi l’acquisto di vere tinte. Ma il risultato è stato ugualmente ottimo e duraturo.

    Renzo e Adriano Anselmi pedalavano assieme lungo le strade polverose della Valle d’Illasi e si spingevano anche a “gustare” la gioia di far scorrere le ruote della loro bici sulla statale di Caldiero che era asfaltata: meraviglia delle meraviglie!

    Ma il boom economico del dopoguerra qui nell’alta valle tardava ad arrivare, anzi la vita sembrava farsi sempre più difficile, soprattutto nelle famiglie numerose e Renzo era il quindicesimo figlio! Matura quindi la decisione di migrare nel varesotto dove le prospettive lavorative erano più incoraggianti. E la famiglia di Renzo parte. E parte anche la famiglia di un altro cugino, Giovanni Anselmi.

    Nel varesotto lavorano. Renzo riprende anche a pedalare con la sua “Chesini” e il cugino Giovanni lo segue e lo incita.

    Ma un destino malvagio attende i due giovani. Quel che è accaduto ce lo raccontano sia Giovanni sia Adriano. E ce lo racconta anche il giornale “L’Arena” del 4 luglio 1952. È domenica, fa caldo e Giovanni e Renzo decidono di fare un giro in barca. Giovanni è saldamente ai remi e Renzo si tuffa in acqua tenendosi aggrappato al bordo. Ma all’improvviso una congestione colpisce il giovane ciclista che molla la presa e si inabissa. Il suo corpo verrà restituito tre giorni dopo.

    “L’Arena” nel dare la tragica notizia riassume anche la breve carriera ciclistica di Renzo: «Era un promettentissimo corridore ciclista. Figurava come uno dei migliori allievi del ciclismo veronese… nel 1950 aveva vinto il Campionato veneto e nel 1951 la seconda Coppa Valdagno e il primo Gran Premio di Monselice… ».

    Ciò per ricordare Renzo e per non spezzare, come ci incita a fare Aleida Assmann, la comunicazione tra generazioni.

Aldo Ridolfi – (1 continua)

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